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Musica per Roma, appuntamento all’Auditorium dal 4 al 12 giugno 2016

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Musica per Roma: gli appuntamenti dal 9 al 16 luglio 2017 all'Auditorium

Musica per Roma, appuntamento all’Auditorium dal 4 al 12 giugno 2016. Sono tantissimi gli eventi in programma, che verranno descritti qui di seguito:

  1. L’APPIA RITROVATA. IN CAMMINO DA ROMA A BRINDISI di Paolo Rumiz e compagni MOSTRA FOTOGRAFICA DOCUMENTARIA MULTIMEDIALE AuditoriumExpo- Auditorium Parco della Musica Viale Pietro de Coubertin – 00196 Roma Inaugurazione : giovedì 9 giugno 2016, ore 18.00 In concomitanza con l’edizione romana de La Repubblica delle Idee. Nell’occasione sarà presentato al pubblico anche il libro “Appia” di Paolo Rumiz edito da Giangiacomo Feltrinelli Editore e sarà disponibile il DVD in versione cinematografica di Alessandro Scillitani “Il Cammino dell’Appia Antica” prodotto da Artemide Film La mostra resterà aperta fino al 18 settembre 2016, tutti i giorni dalle 12.30 alle 20.30 (ad eccezione del periodo di chiusura estiva dell’Auditorium dal 1 al 28 agosto) La mostra fotografica, documentaria e multimediale dal titolo “L’Appia ritrovata. In cammino da Roma a Brindisi” sancisce la riscoperta e la restituzione al Paese dell’intero percorso della prima grande via europea, da Roma a Brindisi, percorsa a piedi nell’estate 2015, a 2327 anni dall’inizio della sua costruzione da Paolo Rumiz, Riccardo Carnovalini, Alessandro Scillitani e Irene Zambon. Il loro itinerario – conclusosi il 13 giugno 2015 dopo 611 chilometri, 29 giorni di cammino e circa un milione di passi – ha consentito di tracciare finalmente il percorso integrale della madre di tutte le vie, dimenticata in secoli di dilapidazione, incuria e ignoranza. L’Appia. Ora sono essi stessi a raccontare un’avventura che potremmo definire magnifica e terribile, terrena e visionaria, vissuta attraverso meraviglie ma anche devastazioni, sbattendo talvolta il naso contro l’indifferenza di un Paese cinico e prono ai poteri forti, ma capace di grandi slanci ospitali e di straordinari atti di resistenza “partigiana” contro lo sfacelo. Essi si augurano che un esercito di viaggiatori venga a prendere in mano il filo d’Arianna steso sulla mappa dello Stivale. È compito di ciascuno di noi, come cittadini, restituire alla Res Publica questo bene scandalosamente abbandonato, ma ancora capace – dopo ventitré secoli – di riconnettere il Sud al resto del Paese e di indicare all’Italia il suo ruolo mediterraneo. Appia è anche un marchio, un “brand” di formidabile richiamo internazionale. Un portale di meraviglie nascoste decisamente più vario e di gran lunga più antico del Cammino di Santiago.
    La mostra ci accompagna sui Colli Albani, sotto i Monti Lepini con le fortezze preromane sugli strapiombi, lungo i boscosi Ausoni che hanno dato all’Italia il nome antico e ai piedi dei cavernosi Aurunci dalle spettacolari fioriture a picco sul mare. Ci guida nella Campania Felix, sui monti del Lupo e del Picchio e gli altri della costellazione sannitica, nell’Italia dimenticata degli Osci, degli Enotri e degli Japigi fino all’Apulia della grande sete. In questo itinerario, Paolo Rumiz e compagni non sono stati soli, ma hanno avuto altri compagni d’avventura, da citare in ordine di chilometri percorsi:Marco Ciriello, Sandra Lo Pilato, Michaela Molinari, Mari Moratti, Barsanofio Chiedi, Settimo Cecconi, Giulio e Giuseppe Cederna, Giovanni Iudicone, Franco Perrozzi, Cataldo Popolla, Andrea Goltara e Giuseppe Dodaro,con la partecipazione straordinaria di Vinicio Capossela.
    I quattro camminatori hanno voluto svolgere il viaggio sui muri della mostra come un rotolo di pergamena, capace di farci avanzare nel tempo e nello spazio allo stesso modo dei soldati di pietra sulla colonna traiana. Non si tratta dunque di un portale per lettori frettolosi, ma di un atto fisico di attraversamento, dove l’Incipit, più che libro, è corridoio, vestibolo d’ingresso, varco semibuio che porta a una caverna rilucente di tesori.
    La mostra consente di rivivere questa affascinante riscoperta attraverso le fotografie di Riccardo Carnovalini integrate da un reportage di Antonio Politano e da istantanee estratte dai filmati “on the road” di Alessandro Scillitani. Nel percorso espositivo, curato da Irene Zambon con testi e didascalie di Paolo Rumiz, anche alcune immagini dei viaggi di Luigi Ottani sui confini dei migranti e dei sopralluoghi di Sante Cutecchia sulla Regina Viarum, oltre ai filmati di Alessandro Scillitani e le musiche e le installazioni audio di Alfredo Lacosegliaz. Completano il percorso un apparato cartografico curato da Riccardo Carnovalini e Cesare Tarabocchia e il materiale documentario conservato negli Archivi della Soprintendenza Speciale per il Colosseo, il Museo Nazionale Romano e l’Area Archeologica di Roma – Capo di Bovee della Società Geografica Italiana, come fotografie, cartoline d’epoca, mappe antiche e moderne.
    Eventi connessi : nell’ambito della mostra si tiene il Laboratorio di Scrittura e Fotografia in Viaggio a cura di Antonio Politano, fotografo e giornalista, direttore artistico del Festival della Letteratura di Viaggio (17 giugno 2016 dalle 18.00 alle 21.00 presso AuditoriumExpo e 18 giugno 2016 dalle 09.00 alle 13.00 sulla Via Appia); il film di Alessandro Scillitani “Il Cammino dell’Appia Antica”, disponibile anche in versione sottotitolata in inglese, è presentato in anteprima nazionale l’11 giugno 2016 alle ore 21.00, nell’ambito de La Repubblica delle Idee (ulteriori proiezionisono previste successivamente presso lo spazio AuditoriumExpo). Biglietti : Ingresso gratuito nei giorni de La Repubblica delle Idee (dal 9 al 12 giugno 2016). Dal 13 giugno : intero € 10, ridotto (over 65, under 26) € 7, ridotto (convenzioni) € 8, ridotto gruppi scolastici € 4. Ingresso gratuito per disabili e accompagnatori. Informazioni al pubblico : Tel. 06.80241281 Web : www.festivaletteraturadiviaggio.it ; www.auditorium.com Una co-produzione del Festival della Letteratura di Viaggio e della Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con La Repubblica e Giangiacomo Feltrinelli Editore, nell’ambito della nona edizione del Festival promosso da Società Geografica Italiana (Roma, Villa Celimontana, 22-25 settembre 2016).

