“Non possiamo aprire le finestre, siamo chiusi in casa – racconta Stefania Pandolfi, attivista che abita a pochi metri in linea d’aria dall’impianto Tmb di Via Salaria– non me ne vado perché ho appena finito di pagare un mutuo e perché quest’impianto, costruito di recente, è un abuso fatto a più di 40 mila cittadini che ci sta togliendo il diritto a respirare”. Non si respira. Lo gridano a Fidene, a Villa Spada, a Serpentara, a Castel Giubileo e in tante altre zone del Terzo Municipio di Roma. La vita di chi abita in questi quartieri è condizionata dalla presenza dell’impianto di trattamento meccanico biologico dell’Ama: le loro storie raccontano di aria irrespirabile, di miasmi continui che procurano vomito, bruciore agli occhi e infiammazioni alla gola. Una situazione insostenibile, denunciata da tempo dai comitati che domani torneranno in strada per chiedere la chiusura dell’impianto. “Molte persone da anni – si legge sul volantino della manifestazione – vivono con le finestre sbarrate. Le più semplici occupazioni domestiche, stendere i panni fuori, cenare sul balcone, far areare la casa, sono spesso impossibili”.
La manifestazione partirà alle 15:30 davanti la motorizzazione civile in Via Salaria 1045 e chiederà, alla Regione e a Roma Capitale, garanzie per la data della chiusura del Tmb, prevista per il 2019. In pochi mesi, Il lavoro dell’osservatorio permanente sul Tmb, sostenuto dalla Giunta del Terzo Municipio guidata da Giovanni Caudo, ha alzato la qualità del dibattito sul tema dei rifiuti a Roma, organizzando appuntamenti cittadini, un monitoraggio indipendente sui miasmi e incontri istituzionali con i vari enti.
“In questi mesi è cresciuta l’esasperazione ma anche la consapevolezza attorno alla questione Tmb – Ha spiegato Christian Raimo, assessore alla Cultura del Terzo Municipio, durante una riunione dell’osservatorio. Questa è una battaglia per il diritto a respirare e per la dignità delle persone”.
L’impianto è diventato una discarica
Progettato per lavorare al massimo 700 tonnellate di rifiuti indifferenziati al giorno, per poi essere svuotato e ricominciare, il Tmb Salario è diventato una vera e propria discarica contenente oltre 4 mila tonnellate di immondizia. I video girati dai lavoratori dell’impianto e le inchieste di Fanpage.it hanno mostrato una struttura al collasso con montagne di rifiuti che rendono pericolosa e insalubre ogni tipo di manovra all’interno dello stabile. Quei sette metri di monnezza, che raggiungono il soffitto del Tmb, testimoniano la crisi della gestione rifiuti della Capitale. Una crisi perenne e strutturale che ciclicamente investe Roma con cassonetti pieni, impianti in sofferenza e con tonnellate di immondizia in giro per l’Italia e anche all’estero.
Attualmente l’impianto di via Salaria divora più di un terzo del rifiuto indifferenziato della Capitale. Nel 2017 il conferimento è aumento del 32 %: da 117.500 tonnellate si è arrivati a 155.400, con relativo aumento degli scarichi giornalieri. Da novembre dell’anno scorso, una parte del sito è diventata anche centro di trasferenza, cioè luogo dove poter lasciare i rifiuti in attesa di trasportarli in altri impianti.
Ad asserire che il Tmb sia diventato una discarica non sono solo i comitati e le istituzioni locali. L’Assessore regionale al Ciclo dei Rifiuti, Massimiliano Valeriani, durante un incontro dell’osservatorio in Terzo municipio, ha detto che “il Tmb Salario è la Malagrotta dei giorni nostri”. La Pisana dunque non esclude il ritiro delle autorizzazioni e il fermo del rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA). Prima di Valeriani, a sostenere le criticità della struttura, in prima linea c’era la Sindaca di Roma Virginia Raggi che, nel 2016, insieme a Paola Muraro (all’epoca Assessora all’ambiente di Roma Capitale) aveva annunciato la riconversione del sito in fabbrica dei materiali, ossia in un impianto di recupero della materia. Uno scenario mai percorso, anche perché una delle condizioni necessarie era l’aumento significativo della raccolta differenziata. Aumento che non è arrivato, visto che la percentuale è ferma al 44 %, mentre a crescere è stata la produzione di rifiuti nella Capitale che quest’estate ha visto un 11 % in più per i rifiuti urbani.
Per il Campidoglio la puzza non c’è ma l’Arpa smentisce
A pochi giorni dalla mobilitazione contro il tmb Salario, il Presidente dell’AMA Lorenzo Bagnacani, durante una conferenza stampa, ha tentato di spostare il problema dei miasmi individuando come possibile sorgente il depuratore Acea della zona, e il Campidoglio continua a parlare di “strumentalizzazioni della questione rifiuti.” A fine settembre l’assessora Pinuccia Montanari ha dichiarato al fattoquotidiano.it che “l’assenza dei cattivi odori è stata certificata da un verbale dell’Arpa Lazio”. Un’affermazione smentita categoricamente dall’Arpa con una nota: “L’Arpa non ha mai certificato l’assenza di cattivi odori”.
Il duello tra Regione Lazio e Roma Capitale continua a eliminare qualsiasi programmazione e progettazione sulla gestione rifiuti, lasciando in questo modo i cittadini in balia di impianti al collasso che tolgono respiro e dignità.