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Subiaco, frana ai piedi del monastero di Santa Scolastica, c’erano stati già dei campanelli d’allarme

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La grossa frana che si è verificata nella notte tra domenica e lunedì ai piedi del monastero di santa Scolastica a Subiaco, è la conseguenza della sordità a molti campanelli di allarme che già da tempo risuonavano sparsi per il territorio.
Molti gli episodi franosi che si sono verificati nel territorio del Comune di Subiaco ed in quelli circostanti, ma nulla è stato fatto per assicurare una prevenzione efficace di questi fenomeni.

Nella frana in questione, che per dimensioni surclassa quelle precedenti, addirittura sono state create le condizioni che la hanno causata: gli alberi che sostenevano la scarpata negli anni scorsi sono stati abbattuti, ed i loro ceppi emergono infatti dalla terra trascinata a valle.
Anche il terreno, una volta ben terrazzato e coltivato, è stato abbandonato a sè stesso senza effettuare alcuna pratica di salvaguardia, con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti. La frana che si era già verificata nello stesso punto, doveva mettere in guardia sui rischi che si correvano, ma invece non si è fatto nulla, e questa negligenza ha avuto questi risultati.

Anche il fosso che scorre accanto al monastero, già causa di un violento straripamento che causò una vera e propria invasione di fango ed acqua che si riversò a valle fino a giungere al centro abitato di Subiaco.

Una sottovalutazione di una serie di fenomeni che non ha attenuanti. “Dalle elaborazioni del PAI per la redazione della Carta dell’Indice di franosità totale che misura la propensione al dissesto per classe litotecnica, il territorio comunale di Subiaco è caratterizzato da un elevato indice di franosità” si evince dal Piano di Emergenza Comunale redatto due anni fa da In-Time, una spin-off dell’Università di Tor Vergata per conto del Comune di Subiaco.
Sempre nello stesso documento si apprende che “numerose aree di attenzione sono individuate sui versanti a monte della strada Sublacense ad est del centro abitato verso la zona dei Monasteri”. 

Ma nulla è stato fatto per prevenire questi fenomeni, come d’altronde nelle altre aree messe sotto la lente di ingrandimento da questo studio.
Uno scenario preoccupante quello decritto nel Piano che avverte: “Per il Comune di Subiaco viene classificata a rischio elevato (R3) la zona abitata in località Cappuccini a partire dall’incrocio della Sublacense con via Fogazzaro in direzione Sud-Est mentre un’area a rischio medio (R2) è
identificata in prossimità del ponte di S. Antonio sulle sponde del fiume Aniene.

Per il territorio in analisi risultano perimetrati nella Carta dell’Inventario dei fenomeni franosi:
– aree di attenzione per instabilità di versante collocate a monte della Strada Sublacense in uscita dal
centro abitato fino all’incrocio con via dei Monasteri;
– orli di scarpate a monte di Via Poggio Verde (fenomeni attivi)
– diversi areali di franosità diffusa (fenomeni attivi) addensati nel quadrante sud occidentale del territorio comunale e per buona parte prossimi a zone a vario grado di antropizzazione.
Per lo scenario di evento massimo, si ipotizza l’innesco di un evento di frana per scivolamento causato da
precipitazioni di grande intensità e durata nell’area a rischio elevato.

Gli elementi potenzialmente coinvolti sono:
– le abitazioni insistenti nell’area a rischio
– la strada SR411.

Lo smottamento genererebbe danni alle strutture residenziali, occupazione della carreggiata e danni
all’infrastruttura stradale con conseguente interruzione dei collegamenti da e per Subiaco in direzione sudest”.
Alla luce di queste analisi ben illustrate dal Piano di Emergenza Comunale, appare evidente che occorre tirarlo fuori dai cassetti ed attuare un piano di prevenzione che impedisca il ripetersi di questi disastri, magari con conseguenze più drammatiche.
Antonio Amati
Presidente Comitato Per l’Aniene