La Parco della Musica Records presenta il secondo volume del progetto discografico Trio Music dedicato a Franco D’Andrea in occasione del suo settantacinquesimo compleanno e della consegna di un riconoscimento alla carriera per il suo straordinario percorso artistico e il profondo legame umano e professionale che lo unisce alla Fondazione Musica per Roma.

2) Dopo il primo volume Electric Tree con dj Rocca & Andrea Ayassot, è la volta di Piano Trio con Aldo Mella & Zeno De Rossi. Con questo trio Franco D’Andrea si avventura in un nuovo interplay su composizioni originali. Cambiano gli equilibri, la timbrica e i dialoghi con un baricentro generale spostato verso il pianoforte al fine di creare sonorità non identificabili in un semplice suono a tre. L’intento, quindi, è quello di allargare lo spettro sonoro facendo percepire all’ascoltatore una più ampia gamma timbrica. Per fare questo, Franco D’Andrea ha chiamato a sé, come sempre, musicisti straordinari e innovativi. Aldo Mella al contrabbasso e Zeno De Rossi alla batteria, per la prima volta in trio con Franco ma già presenti nel suo quartetto e sestetto, giocano in questa nuova formazione un ruolo fondamentale. Dove De Rossi può lavorare maggiormente dal punto di vista timbrico e ritmico, Mella riesce con il contrabbasso, e l’uso talvolta anche dell’archetto, a concentrarsi maggiormente sull’effettistica delle sonorità del trio. È nella natura di D’Andrea spostare gli elementi per cambiare gli effetti e i ruoli dei musicisti. L’assenza di strumenti a fiato, sempre presenti nelle altre formazioni, denota ancora una volta la volontà di Franco D’Andrea di mettersi sempre in gioco. Avventurandosi con Mella e De Rossi in un nuovo spazio bianco e giocando con il trasformismo degli strumenti, Franco D’Andrea disegna nuove linee e orizzonti sonori.

