L’incapacità risolutiva della politica su tutta la vicenda di Lazio Ambiente sta arrivando al suo punto più basso tanto da risultare del tutto indecifrabile qualsiasi azione politica e amministrativa messa in campo. Nonostante gli ultimi incontri avuti fra le rappresentanze sindacali dei comparti lavorativi dell’Azienda e i gli esponenti amministrativi della Regione Lazio, dalla Pisana arrivano pochi e confusi segnali di chiarimento.
“La fine di Lazio Ambiente sarà la fine economica e occupazionale di un intero territorio. Siamo allo stremo e al momento non abbiamo più nessun contatto, con nessuno delle parti in causa. Siamo senza più nessuna garanzia e senza più nessuna possibilità di poter guardare al futuro con fiducia.”, dichiarano i delegati sindacali dei Termovalorizzatori di Lazio-Ambiente SpA FILCTEM Cgil – UIL Uiltec – UGL Energia, C. Lucci, A. Caporossi e A. Talone.
A che punto siete con le trattative e con i contatti coi politici locali e regionali?
“In queste ultime settimane stiamo registrando un completo disinteresse sulla nostra questione da parte di tutta la politica. Siamo fermi e non ne conosciamo il motivo. Forse ragioni di opportunità? Non lo sappiamo. Probabilmente non fa più comodo a nessuno parlare dell’intera vicenda di Lazio Ambiente. Noi però continueremo a lottare.”
Siete senza stipendio da mesi, com’è la situazione del vostro salario?
“Non percepiamo lo stipendio da qualche mese. Malgrado questo, con grande senso di responsabilità e profondo senso del dovere, continuiamo a svolgere il nostro lavoro per garantire i servizi alla cittadinanza. Dobbiamo per denunciare che è ormai da qualche anno che stiamo vivendo sulla nostra pelle questo continuo balletto di rinvii, di sospensioni e di mancata corresponsione, proprio riguardante gli stipendi. E senza stipendio crolla tutto. Ci sono dei lavoratori che mandano avanti la famiglia con un solo stipendio. Se manca questo mancano tutte le certezze della dignità delle persone. Un anno e mezzo di acconti e di saldi saltati hanno messo in ginocchio l’intera economia delle famiglie dei lavoratori di tutta l’Azienda e delle aziende dell’indotto. Non dimentichiamo infatti che la crisi è ricaduta tutta, ripetiamo tutta, sulle spalle dei lavoratori, compresi quelli di altre imprese che lavoravano producendo quanto era necessario per Lazio Ambiente. Con il blocco degli impianti dei Termovalorizzatori si sono fermate anche queste e di conseguenza i diversi lavoratori delle fabbriche dell’indotto sono stati messi in cassa integrazione o, addirittura, licenziati. Molti si sono indebitati e non riescono più a mandare avanti le famiglie. La situazione è molto critica.”
La precaria situazione finanziaria è dovuta anche ai debiti dei comuni verso Lazio Ambiente?
“E’ un vero e proprio scandalo quello riguardante alcuni comuni che, dopo essere usciti da Lazio Ambiente e appaltato il servizio ad altre aziende, ancora non hanno saldato tutto il loro debito. Questi comuni poi hanno assorbito i lavoratori presenti nei loro cantieri, lasciando all’Azienda tutti gli impiegati, ma senza pagare completamente quello che devono. Se consideriamo i dati a nostra disposizione, ci risulta che l’ultimo comune andato via in ordine di tempo, cioè Frascati, sembra sia in debito ancora di 2 rate ad oggi. La metà di questo importo, cioè la metà della somma che deve ancora Frascati, permetterebbe a Lazio Ambiente di pagare gli stipendi di agosto per i dipendenti, senza acconto e saldo. Ma il rientro di queste somme non viene sollecitato da nessuno. Per quale motivo? Ma oltre a Frascati ci sono anche Colonna, San Vito, Trevi, Valmontone e altri comuni fuoriusciti quasi del tutto insolventi. Sommando il tutto, fra comuni con più debito e quelli con meno, al netto di pignoramenti, decreti ingiuntivi di pagamento, di contestazioni e sconti, e di tutto quello che vanta l’Azienda, ad oggi Lazio Ambiente ha un ammanco di 3 milione e mezzo di euro. Inoltre, a questa somma, il prossimo 3 ottobre se ne aggiungeranno anche altri 800 mila euro per scadenze ulteriori.”
Nell’immediato, il pagamento dei debiti dei comuni morosi, andrebbe a risolvere almeno la situazione degli stipendi?
“Con il rientro delle somme dovute si riuscirebbe a pagare almeno gli stipendi. Ma questo sarebbe solamente un intervento temporaneo. Per risolvere l’intera questione andrebbero considerate diverse soluzioni. Abbiamo sentito della creazione del Consorzio Minerva, però al momento non ne conosciamo i particolari riguardo la gestione e l’impiantistica. Ma le soluzioni devono arrivare soprattutto dalla Regione Lazio. A tutt’oggi, per la parte degli esuberi da parte dei servizi di igiene ambientale e per i Termovalorizzatori, dalla Pisana non abbiamo avuto nessuna notizia. Le promesse sono state tante, compresa quella di un nuovo incontro a settembre stabilita durante l’ultimo incontro con l’assessore all’Ambiente Massimiliano Valeriani. Purtroppo però siamo arrivati alla fine di settembre e di questo nuovo incontro neanche l’ombra. Sempre l’assessore Valeriani, lo scorso luglio, ci aveva rassicurato sulla riformulazione di un nuovo bando di vendita da presentare a settembre. Nel nuovo bando di gara (l’asta per la vendita di Lazio Ambiente è andata deserta lo scorso luglio, ndr) sarebbe stata inclusa anche la discarica di Colle Fagiolara, la cui gestione spetta a Lazio Ambiente, fino al 31 dicembre 2019, mentre la proprietà è del Comune di Colleferro. Al momento però non sappiamo nulla sul contenuto del nuovo bando di gara. Di conseguenza non sappiamo qual è il destino dei Termovalorizzatori. Vorremmo precisare inoltre che ad oggi l’impianto di Termovalorizzazione non è chiuso definitivamente perché, per quanto remota, sussiste ancora la possibilità di riuso che passa attraverso il bando. I Termovalorizzatori di Colleferro sono fermi da più di un anno causando un danno erariale di milioni di euro. Chi pagherà per questo?
