Il Comitato per l’ospedale di Marino, convocato per esaminare il progetto per la riattivazione funzionale dell’Ospedale presentato dal presidente on. Santarelli ha dato vita ad un dibattito acceso, protrattosi fino a tarda sera, vivacizzato dalla partecipazione di una rappresentanza di personale specialistico medico-chirurgico.
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Il vaso di Pandora della sanità dei Castelli è stato scoperchiato. Sono emerse criticità e lacune ed è stato constatato che a distanza di un anno dall’inaugurazione del nuovo ospedale sulla Nettunense i problemi lungi dall’essere diminuiti, si sono aggravati.
Come sostenuto dal Comitato fin dallo scorso mese di febbraio, il nuovo ospedale non è dei Castelli Romani ma per soddisfare le esigenze della piana pontina e della zona costiera.
Paradossalmente con la chiusura degli ospedali di Albano e Genzano l’offerta sanitaria pubblica per i residente dei Castelli Romani è diminuita dato che in caso di necessità solo una piccola percentuale si rivolge al NOC (Nuovo Ospedale Castelli) mentre la maggioranza usufruisce delle prestazioni del Regina Apostolorum di Albano.
Dal dibattito è emersa la grave situazione delle diagnosi per immagini, per l’obsolescenza delle attrezzature e la carenza di personale che ha abbassato la produttività a 2 esami al giorni mentre nelle strutture private ecografi, TAC e Risonanza magnetica, sono attive 12/16 ore al giorno.
Di conseguenza chi non ha i mezzi per pagarsi le analisi, deve sopportare lunghissime liste di attesa.
Siamo in presenza di un tran-tran giornaliero che ignora le esigenze della persona e rispetto di chi ha bisogno di cure nella maggior parte dei casi avanti con l’età.
E’ stato anche rilevato che a Marino vi sono anche reparti che funzionano come l’oculistico e la chirurgia in DH con 4 camere operatorie utilizzate dai chirurghi di tutti gli ospedali dell’ASL 6, ma solo per interventi rapidi e svincolati da un rapporto che investa anche le attività ambulatoriali. Interventi “mordi- e – fuggi” che non soddisfano le esigenze di una vasta platea di potenziali fruitori del servizio. Le potenzialità di questo reparto possono da subito crescere con l’attivazione delle 2 camere operatorie ferme, in passato adibite al reparto di ginecologia soppresso. E’ stato anche sottolineato che le 4 camere operatorie in funzione, presentano attrezzature usurate e strumentazioni che devono essere ammodernate.
In conclusione il Comitato, dopo 10 mesi di studi, di analisi, di consultazioni, di incontri con il Direttore Generale e con le autorità regionali, ha messo a punto il progetto quantificato in una spesa di cinquemilioni di Euro ampiamente sostenibile con i risparmi che la ASL 6 ricaverà dalla ingente somma di duecento milioni di Euro che spende per rimborsare le altre ASL dove sono andati a curarsi i residenti dei Castelli Romani.
Il programma per essere esecutivo dovrà avvalersi di personale specialistico reperibile nelle cliniche mediche delle Università dichiaratesi disponibili.
Il presidente nei prossimi giorni sottoporrà il progetto al Direttore Generale della ASL Dott. Mostarda anche per inquadrarlo nella più ampia riorganizzazione funzionale con l’ospedale di Frascati nell’ambito del distretto sanitario H1 come auspicato dal sindaco Mastrosanti per restituire ai cittadini dei Castelli il diritto di curarsi nel territorio senza diventare turisti sanitari in giro per l’Italia alla ricerca di un posto dove curarsi.
Urge ricollocare la sanità al servizio della persona e di sottrarla alla prevalente invadenza dei privati.
Le strutture ci sono, le risorse e la volontà delle autorità regionali anche sulla necessità di mettere in atto una svolta nel fondamentale campo della Sanità. Vi sono perciò le condizioni per avviare una nuova fase che, ferme restando le innovazioni introdotte nel tempo con le normative dalle nuove leggi restituisca al territorio quella funzionalità che l’ospedale di Marino seppe assicurare fino agli anni ’90 ai cittadini del Lazio e del mezzogiorno d’Italia.
On. Giulio Santarelli
Marino 19 dicembre 2019