3) Parco della Musica Records presenta, per la serie Recording Studio, “Extempora”, il debutto discografico della New Talents Jazz Orchestra diretta da Mario Corvini con la partecipazione speciale del sassofonista Daniele Tittarelli, uno dei più grandi talenti solistici italiani. L’orchestra esegue sette partiture che compongono quest’opera prima, brani di Tittarelli e Corvini, quest’ultimo ideatore e direttore della NTJO. Gli arrangiamenti sono ben delineati, con ampi spazi solistici per l’ospite e per alcuni giovani dell’orchestra, con forme metriche temporali avulse da ogni logica meccanica. Ci sono parti nelle quali prende spunto la creatività orchestrale istintiva, i solisti propongono idee melodiche e la direzione musicale permea tutto in un unico blocco; i canovacci prendono vita restituendo al pubblico la propria visione della musica; il Conducting che ha radici ben salde dagli anni sessanta e settanta in poi, di cui Butch Morris è stato “grande condottiero” e maestro. Extempora è quindi frutto del Conducting, espressione orchestrale guidata da convenzioni gestuali in questo caso espresse dal direttore Mario Corvini, che conduce l’orchestra come uno strumento musicale, una simbiosi catartica tra la gestualità e suono. Gli arrangiamenti del progetto Extempora sono a cura di Mario Corvini e Gianluigi Giannatempo.

4)

Sense Sound / Sound Sense è un progetto espositivo dedicato alle partiture musicali, ai dischi e al rapporto con la musica del movimento Fluxus, nato dalla collaborazione tra la Fondazione Bonotto e la Fondazione Musica per Roma.

 

Il progetto Sense Sound / Sound Sense, a cura di Patrizio Peterlini e Walter Rovere con la collaborazione di Giorgio Maffei, si terrà a Roma dal 7 maggio al 2 luglio 2016, presso l’Auditorium Parco della Musica di Roma.

 

La mostra intende proporre un primo ragionamento sulle partiture e la notazione musicale in ambito Fluxus. La questione della notazione della nuova metodologia performativa e della nuova musica non riguarda certamente solo Fluxus, Zaj e tutte le sperimentazioni nate dalla lezione di Cage. Essa, infatti, inizia ben prima e si espande, con diverse diatribe, per gran parte del secolo scorso.

Fluxus tuttavia, riconosciuto col tempo come uno dei più influenti movimenti artistici del Novecento, anticipatore di intere correnti artistiche successive (dal concettuale alla performance alla video-art), ebbe la particolarità di dedicare un’enorme importanza alla produzione musicale, presentando tutte le proprie manifestazioni pubbliche come “concerti”, concerti che però demolivano sistematicamente ogni nozione accettata di forma e contenuto in musica, prendendo di mira le convenzioni d’ascolto e i valori culturali ormai obsoleti della musica classica, ma anche le pretese “scientifiche” e intellettualistiche delle più avanzate coeve esperienze classico-contemporanee europee.

Non a caso venne coniato il termine Intermedia per definire l’aggressione alle categorie separate dell’arte, le singolari fusioni tra poesia, arte concettuale e scultura e l’annullamento della distanza tra performance “musicale” e “teatrale” rappresentate da molti “Eventi” Fluxus.

Le partiture del movimento seguirono un approccio egualmente radicale, svincolandosi dalla necessità di “rappresentare” i suoni mediante simboli specializzati, e trascinando la notazione nei campi della grafica, della poesia e delle arti visive, fino a poter assumere uno status di opere d’arte autonome e concluse, perfettamente sovrapponibili alle ricerche artistiche puramente “visuali” dell’epoca.

Le notazioni grafiche, che rispondevano meglio alle esigenze della nuova musica e cercavano di ostacolare nei musicisti i condizionamenti dell’educazione musicale, e ancor più la configurazione di brevissimi enunciati scritti che assunsero molte partiture Fluxus, rispondevano inoltre all’esigenza primaria del movimento di avvicinare il più possibile Arte e Vita, de-professionalizzando e democratizzando l’esperienza artistica.

