Il Comitato Libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale, torna sulla questione della sanità nella Valle del Sacco e sul futuro dell’ospedale colleferrino. La nota stampa integrale:
“Il Comitato Libero “A difesa dell’ospedale di Colleferro” – Coordinamento territoriale non getta la spugna, tiene duro e non abbassa la guardia di fronte all’indifferenza di tutti i soggetti istituzionali, che non hanno un progetto sul futuro del nosocomio colleferrino e temono ogni ipotesi di confronto sulle sue problematiche organizzative.
I rappresentanti del Comitato su alcuni clamorosi episodi che hanno interessato l’ospedale cittadino hanno atteso che si spegnessero i toni polemici che li hanno accompagnati per evitare facili strumentalizzazioni e speculazioni. Dietro simili fatti, che avvengono in tutto il territorio regionale, c’è una sola spiegazione: la politica locale non si occupa della sanità regionale, clinicamente ormai morta, abbandonata a se stessa, come una zattera nell’oceano. Non siamo finora riusciti a scalfire la tendenza della politica locale, anche quella a noi più vicina, sempre pronta a non osteggiare chi sta depotenziando l’ospedale di Colleferro e a non reclamare con forza diritti e dignità per i cittadini, che non sono numeri, ma persone”.
“Siamo e restiamo sempre aperti a qualunque forma di collaborazione in difesa dell’ospedale”
“Al Governatore del Lazio e Commissario ad Acta per la sanità, agli Assessori di settore, ai Presidenti della Commissione di competenza, ai Consiglieri e alle forze politiche regionali e comunali, soprattutto della maggioranza, al Sindaco del Comune di Colleferro e agli altri del comprensorio, al Commissario straordinario della ASL RM 5 e al Direttore sanitario, a ciascuno di loro abbiamo chiesto ripetutamente e a gran voce – spiegano i rappresentanti del Comitato – un incontro per conoscere il progetto e/o i programmi sul futuro di questo ospedale, sulle carenze organizzative dovute alla mancanza di personale e sullo stato del pronto soccorso. Purtroppo il silenzio delle Istituzioni continua, ma non disperiamo di riuscire ad avere il tanto agognato “confronto democratico”.
“Siamo e restiamo sempre aperti a qualunque forma di collaborazione in difesa dell’ospedale e dei servizi socio-sanitari. La valle del Sacco è un vasto territorio – affermano i rappresentanti del comitato – dove troppo spesso i pazienti del pronto soccorso si trovano di fronte a situazioni drammatiche, dalle quali si esce solo grazie alla competenza e abnegazione del personale sanitario ridotto ai minimi termini.
Se non ci fossero i tirocinanti del corso di laurea in scienze infermieristiche, il personale sarebbe al collasso più totale”. Il “motore” del servizio sono proprio quelle donne e uomini che fanno turni massacranti e aiutano, meglio che possono, i pazienti. Manca l’avvicendamento di nuovi medici e infermieri, i colleghi andati in pensione non vengono sostituiti e chi è stato assegnato è andato subito via. Personale e mezzi sono insufficienti e anche la strumentazione richiederebbero un radicale ammodernamento tecnologico.”
“Ultimamente, ai gravi problemi irrisolti del 118, il servizio di urgenza-emergenza sanitaria, si è aggiunto anche quello della sua dislocazione presso l’ospedale, perchè la scelta della nuova sede non pare sia proprio idonea allo scopo. Non si può però pensare che il pronto soccorso sia un prolungamento della sala d’attesa dei medici di famiglia. I cittadini dovrebbero essere adeguatamente informati e responsabilizzati per evitare il ricorso improprio ad un servizio sottodimensionato e quotidianamente in crisi nel gestire il flusso di un ampio bacino territoriale”, riferiscono i rappresentanti del Comitato.
“L’ospedale di Colleferro è una struttura servente della valle del Sacco e la mancanza di politiche attive sul piano della prevenzione, tempi certi per le indagini diagnostiche e le visite specialistiche sta incrementando la mobilità passiva che, come sanno bene i nostri Amministratori, è un costo per il Sistema sanitario nazionale, per le famiglie e per gli stessi medici, poco interessati a lavorare in un ospedale depotenziato. E’ noto che la valle del Sacco subisce la sfida tra inquinamento e stato di salute della popolazione senza nemmeno il Registro tumori del quale, insieme ad altre associazioni locali, abbiamo chiesto l’attivazione e l’avvio dello Studio epidemiologico del Sin. Ebbene, nonostante la diffida del novembre 2017, nessun passo avanti è stato fatto.”
“Per mantenere l’efficienza dei livelli essenziali di assistenza (LEA) occorrono misure organizzative studiate e un sistema di gestione con risultati riscontrabili. Anche il progetto sulla Nuova ala è stato affossato, abbandonato, perchè? Chi non si è interessato affinchè venisse realizzato? Regione Lazio, Comune di Colleferro ed Asl RM 5 sono inconcludenti: dopo anni di attesa per l’apertura della Nuova ala, l’uso della struttura ancora non viene ottimizzato.
E, per giunta, sono stati lasciati nell’abbandono i locali liberati dal trasferimento dei reparti materno-infantili e di urologia. Quasi 20 camere, al primo piano, inutilizzate da anni, mentre al Pronto soccorso i pazienti sono costretti a restare per giorni sulle barelle per mancanza di posti letto. Sulla questione “barelle”, a gennaio, la Direzione Strategica della Asl Roma 5 ha aperto una indagine interna, di cui attendiamo di conoscere l’esito che, ci informa, “sarà prontamente comunicato.
Nel perpetuo declino della sanità territoriale, ancora commissariata nel 2019 nonostante gli annunci prematuri della propaganda politica, le addizionali Irpef restano tra le più alte rispetto a quelle di altre regioni, senza che i servizi assistenziali siano commisurati al costo pagato dai contribuenti. Dobbiamo tutti augurarci di stare sempre bene e, in caso di bisogno, avere presente le difficili condizioni in cui si trova ad operare il personale per assicurare assistenza e cure”.