Insulti, minacce, pedinamenti e botte. Tante. Un’escalation di violenza senza limiti quella che ha visto protagonista un padre 43enne di Roma nei confronti del figlio.
Tutto è cominciato nel 2015, quando il ragazzo – oggi 24enne – aveva reso nota al genitore la sua omosessualità. Una notizia che – per usare un eufemismo – il padre non ha affatto digerito, cominciando a insultare il giovane per poi passare ai pedinamenti e alla violenza fisica.
“Il prossimo funerale in famiglia sarà il tuo, ti ammazzo perché sei gay”, ripeteva l’uomo in una delle tante minacce rivolte al figlio. Tre anni da incubo nei quali vivere era diventato ogni giorno più difficile: per il 24enne il padre era diventato il peggior incubo, uno stalker a 360 gradi che ne seguiva ogni minimo spostamento e, quando ne aveva l’occasione, lo picchiava senza pietà scagliandosi contro di lui con pugni e anche testate.
A nulla è servito l’allontanamento dal tetto familiare del genitore e una radicale rivisitazione del proprio stile di vita: il ragazzo è stato costretto addirittura a installare una telecamera di fianco alla porta d’entrata del suo appartamento per tutelare la sua incolumità.
L’ennesimo episodio di violenza si è consumato a giugno, in un incontro casuale: il genitore ha esploso nuovamente la sua ira nei confronti del figlio, incurante anche dell’intervento della Polizia, con gli agenti aggrediti violentemente dall’uomo. Ammanettato e portato in centrale, poco dopo in Commissariato è arrivato anche il figlio, che tra le lacrime ha confessato tutti i soprusi subiti negli anni. Una violenza che ha intaccato anche lo stato psicologico del giovane, costretto a ripetute sedute dallo psicologo e a ricorrere a una massiccia dose di tranquillanti. L’uomo è stato trasferito in carcere a Regina Coeli.