La strada che resta da fare dobbiamo percorrerla insieme
Ricordiamo che 70 anni fa nella giornata del 2 giugno 2016 si sono svolte le prime elezioni politiche libere, a cui hanno partecipato tutti i cittadini italiani senza distinzione di censo e di sesso. Si celebra una data storica per l’Italia e le italiane, quest’ultime divenute cittadine e, grazie al suffragio universale, titolari di diritti civili e politici. Con questo riconoscimento le donne entravano a far parte della comunità e potevano, d’ora in poi, contribuire al loro destino.
Con il film “Suffragette” abbiamo ripercorso le tappe del lungo e doloroso cammino che ha permesso alle donne di arrivare a conquistare il diritto di voto.
Le donne italiane, proprie in queste ore, votavano il referendum costituzionale per scegliere tra repubblica e monarchia ed eleggevano i componenti dell’Assemblea costituente, che avrebbe scritto il testo della Costituzione italiana.
Tuttavia c’è anche un’altra “Storia” che dobbiamo ricordare. Si stima che nei secoli passati circa 30 milioni di donne siano state arse vive da re e da papi. Oggi 29 maggio 2016 ci danno fuoco anche coloro che consideriamo compagni di vita. Come se il lungo processo storico e culturale che ha portato al suffragio universale, ovvero la sovranità popolare, economica, giuridica e politica, non sia riuscito a garantisce il rispetto, la dignità, la libertà e l’uguaglianza dei sessi quale ispirazione etica.
L’Italia dei cittadini ha vinto molti pregiudizi e ottenuto riconoscimenti importanti con altri referendum, ma nel suo complesso il Paese è arretrato culturalmente e le conquiste sociali ottenute sono spesso disattese da una classe e da un apparato politico maschilista improntato alla soddisfazione di bisogni personalistici di una parte e non di tutta la società.
Pensiamo che noi donne non siamo state in grado di difendere i progressi ottenuti con il suffragio universale perché non abbiamo puntato più forte i piedi, soprattutto quando si è deciso del nostro futuro.
Pensiamo che il suffragio universale, le leggi emanate dopo, le battaglie fatte, le conquiste ottenute, le speranze che hanno riempito la nostra vita siano ancora da realizzare. E’ come se ci fosse un impalcatura senza anima e per le donne l’anima delle cose è tutto.
Abbiamo mandato avanti le famiglie e il Paese quando gli uomini nelle due guerre mondiali erano al fronte, eppure non vediamo riconosciuta la nostra stessa dignità di persone.
Le celebrazioni del 2 giugno sono solenni perché è una data storica importante. Tanti italiani hanno creduto nella democrazia e la loro memoria deve essere salvata, ma oggi questa ricorrenza è più amara e triste se pensiamo alle aspettative che allora il mondo delle donne poteva credere di realizzare.
Tante libertà e diritti sono rimasti sulla carta, molti altri li abbiamo conquistati duramente, altri sono solo sottili concessioni maschili. Che senso ha ascoltare il discorso della presidente Boldrini o di un sindaco se per un “rifiuto” una nostra figlia – Sara Di Pietrantonio – viene atrocemente uccisa per strada e nessuno si ferma a soccorrerla? Un delitto che dice come alcuni uomini vivono e percepiscono il diritto di scegliere la propria vita da parte delle donne.
Questa mancanza di rispetto della donna è una violazione dei suoi diritti umani e per fermare le ripetute violenze dobbiamo ritrovare tra noi e tra noi e gli uomini sentimenti di condivisione.
Ogni generazione ha dato qualcosa a chi è venuto dopo e forse il contributo che possiamo dare noi è quello di non credere che i diritti democratici siano acquisiti per sempre ma che le libertà devono essere custodite e devono continuare ad essere difese dagli uomini e dalle donne del nostro Paese, uniti da un sentimenti di unione e di comunione.
gruppo Consulta le Donne