Dalla Regione Lazio quindi non avete nessuna notizia?
“No, niente. Vorremmo conoscere quali soluzioni occupazionali per noi propone la Regione Lazio. Ma non abbiamo notizie. Fingere di non sapere e rimandare la soluzione della crisi di Lazio Ambiente non aiuta nessuno. Inoltre, la Regione, come proprietaria al 100 per centro dell’Azienda, sa perfettamente quali e quanti sono i comuni morosi. Noi lavoratori di Lazio Ambiente ci aspettiamo che venga almeno presa una decisione. Ma finora niente è avvenuto. Abbiamo ricevuto poca attenzione dalla Proprietà, quindi dalla Regione, e dal Presidente Nicola Zingaretti al quale abbiamo rivolto numerosi appelli per risolvere l’intera questione. Lo stesso Zingaretti, incontrato più di un anno fa a Valmontone, ci disse che nessuno dei dipendenti di Lazio Ambiente avrebbe perso il posto di lavoro o sofferto ammortizzatori sociali, e che nessuno avrebbe perso neanche solo un mese di stipendio. Ma i fatti lo hanno smentito. Sono 4 anni e mezzo che andiamo in Regione per ottenere delle risposte e giungere ad una soluzione, ma senza risultati”
Avete avuto la vicinanza di esponenti politici locali?
“Pochi o nessuno. Tutti quei rappresentanti della politica locale, sempre sensibili a queste tematiche e spesso solerti a portare le proprie rassicurazioni in situazioni occupazionali incerte, ci hanno lasciati soli. Abbiamo parlato con alcuni Consiglieri regionali ma dopo le classiche rassicurazioni di rito si sono disinteressati alla situazione alla nostra situazione. Nelle settimane scorse abbiamo anche incontrato Eleonora Mattia Presidente della IX Commissione Lavoro della Regione dalla quale però non abbiamo avuto più nessuna notizia.”
Quali conseguenze sta producendo questo atteggiamento attendista della Regione Lazio?
“Con l’incertezza riguardo agli stipendi e ai posti di lavoro si crea una condizione di depauperamento di tutto un territorio. L’impoverimento di tutto un tessuto sociale che perde anche in termini economici per tutta la zona. E poi, come detto, c’è il danno erariale che è enorme. La Regione Lazio ha finanziato per circa 3 milioni di euro la procedura di Revamping dei Termovalorizzatori, cioè di ammodernamento degli impianti ma, come tutti sanno, sono fermi da più di un anno. Questo anche per la campagna mediatica operata nei nostri confronti. L’ostracismo dell’opinione pubblica nei nostri confronti ha raggiunto livelli di aggressività che sinceramente non meritiamo. La mobilitazione ideologica nei nostri confronti non ci consente neanche di stabilire un dialogo con quelli che credono di essere nostri ‘nemici’ ma in realtà non siamo due parti in conflitto. Noi stiamo solamente lottando per il nostro posto di lavoro. E ci dispiace per le accuse che a volte ci rivolgono senza motivo. Noi stiamo scontando una pressione emotiva molto forte perché ormai noi lavoratori dei Termovalorizzatori siamo visti come quelli che voglio avvelenare un territorio, come i pericolosi attentatori della salute pubblica. Questo che passa è un messaggio completamente falso. Ripetiamo, noi stiamo tutelando il nostro diritto al lavoro. E poi, è ormai chiaro a tutti, ché dietro c’è un tentativo di addossarci la colpa. Si stanno creando le condizioni per una rottura per poi darci la colpa del fallimento delle trattative.”
Sentite la lontananza dell’opinione pubblica?
“Purtroppo è quello che percepiamo, una distanza dal confronto aperto e costruttivo con le persone per spiegare a tutti le nostre ragioni. Siamo allo stremo delle forze e la nostra unica possibilità per farci sentire è quella di manifestare e reagire con forme di protesta anche eclatanti. Sappiamo già che se faremo uno sciopero i sindaci, molto prevedibilmente, ci daranno la colpa dell’interruzione del servizio. Ma i sindaci però dimenticano che noi protestiamo, e protesteremo, per tutelare i nostri diritti e per rivendicare il salario che ci spetta. Noi protestiamo per la nostra dignità. In tutta questa situazione di incertezza, mentre la Regione Lazio fa passare il tempo, noi lavoratori veniamo sempre più spinti alla disperazione e costretti a fare lo sciopero per essere ascoltati da tutti. Non escludiamo pertanto prossime iniziative di protesta per il diritto al lavoro e la dignità del salario. Una volta questi temi erano cari alla politica della sinistra ma ora, evidentemente, non lo sono più.”
Piero Capozi