Le partiture di “Drip Music” di George Brecht (“Fai gocciolare acqua in un recipiente”), la “Disappearing Music for Face” di Mieko Shiomi (“Passa gradualmente dal sorriso al non sorriso”), i poetici suggerimenti di Yoko Ono (“Ascolta il suono della Terra che ruota”), o le istruzioni di Ben Patterson sui vari modi di produrre suoni con pezzi di carta, una volta pubblicate in periodici a basso costo, divennero un invito rivolto al lettore a “eseguirle” lui stesso, e a scoprire che l’esperienza estetica non necessita di una preparazione specialistica, e che può scaturire da qualsiasi banale azione quotidiana.

 

Nel 1969, John Cage, in collaborazione con l’artista Fluxus Alison Knowles, pubblicò “Notations”, un poderoso compendio sulle innovazioni apportate dalla musica sperimentale internazionale alle funzioni e ai metodi della notazione (costituito da una grande collezione di partiture grafiche di 269 autori provenienti dalla Foundation for Contemporary Performance Art), che è stato individuato come il punto di partenza del progetto Sense Sound / Sound Sense.

 

La mostra avrà una forte componente interattiva tecnologica per cui di ogni partitura sarà possibile ascoltarne o vederne una esecuzione storica. Saranno inoltre esposte sculture sonore e concettuali, strumenti autocostruiti, poster e documenti originali, dischi e libri d’artista ad argomento musicale.

La mostra si estende inoltre al Foyer della Sala Petrassi dove verranno esposte le 7 grandi tele dell’installazione dei “Sette quartetti. L’oublie de Métamorphoses” (2009) di Gianni Emilio Simonetti.

 

L’intera mostra sarà allestita con i materiali provenienti dalla Collezione Luigi Bonotto.

 

Durante l’inaugurazione il 6 maggio verranno eseguite alcune performances tra cui “Natura Morta” di Walter Marchetti.

 

A integrazione del progetto espositivo è prevista la pubblicazione del catalogo, Sense Sound / Sound Sense, coordinato dai curatori del progetto, contenente le riproduzioni delle opere esposte e arricchito da saggi redatti per l’occasione.

 

È risaputo che Fluxus fu fortemente influenzato dalle lezioni che John Cage tenne alla New School for Social Research di New York tra il 1956 e il 60. Tra i presenti ai corsi (in particolare in quello estivo del 58) si trovarono anche artisti che non avevano nessuna preparazione musicale e venivano dalla pittura (come Allan Kaprow, George Brecht, Al Hansen), poeti come Jackson Mac Low, e ancora Dick Higgins, Toshi Ichiyanagi, Robert Whitman, Robert Watts ed altri. Su tutti, le radicali concezioni di Cage sull’indeterminazione rispetto alla performance, sulla composizione intesa come creazione di un processo invece che di un oggetto, e su una notazione che non necessariamente deve fare riferimento ai suoni ma può venire applicata a qualunque azione, produssero una profonda influenza nel portare sullo stesso piano l’aspetto visivo e sonoro dei loro lavori. Fu nell’ambito dei corsi di Cage che Kaprow fece il passo dagli Environment all’Happening, e che Hansen e Brecht crearono loro lavori rimasti famosi come “Alice Denham in 48 Seconds”, “Candle Piece for Radio” e “Time-Table Music”.

Fu sempre alla New School ma quando la cattedra era passata a Richard Maxfield, che George Maciunas incontrò La Monte Young, che dal dicembre 60 stava organizzando una serie di concerti nel loft di Yoko Ono.

Le prime manifestazioni presentate da George Maciunas nel 1961 alla Galleria A/G di New York furono organizzate con il nome di “Musica Antiqua et Nova”. Dall’anno successivo cominciò a ideare un ambizioso tour mondiale di “Festum Fluxorum Fluxus”, il primo dei quali, allo Städtische Museum di Wiesbaden nel settembre 1962, viene indicato come l’inizio ufficiale delle attività del gruppo. Al festival parteciparono tra gli altri George Maciunas, Nam June Paik, Emmett Williams, Dick Higgins, Wolf Vostell, Alison Knowles, Ben Patterson, Robert Filliou e Frederic Rzewski, che eseguirono non solo composizioni proprie ma anche di John Cage, Philip Corner, Takehisa Kosugi, Giuseppe Chiari, Sylvano Bussotti, Terry Riley, Yoko Ono, Toshi Ichiyanagi, Robert Watts, George Brecht, Jackson MacLow e La Monte Young.

Nello stesso anno si tenne a Dusseldorf il “Neo Dada in der Musik” organizzato da Paik, e nel 63 Charlotte Moorman fondò il suo “Annual Avant-Garde Festival of New York”, una manifestazione in cui confluiscono sperimentazioni musicali Fluxus e altre nuove tendenze artistiche quali la video art, l’arte cinetica, etc.

