Esattamente 10 anni fa, il 18 giugno 2006 Vittorio Ficchi divenne il presidente del Basket Ferentino. Il patron amaranto raggiunge un prestigioso traguardo, celebrato con questa intervista.
E’ un giorno importante per lei, quello del 18 giugno 2006. Dieci anni fa divenne presidente del Basket Ferentino.
“A ripensarci posso dire che è stato un momento di incoscienza, soprattutto perché tutto è successo molto in fretta. E’ coinciso con la promozione in B1 e chiaramente, dopo quella vittoria, dovevamo organizzare nuovamente tutto l’assetto societario. Affrontammo tutto con passione e serietà quel momento, con la prospettiva di fare molto bene. Il Vittorio Ficchi di quell’anno era molto diverso rispetto a quello di oggi, sotto tutti i punti di vista, sia personale che dal punto di vista sportivo. Qualsiasi uomo a 38 anni è diverso rispetto ai 48, ma questo vale sia nella pallacanestro che nella vita”.
Il momento più bello di questi 10 anni?
“La promozione in A2 è stato il momento più bello. La città in festa è sicuramente un ricordo incancellabile e pieno di emozioni. Il 25 maggio 2012 è una data assolutamente indimenticabile. La serie B d’Eccellenza pensavamo fino ad allora potesse essere il massimo traguardo raggiungibile e invece con il tempo siamo riusciti a fare meglio. Ora, senza presunzione, siamo diventati un riferimento per molti nel mondo della pallacanestro”.
Il momento più difficile?
“Sono due. La retrocessione in B2 dopo la prima stagione, che fortunatamente fu neutralizzata dal ripescaggio. Nonostante i 24 punti realizzati quel campionato di B1 fu davvero competitivo. Affrontammo avversarie come Brindisi, Pistoia, Venezia, ora tutte in A1. Era l’inizio, il primo anno, e quella stagione fu molto dura. Un altro momento difficile fu sicuramente la morte di mia madre, anche perché avvenuta durante una partita (21 gennaio 2015). E’ stata l’unica volta in cui ho pensato di mollare, ma poi ho pensato che lei per prima non avrebbe voluto, amava molto il Basket Ferentino, e ho deciso di rimanere con ancor più forza, determinazione e coraggio”.
Che ruolo ha avuto la famiglia in questi anni di presidenza?
“E’ stata fondamentale. Pian piano sono entrati tutti nella mia vita sportiva. Senza la loro serenità e condivisione non avremmo affrontato in questo modo i dieci anni di mia presidenza. Tutta la mia famiglia si è sempre sentita molto coinvolta. Se siamo cresciuti è anche per merito del sostegno della mia famiglia”.
Il sostegno tifosi?
“Sono la linfa vitale per chi come noi fa sport. Sono la ciliegina sulla torta, ma anche l’elemento che ci consente di crescere, sia con le critiche che con il consenso che ci viene ribadito di stagione in stagione. Quando mi si chiede chi te lo fa fare la mia risposta è “la gente, i tifosi, gli appassionati, chi segue con passione il Basket Ferentino”.
Che ruolo ha avuto lo staff dirigenziale?
“Mi permetto di dire che ho un gruppo di persone eccellenti. Ho la fortuna di avere uno staff di altissimo livello, che fa mille sacrifici. Da soli non si ottiene nulla. Si può dare la giusta mentalità, ma non si ottengono quei risultati che credo in questi anni siano stati raggiunti. Voglio fare i complimenti a chi lavora con me. Siamo una macchina quasi perfetta”.
E le istituzioni?
“Ci hanno sostenuto per come potevano. Non sempre dal punto di vista economico, ma a volte il sostegno delle istituzioni non deve essere finalizzato solo a quello. Ci hanno messo a disposizione una struttura sportiva che per tutti noi è motivo di vanto in tutta Italia. Ci hanno permesso di lavorare sempre serenamente. La chiarezza è sempre stata determinante in questi anni di collaborazione con le istituzioni”.
Quale giocatore simbolo di questi 10 anni?
Difficile trovarne solo uno. Forse ci sono un paio di giocatori che mi piace ricordare nella mia gestione, e sono Manuel Carrizo e Francesco Guarino, così come dal punto di vista tecnico ci sono due allenatori simbolo come Tonino Zorzi e Franco Gramenzi. Il primo ci ha aperto lo scenario del basket italiano, nel primo anno della prima presidenza, il secondo è stato il più longevo tra tutti i tecnici sulla nostra panchina e poi è stato quello della promozione in LegaDue”.
Dopo 10 anni avere un proprio tesserato convocato nella Nazionale Maggiore è sicuramente motivo d’orgoglio?
“I successi di una squadra non sono riferiti solo alla vittoria di un campionato, ma a quello che si costruisce con impegno e lavoro. La convocazione di Matteo Imbrò nella Nazionale di Ettore Messina è motivo di grande orgoglio per tutti noi. Così come sapere che è l’unico giocatore dell’intero campionato di A2. Credo che tutto questo sia il risultato di una stagione sicuramente importante per il ragazzo ma anche per il nostro movimento. Imbrò è un talento del basket italiano, non dimentichiamo che è stato capitano della Virtus Bologna da giovanissimo. Ferentino ora è un riferimento anche per il basket italiano. Un risultato che ci da enormi motivazioni per il futuro”.
E ora per i prossimi 10 anni?
“Mi aspetto che questa avventura meravigliosa duri il più possibile, l’ho detto ieri (venerdì 17 giugno) durante la festa del Minibasket. Mi auguro che oltre a qualche giocatore di livello, ci siano dirigenti futuri tra i nostri giovani di oggi, sia che essi siano atleti o genitori. Solo dalla passione può crescere ulteriormente la nostra società e mi auguro il futuro sia sempre più AMAranto”.
Alessandro Andrelli
Addetto Stampa Basket Ferentino