Fare impresa non è mai semplice soprattutto per le donne penalizzate rispetto agli uomini per via dei maggiori impegni a cui devono far fronte, a cominciare dalla famiglia.
Sono molte le aziende “rosa” in provincia di Frosinone che meritano di essere scoperte in un viaggio che la UIL intende fare per analizzare le difficoltà in cui le donne sono costrette ad operare. Ad Alatri, in zona Monte San Marino, c’è da oltre mezzo secolo la Cardinali Gaspare Snc, una piccola azienda che racchiude un bar ed un negozio di generi alimentari gestiti da due sorelle che si sono rimboccate le maniche sin da giovanissime per mandare avanti le due attività.
Liliana, madre di una giovane 31enne si occupa della conduzione del negozio, Luciana, con una figlia di 27 anni, è l’unica referente del bar. Il papà Gaspare, nel lontano 1956, ancor giovanissimo, decise di rilevare il negozio da uno zio che stava per trasferirsi negli Stati Uniti. L’attività, nel corso degli anni, è decollata e nel ’70 è arrivata anche la decisione di aprire un bar per servire gli abitanti della zona. Un punto di riferimento per i giovani e i meno giovani, l’unico luogo della popolosa frazione di Alatri in cui vi era un telefono, un televisore, un juke-box, un flipper ed un biliardo, un ritrovo indispensabile per gli abitanti accolti sempre con estrema generosità dalla famiglia Cardinali.
Nei primi anni ’80 la malattia della mamma ha catapultato a tutti gli effetti Luciana e Liliana nelle attività di famiglia: “Avevamo circa 25 anni quando nostra mamma si è ammalata gravemente – spiegano – e ci siamo ritrovate a doverci assumere delle responsabilità per continuare a mandare l’azienda. Non si è trattata di una scelta ma di un percorso quasi obbligato dalle circostanze”.
Il commercio andava a gonfie vele prima della crisi che ne ha limitato il raggio d’azione, nel frattempo Liliana e Luciana hanno avuto due figlie e le difficoltà di gestione del lavoro, come sempre accade alle donne, sono aumentate: “Sicuramente il fatto di vivere al piano superiore rispetto al bar e l’alimentare – sottolineano – ci ha agevolate nell’assolvere anche il ruolo di madri. La nostra mamma, nonostante la malattia, ci ha aiutato finché ha potuto, seppur sulla sedia a rotelle riusciva a cucinare per le nostre figlie e questo dava modo a noi di dedicarci di più alle attività commerciali. E’ stata sicuramente lei a soffrire di più rispetto a noi, perché quando era giovane aveva due figlie piccole ed il negozio da mandare avanti, potendo contare solo sulle sue forze. In generale, per noi donne, non è affatto semplice essere nel mondo del lavoro proprio perché siamo noi a doverci occupare della famiglia e spesso siamo costrette e fare delle scelte tra una e l’altra cosa”.
Lavorare sin da giovani in un’attività commerciale se da una parte ha offerto vantaggi che molti, negli anni ’70 non potevano avere, dall’altra ha limitato molto le due donne nei piaceri che possono dare le vacanze, le uscite con le amiche, le feste e le domeniche libere: “Questo lavoro ha sottratto tempo a tutto il resto e tante volte abbiamo pensato di chiudere l’attività e dedicarci ad altro. Oggi questo è un pensiero che facciamo spesso soprattutto avendo le nostre figlie fuori che vorremmo aiutare di più ma siamo riconoscenti a nostra madre ed a nostro padre per quello che hanno fatto”.
Che tipo di suggerimento dareste al governo e le istituzioni per sostenere le imprese femminili?: “Proprio per il genere della nostra attività che ci porta a contatto con molte donne che lavorano e non hanno persone di famiglia su cui contare, riteniamo fondamentale uno Stato che prestasse maggiore attenzione alle donne che da giovani crescono figli e da donne mature spesso hanno responsabilità di accudire genitori malati. Dovrebbero essere garantite strutture ed organizzazioni su cui contare, strutture che dovrebbero offrire servizi gratuiti soprattutto”.