La storia della pubblicazione di “An Anthology of Chance Operations, Concept Art, Anti-Art, Indeterminacy, Improvisation, Meaningless Work, Natural Disaster, Plans of Action, Stories, Diagrams, Music, Dance Constructions, Compositions, Mathematics, Poetry, Essays”, sempre nel 1963, è emblematica di questo intreccio di interessi.

Nel 1960 La Monte Young era arrivato a New York per studiare musica, e aveva conosciuto il poeta Chester Anderson, che lo aveva invitato a raccogliere per un numero speciale del periodico di controcultura “Beatitude East” una serie di spartiti musicali e testi dei protagonisti della ricerca di quel momento. Il progetto non andò in porto, ma nell’aprile 61, in occasione di due concerti di Jackson MacLow presso il loft di Yoko Ono, La Monte ne parlò con Maciunas, che si offrì di occuparsi della stampa e della grafica di quella che diventò, appunto, “An Anthology…” che fu pubblicata nel 1963 con la collaborazione di Mac Low.

 

Negli stessi anni (1964), sempre prendendo le mosse dalla lezione di John Cage, nasce a Madrid il Gruppo Zaj, formato da Jose Luis Castillejo, Ramires Cortés, Esther Ferrer, Juan Hidalgo, Walter Marchetti, Tomás Marco e Eugenio de Vicente. Anche per loro la pubblicazione delle partiture, siano esse musicali o performative (ma anche qui i due aspetti spesso si confondono), diviene centrale e programmatico.

 

L’attenzione alla musica e al suono portò nello stesso periodo molti artisti ad interessarsi alla produzione di dischi. Oltre quindi alla registrazione delle composizioni musicali “classiche”, fiorirono tutta una serie di esperienze legate alla documentazione delle performance e degli happenings.

Molti di essi trascendono la mera documentazione. Il supporto vinilico e la custodia divengono dei supporti sui quali vengono agite nuove sperimentazioni al pari delle evoluzioni impresse al medium libro. Nascono quelli che si possono definire dischi d’artista.

Knizak e Køpcke ad esempio fecero esperimenti alterando dischi con colla, graffi, bruciature ecc. per produrre oggetti-sculture dal suono unico, mentre Vautier mise in vendita dischi presi a caso con istruzioni alternative per il loro uso, e Paik pubblicò la registrazione di un 78 giri di Schoenberg suonato a 16 rpm.

 

Alcune case discografiche indipendenti si interessano al fenomeno dando vita ad alcune collane dedicate alla musica contemporanea, alla poesia sonora e alle registrazioni realizzate dagli artisti.

In Italia nasce la Cramps Record che, grazie alla sensibilità di Gianni Sassi e la collaborazione di Gianni-Emilio Simonetti, documenta molta della produzione sperimentale nazionale ed internazionale.

Nelle sue collane “Nova Musicha” e “DIVerso” trovano spazio prime incisioni di opere di Juan Hidalgo, Walter Marchetti, Robert Ashley, Cornelius Cardew, David Tudor e John Cage. Di Cage va ricordata la prima registrazione al mondo di 4’33’’ ad opera di Juan Hidalgo, Walter Marchetti, Gianni-Emilio Simonetti e Demetrio Stratos.

 

In mostra saranno presenti opere e partiture di:

Eric Andersen, George Brecht, Sylvano Bussotti, John Cage, Giuseppe Chiari, Philip Corner, Esther Ferrer, Juan Hidalgo, Dick Higgins, Robert Filliou, Toshi Ichiyanagi, Joe Jones, Milan Knizak, Takehisa Kosugi, Shigeko Kubota, György Ligeti, George Maciunas, Jackson Mac Low, Walter Marchetti, Charlotte Moorman, Yoko Ono, Nam June Paik, Ben Patterson, Terry Riley, Mieko Shiomi, Takako Saito, Gianni-Emilio Simonetti, Ben Vautier, Yoshimasa Wada, La Monte Young e altri.

