Sono 117 i migranti scomparsi in mare venerdì, 50 miglia a nord-est di Tripoli. Tra i dispersi ci sono 10 donne e due bambini, tra cui un bimbo di due mesi. È questo il nuovo, drammatico, bilancio provvisorio dell’ennesimo naufragio avvenuto sulla rotta Libia-Italia, il primo dall’inizio del nuovo anno. I sopravvissuti hanno indicato che i loro compagni di migranti provenivano da paesi dell’Africa occidentale, tra cui Nigeria, Costa d’Avorio e Gambia.
Tra i dispersi ci sono anche i migranti sudanesi. Al momento risultano in salvo solo in tre, due sudanesi e un gambiano, recuperati da un elicottero della Marina militare italiana. Sono i superstiti che hanno rivelato all’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) il numero delle persone che viaggiava sul gommone inabissato. Inizialmente si era parlato di una ventina di dispersi. A bordo viaggiavano anche dieci donne, di cui una in stato di gravidanza, e due bambini piccoli, uno di soli 10 mesi. Il naufragio è avvenuto in un Mediterraneo ormai pressoché sguarnito di soccorsi.
È la Sea Watch, infatti, l’unica nave umanitaria rimasta dopo la campagna contro le ONG, che ha commentato così l’accaduto: “Altri morti al largo della Libia. Finché i porti europei rimarranno aperti, finché qualcuno continuerà ad aiutare i trafficanti, purtroppo gli scafisti continueranno a fare affari e a uccidere”.Intanto, proprio sabato, l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM) ha registrato quasi il raddoppio degli arrivi in Europa nei primi 16 giorni dell’anno sullo stesso periodo del 2018. I morti accertati sono già 83.
L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), sempre sabato, ha dato notizia di un altro naufragio con 53 morti, avvenuto nei giorni scorsi, al largo del Marocco. “È stato riferito che un sopravvissuto – afferma l’UNHCR – dopo essere rimasto in balia delle onde per oltre 24 ore, è stato soccorso da un peschereccio e sta ricevendo cure mediche in Marocco. Per diversi giorni navi di soccorso marocchine e spagnole hanno effettuato le operazioni di ricerca dell’imbarcazione e dei sopravvissuti, senza risultati”.
Il Mediterraneo, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, ormai sguarnito di soccorsi, continua ad essere battuto dagli scafisti, pronti a traghettare migranti dall’Africa in Italia. E con i “viaggi della speranza” sono riprese le tragedie in mare anche se il traffico è rallentato, quando le reti di contrabbando sulla costa mediterranea della Libia sono state parzialmente distrutte dalla pesante pressione italiana.