Attualità

Desertificazione piccoli Borghi: l’allarme di Uncem. Quadrini: “Servono strategie per il rilancio”

Condividi su Facebook Condividi su Whatsapp Condividi su Telegram Condividi su Twitter Condividi su Email Condividi su Linkedin
piccoli comuni

Da tempo l’Uncem, l’Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani, lancia l’allarme sullo spopolamento dei piccoli paesi delle aree interne, ma negli ultimi tempi il fenomeno ha accelerato bruscamente. Da alcune settimane il ministero dell’Economia ha iniziato a erogare i primi contributi previsti dal Fondo nazionale per i comuni montani (12 milioni in totale). Ma per l’Uncem è solo una toppa: sono necessarie misure più organiche e strutturali, è l’appello al Parlamento. In cima alla lista c’è una fiscalità agevolata.

Bussone, presidente nazionale di Uncem, ha dichiarato la necessità di individuare strumenti fiscali che consentano agli imprenditori di investire nelle aree periferiche essendo ‘misure più funzionali dei contributi una tantum’. E cita il modello virtuoso della Sicilia, con il programma «Zone franche montane»: fiscalità agevolata nella forma di credito di imposta. Altre richieste su cui Uncem insiste da tempo sono la riduzione dell’Irap e l’eliminazione, nelle aree montane, degli studi di settore, falsati da turismo stagionale e presenza di comunità sempre più ridotte. Si chiede poi una deroga sulla fattura elettronica, che rischia di mettere in difficoltà gli anziani gestori di negozi di periferia o di montagna.

Il presidente della XV Comunità Montana Valle del Liri di Arce ing.Gianluca Quadrini eleva la sua voce a tal riguardo sottolineando come combattendo la desertificazione commerciale si lotta anche contro l’abbandono e lo spopolamento dei piccoli borghi. E magari, perché no, si rilancia il turismo impedendo la fuga dei giovani. “I piccoli Comuni interni montani soffrono anche per lo spopolamento, dal momento che sempre più le famiglie e giovani si trasferiscono nei centri maggiori, con più servizi e possibilità di lavoro. L’abbandono delle zone interne provoca rovina anche dell’ambiente circostante, mentre la riqualificazione e il rilancio portano invece una crescita di valore e di opportunità in un territorio più ampio”

E’ necessario impedire che in questi centri chiudano le scuole ma anche gli ospedali e che una scadente mobilità contribuisca ad aumentare l’isolamento dei piccoli borghi. Anzi, è opportuno migliorare e potenziare i servizi come l’istruzione, la mobilità e la sanità carenti nelle aree interne. I piccoli Comuni non chiedono assistenzialismo, ma strumenti e strategie per rilanciare questa parte essenziale del nostro territorio. Occorre affrontare con determinazione i problemi dei cittadini e delle comunità che vivono nei territori di montagna, spesso lontano dalle grandi arterie di comunicazione, talvolta sfavoriti da servizi meno accessibili o più difficilmente disponibili. Questo è possibile attraverso politiche attive concrete e strategie efficaci da mettere in atto subito, perché l’abbandono di questi rischia di provocare squilibri nei territori, fratture nella società e un grave impoverimento dell’ambiente, i cui danni si ripercuoterebbero ovunque”.