 

La Collezione Bonotto:

Costituitasi all’inizio degli anni Settanta, la Collezione Bonotto raccoglie numerosissime testimonianze tra opere, documentazioni audio, video, manifesti, libri, riviste ed edizioni di artisti Fluxus e delle ricerche verbo-visuali internazionali sviluppatesi dalla fine degli anni Cinquanta: Poesia Concreta, Poesia Visiva e Poesia Sonora. L’intera collezione (opere e documenti) è interamente e liberamente consultabile on line sul sito della Fondazione Bonotto (www.fondazionebonotto.org) che, grazie all’enorme lavoro di connessioni sviluppate tra le varie schede, è divenuto un punto di riferimento importante a livello internazionale per studiosi, curatori, direttori di musei e semplici amatori che desiderano approfondire le loro conoscenze di Fluxus e della Poesia Concreta, Visiva e Sonora.

5)

Il quotidiano “la Repubblica” compie quarant’anni e li festeggia con un’edizione speciale della “Repubblica delle Idee”, allungata nei tempi e rafforzata nel numero dei temi, degli eventi e dei relatori. E’ così che alla sua consueta offerta l’Auditorium Parco della Musica aggiungerà nei quattro giorni che vanno da giovedì 9 giugno a domenica 12 giugno alcune delle più spettacolari proposte di RepIdee 2016: un mosaico di dibattiti, interviste, spettacoli, che saranno ospitati nella Cavea. In tutto otto eventi, ogni giorno e per quattro giorni alle otto e alle dieci di sera. E tutto in simultanea con altre decine e decine di eventi che dal 3 al 12 giugno si svolgeranno invece al Maxxi, pochi passi a piedi dall’Auditorium. In entrambe le sedi del festival di Repubblica l’ingresso è gratuito fino a esaurimento dei posti a disposizione. Sarà però possibile prenotare un posto a sedere, sempre gratuitamente, collegandosi al sito www.repubblica.it.

Qualche anticipazione sui protagonisti degli appuntamenti previsti nella Cavea. Giornalisti come Mario Calabresi e Eugenio Scalfari, direttore e fondatore di Repubblica; politici come il presidente del Consiglio Matteo Renzi; scrittori come Michele Serra, artisti come il direttore d’orchestra Riccardo Muti e il fotografo Sebastiao Salgado; personaggi dello spettacolo come Fiorello, Fabio Volo, Fedez, Zoro; e la sorpresa finale, un WebNotte kolossal per chiudere in bellezza e in musica. Si parlerà dunque di letteratura e di politica, di economia, di arte e di spettacolo, delle questioni più attuali dell’Italia e del mondo. Ma soprattutto si cercherà di dare sostanza al titolo del festival: “Rep2056 – Idee per i prossimi quarant’anni”.

6) Il leggendario cantautore Graham Nash, arriva all’Auditorium Parco della Musica per presentare il nuovo album in studio “This Path Tonight”, una raccolta di dieci canzoni  prodotte da Shane Fontayne, uscito in aprile.

Che piacere è stato registrare questo disco,” dice Graham Nash. “Shane ed io abbiamo scritto venti canzoni in un mese e le abbiamo registrate in otto giorni. La musica ha un sapore diverso rispetto ai miei precedenti album sebbene io possa avvertire echi di ciascuno di essi. Questo mio viaggio è stato di scoperta personale, d’ intensa creazione, di assoluta passione”. “Suonare musica con Shane Fontayne è e sarà sempre molto soddisfacente. Lui ha un innato senso della ‘performance’ e dell’arrangiamento. Non perde mai di vista il fatto che la canzone debba ‘divenire viva’, che debba avere una ragione per essere cantata in primo luogo”.

“This Path Tonight” è il primo disco da solista di Nash dopo quattordici anni. Questo è un album di riflessione e transizione di un cantautore la cui carriera (the Hollies, CSN, CSNY) ha attraversato cinque decadi ed ancora prosegue. Graham Nash è entrato due volte nella Rock and Roll Hall of Fame, nella Songwriter Hall of Fame, è stato vincitore del Grammy Award, il New York Time l’ha inserito fra gli autori con il maggior numero di vendite ed è ufficiale O.B.E.( Order of the British Empire).

Marc Cohn sarà special guest solo per la data di Roma di Graham Nash

Guardare negli occhi il pubblico, e sapere che ci stiamo connettendo a un livello molto reale…Che gran piacere sarà questo tour per me!”

 Dopo aver vinto un Grammy per la sua appassionata ballata “Walking in Memphis”, Marc Cohn ha consolidato il suo nome come uno dei più coinvolgenti cantautori di questa generazione, combinando la precisione di brillante compositore con la passione del grande soul man. Marc è un cantore naturale, in grado di bilanciare esuberanza e pathos, capace di distillare verità universali dai suoi racconti di vita, spesso romantici.