Nessun beneficio per la provincia di Frosinone dall’accordo sulle politiche del lavoro dello scorso 13 Giugno che dovrebbe garantire per il prossimo triennio l’inserimento nell’organico di Poste Italiane almeno 6 mila giovani. Per il 2018 la Ciociaria non avrà alcuna assunzione né di contratti a tempo determinato per portalettere, né una sola conversione a full time di sportellisti con contratto a tempo indeterminato ma da anni a part time.
A denunciarlo è la UILPOSTE Frosinone-Latina che contesta la decisione scaturita da un improbabile eccedenza di personale, nel recapito come nella sportelleria: “La realtà – sottolinea la UILPOSTE – parla di un servizio di recapito ormai allo sfacelo e di uffici postali in cronico affanno. Nell’uno e nell’altro caso assistiamo ad un impoverimento epocale dei servizi al cittadino, che l’azienda si era invece impegnata, nel Contratto di Programma, a tenere nella massima considerazione. La qualità dei servizi è nel mirino dei sindaci, delle associazioni di consumatori, della stampa, che auspicava per la posta e per Poste Italiane un ruolo importante nello sviluppo della società civile e dell’economia nel suo complesso.
Sembra invece che lo scadimento dei servizi sia per l’Azienda poco importante, forse perché in fondo esso è il risultato di politiche tipiche delle moderne aziende in libero mercato il cui obiettivo non è la qualità ma solo la quadratura dei bilanci e la remunerazione dei capitali investiti. Frosinone, quindi, in nome delle eccedenze dichiarate e in barba allo scadimento dei servizi, non si vedrà assegnata una sola assunzione, né una sola conversione, né un solo trasferimento in entrata. Appare necessaria una domanda: ma le legittime aspettative di chi presta lavoro precario a Frosinone o di chi ritiene, dopo anni, di poter rientrare nella propria provincia di origine, sono pienamente in linea con il principio di eguaglianza di tutti i cittadini italiani? E se le regole sono tali che province in eccedenza non hanno diritto alcuno, potremo mai imputare a questi lavoratori la colpa di politiche del personale spesso scellerate, quasi sempre frutto di malaffare, che hanno squilibrato il personale sul territorio, ammassando gente laddove il richiamo delle sirene era maggiore, dove tiravano le tessere, i voti, i piaceri, ed ogni sorta di nefandezze? E che colpa ne hanno oggi questi giovani precari che da anni sopportano esistenze miserevoli e le cui speranze si riducono col passare degli anni? E se altri eminenti personaggi di questa Azienda, cui i nostri hanno comunque affidato deleghe, voti, e graziosi omaggi hanno determinato queste condizioni malsane, è di questi ragazzi la colpa? Che il recapito funzioni male a Frosinone, non è una novità. Ma che funzioni male e che ci sia contestualmente un esubero di addetti a noi sembra un controsenso. E se anche ciò non fosse, come si fa a non pensare che allora la scarsa qualità del servizio dipenda dalla inadeguatezza del nuovo progetto organizzativo, o dalla incapacità di chi lo gestisce? Delle due l’una, o entrambe, di qui non si scappa! Inoltre, quale fiducia possiamo dare ad un management che da una parte dichiara che di personale ce n’è d’avanzo e dall’altra ricorre a chiamate a tempo per sopperire alle assenze, per non parlare dello straordinario e del lavoro del sabato utilizzato per smaltire montagne di giacenze? E’ plausibile una situazione di risibili verità contrapposte in un’Azienda dove girano stipendi da favola e si stanno costituendo nuovi centri di potere tali da far impallidire il pur disastroso andazzo dei poteri forti della prima Repubblica?
