Tantissimi lavoratori e lavoratrici della Sanità Privata del Lazio in piazza sotto la Regione per chiedere il rinnovo del contratto, fermo da oltre 12 anni, diritti, regole e trasparenza nel sistema di accreditamento.
Nonostante la pioggia, una piazza gremita per chiedere al presidente Nicola Zingaretti e alla politica regionale di uscire allo scoperto e mantenere gli impegni presi. Dopo la consegna di 11 mila firme di lavoratrici e lavoratori che ogni giorno garantiscono i servizi pubblici alla salute alla petizione promossa da Cgil Cisl e Uil a luglio, si è arrivati allo sciopero di oggi. Uno sciopero regionale, cui ne seguiranno altri, nelle altre Regioni, perché il tavolo nazionale del rinnovo con i datori di lavoro, come Aris, Aiop, Fondazione Don Gnocchi, procede troppo lentamente, e i lavoratori sono stanchi di aspettare. Così come sono stanchi i 700 dipendenti della Coop Osa, che da 15 anni svolgono servizio al Policlinico Umberto I, e ora rischiano di essere licenziati per una pessima gestione dei bandi di concorso.
“Uno sciopero difficile – dichiarano i Segretari Generali di Fp Cgil, Cisl Fp, Uil Fpl di Roma e Lazio Natale Di Cola, Roberto Chierchia e Sandro Bernardini – perché in tante strutture le piante organiche sono al minimo e i lavoratori sono stati precettati, in alcuni casi in modo non legittimo, per cui verificheremo le azioni da intraprendere. Dove si opera con un continuo ricorso a straordinari, doppi e tripli turni, dove un solo operatore assiste infermieri su più piani, è evidente che anche una giornata di sciopero è un sacrificio, anche economico, per chi ha perso in tutti questi anni di media 200 euro al mese, pagando di tasca propria anche la formazione e l’iscrizione agli ordini. Per non parlare di chi rischia addirittura il posto di lavoro. Nonostante questo, lo sciopero è riuscito”.
“È il segno che la misura è colma – proseguono i segretari generali dei pubblici Cgil, Cisl e Uil del Lazio – perché la sanità non si fa sulla pelle dei lavoratori. Servizi di qualità si fondano su lavoro di qualità. In piazza abbiamo rappresentato tutti, chi è precario, chi lavora con le più varie forme di con-tratto, salari minimi e diritti al ribasso, chi ha figli e non può fruire di malattie pagate o congedi. Il nuovo contratto dovrà essere l’unico di riferimento per tutto il sistema sanitario privato. E servono regole più stringenti e trasparenza nella gestione delle risorse pubbliche, a tutela delle condizioni di lavoro e dei servizi pubblici alla salute. L’impegno che l’Assessore D’Amato ha preso con i segretari generali regionali e nazionali presenti all’incontro, durante lo sciopero di oggi, è quello di intervenire subito sulle norme che regolano l’accesso al lavoro nelle strutture, sul precariato e sui carichi di lavo-ro, superando i requisiti minimi che troppi sacrifici hanno determinato per i lavoratori. L’impegno è anche quello di portare, in Conferenza Stato Regioni, la questione del rinnovo del contratto, per su-perare gli ostacoli che continuano a impedire la chiusura delle trattative”.
“La mobilitazione non si ferma: andremo avanti – chiudono Di Cola, Chierchia e Bernardini – finché non otterremo tutto quel che stiamo chiedendo da troppo tempo. Monitoreremo i lavori del Consiglio regionale ogni giorno per seguire l’iter di definizione delle nuove norme, e di certo porteremo i lavoratori e le lavoratrici anche sotto la Pisana, se tutto questo non dovesse tradursi in concreto, in tempi brevi. Lo dobbiamo a tutti quei 25 mila professionisti, infermieri, terapisti, OSS, tecnici e am-ministrativi, che lavorano in pessime condizioni da anni, senza diritti e con un salario fermo e spesso non paragonabile a chi svolge lo stesso lavoro, ma in strutture pubbliche, e nonostante tutto svolgono con estrema professionalità il loro lavoro, al servizio dei cittadini”.