I risultati sono preoccupanti. Un importante studio effettuato dall’associazione non-profit americana Consumer Reports, ha rilevato che tanti dei succhi di frutta che beviamo regolarmente contengono arsenico, piombo e cadmio.
Secondo le conclusioni del rapporto queste bibite, già notoriamente poco salutari, contengono anche un pericoloso livello di metalli pesanti inorganici. I ricercatori hanno analizzato il contenuto di 45 diversi succhi venduti negli USA, scoprendo che quasi la metà conteneva queste sostanze pericolosissime per la salute degli adulti e in particolare dei bambini: diabete di tipo 2, tumori e disturbi comportamentali sono tra i rischi associati all’esposizione a questi elementi.
«I nostri test più recenti indicano che alcuni succhi di frutta contengono elevati livelli di metalli pesanti, pericolosi per la salute, specialmente quella dei più piccoli», conferma dottor James Dickerson, a capo del CR. «Tuttavia, siamo contenti di osservare un contenuto inferiore di questi metalli rispetto a quelli rilevati negli anni passati. Questo indica che è possibile produrre una qualità di succhi di frutta meno dannosa, dunque incoraggiamo l’industria a perdere ulteriori provvedimenti per ridurre il rischio: sappiamo che si può fare».
Le ricerche del CR condotte nel 2011 avevano rilevato un livello di arsenico e piombo inorganico nei succhi alla mela e all’uva. Nell’ultima indagine, gli esperti hanno testato anche mela, pera e frutta mista, provenienti da 24 diversi rivenditori. «I succhi all’uva e quelli misti contengono il maggiore livello di metalli pesanti», dicono i ricercatori. «Due prodotti, il succo Antioxidant Superberry di Welch e il Concord Grape Juice dello stesso marchio, avevano i livelli di metallo più alti, che eccedevano il limite previsto dalla Food and Drug Administration (FDA)».
Inoltre, i ricercatori riportano che 7 di questi succhi potrebbero danneggiare i bambini che ne bevono mezzo bicchiere o più al giorno, mentre 10 dei succhi rappresentavano un rischio per gli adulti. Certamente l’associazione onlus non ha voluto destare facili allarmismi, ma ha voluto segnalare la necessità di sforzi comuni tra produttori ed enti affinché si risolva il problema della permanenza di tracce di questi elementi che a lungo termine possono comportare problemi, anche gravi, per la salute dei più piccoli. Analogamente, sarebbe necessario che sia le istituzioni europee cui compete la salvaguardia dei cittadini dell’Unione, che quelle nazionali dovrebbero attuare analoghe politiche come quelle sollecitate dall’associazione non-profit americana Consumer Reports. La ricerca è stata pubblicata nel sito consumerreports.org.