In ambito Sportelleria la situazione è addirittura più paradossale. Già dallo scorso luglio, il mancato inserimento della Filiale di Frosinone tra le province destinatarie dei trasferimenti nazionali ci fece capire che se non c’è mobilità in entrata è perché non ci sono posti. Conclusione, purtroppo, azzeccata: causa eccedenza di risorse, alla Filiale di Frosinone non veniva assegnata una sola trasformazione da Part Time a Full Time. Zero, anche qui, come per i contratti a tempo determinato!!!! Ci chiediamo, ma qual è il numero delle risorse di una Filiale al di sotto del quale si è in carenza e al di sopra del quale si determina una eccedenza? Se non vengono forniti i numeri degli “assegni”, come si fa a stabilire se una Filiale è sovra o sottoccupata? E se non vengono comunicati periodicamente gli esodi, come si fa a far rispettare un accordo basato su stabilizzazioni percentualizzate al numero delle uscite?
Che “l’assegno” inteso come base di riferimento stabile non sia più ben visto dall’Azienda, al fine di averlo annullato anche come sostantivo dal dizionario aziendale, possiamo. Che a questo “assegno statico” venga sostituito un “assegno dinamico” che segua i bisogni e le necessità del mercato e della produzione, accettiamo pure questo. Ma che ad un “assegno dinamico” si sostituisca ora un “assegno strategico”, per intenderci quello che stabilisce un numero di addetti funzionale rispetto a variabili che con tutto hanno a che vedere meno che con i reali fabbisogni degli uffici, questo proprio non ci sta bene. Qual è il numero esatto al di sotto del quale opera l’accordo? Perché è questo il punto: ogni volta che cala il personale, a qualsiasi titolo, “l’assegno dinamico” si abbassa “strategicamente” fino a eguagliare il numero degli effettivi. A Frosinone, continuando con questa logica dei numeri ballerini, di risorse non ne vedremo mai!
Tralasciamo inoltre il fatto che dei 600 effettivi circa un congruo numero è inidoneo ai compiti di istituto, e quindi la Filiale si trova a dover affrontare i servizi giornalieri con un numero di addetti di fatto ancora inferiore rispetto ai numeri dichiarati. Si potrebbe dire che il fenomeno riguarda tutte le latitudini, anche se ci sono ragioni di ordine culturale, ambientale, di retaggio del passato, per cui le inidoneità sono molto più numerose nelle realtà del Centro-Sud: per questioni di equità sostanziale, pertanto, gli “assegni dinamici” andrebbero rivisti e ritoccati a favore di chi soffre maggiormente il fenomeno. Ma vi è una riflessione ancora più pregnante che riguarda la Filiale di Frosinone, che, dal punto di vista dei risultati commerciali, è una delle più brillanti d’Italia. Una di quelle che, per intenderci, contribuisce al bilancio aziendale in modo sostanzioso. Non appaia la nostra una indebita ingerenza nella gestione delle risorse aziendali, ma proprio non riusciamo a capire come l’Azienda, in virtù dei risultati raggiunti dalla squadra di Frosinone non assegni qualche risorsa alla Filiale utilizzando quella metodologia degli “assegni strategici” cui ricorre con tanta elasticità in altri frangenti. Non concepiamo un’azienda che non preveda un adattamento, in assunzioni, una volta tanto uscendo dagli schemi e premiando, vivaddio!!!, chi se lo è meritato. Ci è incomprensibile insomma come una Filiale che ogni anno produce utili “sibi et suis” non debba vedere alleviata la sofferenza di una squadra commerciale, condannata a fare ogni anno sempre più e meglio. Facendo ciò, ne avrebbe indirettamente tratto vantaggio anche la sportelleria, in grave sofferenza già di suo, già zeppa di inidonei, depauperata da continui prelevamenti di risorse “eccellenti” da destinare alla stessa squadra commerciale. Un’azienda moderna e tesa al raggiungimento dell’utile aziendale non deve agire solo sul lato dei tagli e della riduzione dei costi, ma favorire la crescita mettendo in campo tutti gli strumenti atti a stimolarne potenzialità e punti di forza. Ogni occasione che si perde è imputabile al management ma si riverbera immancabilmente sul futuro dell’azienda e dei suoi lavoratori, ed è solo in questa ottica, non certo per imporre scelte che non ci competono, che suggeriamo sviluppi in tal senso”.
FEDERAZIONE TERRITORIALE UILPOSTE FROSINONE E LATINA