Calcio

La lettera del presidente Campitiello riguardo gli scontri prima di Cavese-Reggio Calabria

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Scontri Cavese-Reggio Calabria

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Scene di vera e propria guerriglia. Solo così possono essere classificati i vergognosi episodi avvenuti nel pre-partita di Cavese-Reggio Calabria. Episodi inqualificabili, che non possono nemmeno lontanamente essere accostati allo sport e al calcio in particolare.

Il tutto in una gara di play-off, giocata con grande impegno dalla squadra e vinta al cospetto di un avversario che ha dato vera battaglia sportiva in campo. Da una parte, la possibilità per la Cavese di giocarsi una grande opportunità di rientra re nel calcio professionistico; dall’altra, una sequela di ammende, condita dalla disputa di ben tre partite a porte chiuse, due delle quali in campo neutro.

C’è un limite che non si può superare ed è il limite della legalità. Chi lo supera non merita di entrare allo stadio.

La società USD Cavese 1919 condanna senza ma e senza se i comportamenti violenti di pochi soggetti (in realtà sarebbero almeno un centinaio) che continuano a danneggiare la stragrande maggioranza dei tifosi che sono, invece, motivo di orgoglio per la città e sono apprezzati per sportività e passione.

I nostri criteri di trasparenza gestionale, di cura nei minimi dettagli dei rapporti con gli organi federali e le altre società stridono fortemente con gli episodi avvenuti in occasione della gara play-off con il Reggio Calabria, che hanno immediatamente avuto eco mediatica anche fuori dai nostri confini regionali.

Riteniamo innanzitutto presentare le nostre più sentite scuse alla società Reggio Calabria, guidata dal Sig. Domenico Praticò, con la quale abbiamo coltivato dal primo momento ottimi rapporti, fatti di cordialità, ospitalità e sportività reciproca e agli sportivi reggini, giunti allo stadio con la sola intenzione di sostenere la propria squadra, com’è giusto che sia.

Questo comunicato vuole essere però anche un appello alla città tutta, alle istituzioni, alle forze dell’ordine, alle società di stewarding ingaggiate per la sicurezza negli stadi, ai calciatori stessi che spesso passivamente subiscono, tutte componenti per le quali abbiamo massimo rispetto e piena fiducia. Certi che la legalità non teme nulla, neanche le ritorsioni, a tutti vogliamo chiedere da che parte stare, se con la legalità o con l’illegalità.

Serve un fronte comune tra persone perbene per andare a sminare quella sparuta minoranza di gente tra i tifosi che vive lo sport con assoluta mancanza di rigore morale.