Di seguito, la nota rilasciata dal Comitato Residenti di Colleferro riguardante l’ultima udienza del processo sugli inceneritori:
Si avvia a conclusione il processo sugli inceneritori “gemelli” di Colleferro e il prossimo 30 maggio il Consiglio di Stato si pronuncerà sulla richiesta della regione Lazio di rinnovare l’Autorizzazione integrata ambientale (AIA).
Il ricorso è stato promosso a dicembre 2015 dal Comune di Colleferro e ad adiuvandum da comitati e associazioni di Colleferro, in qualità di ricorrenti al TAR del Lazio, contro Regione, Lazio Ambiente spa, Ministero dell’Ambiente e tutela del territorio e del mare.
Quali atti sono intervenuti dopo l’ultima udienza del 15 novembre 2018?
Premesso che gli inceneritori – dove si bruciava il CDR (combustile derivato da rifiuto) di tutta la regione, esclusa la provincia di Frosinone – sono “fermi” e spenti, uno da dicembre 2016 e l’altro da gennaio 2017, e che la battaglia dei cittadini e delle realtà ambientaliste ha dato il colpo finale ai 2 impianti, obsoleti e improduttivi, la Giunta regionale deve deliberarne la chiusura definitiva.
Gli inceneritori non possono essere riattivati e il sito di colle Sughero non può essere reindustrializzato e venduto (il prezzo dovrebbe comprendere gli ingenti costi di risanamento), perché è sotto procedura di bonifica per la contaminazione da cromo esavalente.
Un elemento fondamentale ai fini dell’assunzione dei costi della bonifica e/o della vendita degli impianti è l’individuazione del responsabile della contaminazione, a cui le Amministrazioni coinvolte non avevano provveduto, e alle quali il Comitato residenti Colleferro ha inviato una diffida con richiesta di adempiere ed emanare il relativo provvedimento.
Il 2.11.2018 la Città metropolitana di Roma Capitale ha risposto al Comitato che Lazio Ambiente spa “ha proceduto ad effettuare notifica, ai sensi dell’art. 242 del D.Lgs 152/06, in data 21/03/2016 (ns. prot. 49569 del 23/03/2016) – che si rimette in allegato, dichiarandosi responsabile della potenziale contaminazione e procedendo con le operazioni di messa in sicurezza (emungimento della falda), dando seguito a quanto stabilito dal citato articolo.” Non sappiamo tuttavia quale sia lo stato dell’arte e se siano stati adottati tutti i provvedimenti per individuare e bloccare la fonte della contaminazione, su cui attendiamo la sentenza del Consiglio di Stato.
In preparazione dell’udienza al Consiglio di Stato, il Comitato residenti Colleferro ha consegnato ai legali la documentazione prodotta a difesa della salute e dell’ambiente, tra cui la richiesta di VIS (Valutazione di impatto sanitario), lo specifico parere pro veritate redatto da ISDE, la diffida alla Regione Lazio ad adempiere per l’individuare il responsabile della contaminazione, le osservazioni contrarie al rilascio dell’AIA, l’istanza di riconvocazione della Conferenza dei servizi, la richiesta di chiusura del procedimento amministrativo di riesame dell’AIA, la copia del verbale della Conferenza dei Servizi sulla bonifica di colle Sughero, da cui risulta che la caratterizzazione del sito dove è stato rinvenuto il cromo esavalente non è stata approvata dal Ministero dell’Ambiente, la Legge di stabilità regionale 2019.
Nel recente Accordo quadro per il risanamento del SIN (Sito di Interesse Nazionale) bacino del Fiume Sacco, firmato tra Regione e Ministero dell’Ambiente, per avviare le prime caratterizzazioni, bonifiche e interventi prioritari da completare entro dicembre 2023, colle Sughero non c’è.
Tra l’altro l’8 maggio scadrà l’AIA, se non viene presentata e approvata una nuova istanza da parte della società.
Le vicende di EP Sistemi spa e Lazio Ambiente spa, proprietarie degli impianti – facenti capo ad una società di proprietà della regione – sono riassunte nell’art. 21 della L.R del 28 dicembre 2018, n. 13 (Legge di Stabilità regionale 2019), che autorizza la Giunta regionale alla dismissione delle azioni di Lazio Ambiente spa e a definire gli indirizzi per un progetto di riconversione industriale da parte dell’organo amministrativo della stessa società.
Riconversione industriale che, secondo la Delibera della Giunta Regionale n. 614 dell’ottobre 2018, dovrà avvenire attraverso la realizzazione di un compound, termine elegante per indicare un presidio industriale “miracoloso”, in funzione dal 2021, che “tratterà (almeno) 500mila tonnellate l’anno di Fos e scarti per il recupero di materie prime seconde” e tutti gli impianti regionali di TM (trattamento meccanico) e TMB (trattamento meccanico biologico) trasferiranno a Colleferro le lavorazioni successive!
La Regione – Presidente Zingaretti e Assessore Valeriani – è costretta alla riconversione degli inceneritori e, allo stesso tempo, dismette le quote societarie e affida a Lazio Ambiente spa la progettazione del compound per eseguire processi di lavorazione ed estrarre risorse dai rifiuti in uscita da tutti i TM e TMB. E nella valle del Sacco e a Colleferro dovremmo essere favorevoli!?
E’ singolare il fatto che di “riconversione” in un compound e di “dismissione” degli inceneritori si parla anche nelle recenti Linee strategiche per il nuovo Piano rifiuti, ma nulla si dice in merito alla loro chiusura e alla revoca del revamping con annesso stanziamento di 12,6 milioni di euro spesi dalla Pisana, questione ancora poco chiarita.
Azzerati gli inceneritori la valle del Sacco si ritroverà, nel territorio comunale di Colleferro, oltre al compound, anche il consorzio Minerva con altri 4 impianti industriali! Al degrado ambientale pregresso, dovuto a cave, cementificio, centrale turbogas, discarica, traffico ferroviario, veicolare, autostrada, Casilina e TAV, si aggiungerà un “innovativo” presidio industriale e lo sbancamento di via Palianese!
Evidente il motivo per il quale nessun Consiglio comunale in questi anni ha voluto votare una moratoria ambientale!
A contrastare vecchie e nuove emergenze ambientali e sanitarie legate ai rifiuti restano i cittadini!
Ina Camilli
Rappresentante Comitato residenti Colleferro