Partiamo subito col rispondere alla domanda principale: The Witcher non è l’erede de Il trono di spade. O meglio: dipende dai punti di vista. Di questo ne parleremo in maniera più approfondita a breve. Tutti si chiedono come è questa nuova serie tv di Netflix e se valga la pena vederla. Scopriamo dunque la recensione degli episodi della prima stagione, senza spoilerare la trama.
Perché (non) è l’erede de Il trono di spade
Torniamo alla domanda di partenza. The Witcher non può essere l’erede de Il trono di spade perché i suoi racconti sono molto meno complessi rispetto a quelli scritti da George R.R. Martin. Risultano più scorrevoli e hanno meno personaggi principali e secondari: questo facilita la fruizione dei racconti dello Strigo anche ai non avvezzi al genere fantasy. Il trono di spade ha vari protagonisti che si susseguono e può essere definita una storia corale. Al contrario, The Witcher è più incentrato sui rapporti dei protagonisti principali e ha non pochi rimandi con l’attualità.
Geralt di Rivia è infatti giudicato male da tutti e quando cammina le persone sono solite lanciargli sassi e insultarlo per via della sua natura di mutante. Il razzismo e la diversità sono dunque delle tematiche trattate in maniera poco politically correct e per questo risultano più efficaci. Lo scrittore dei libri si rifà anche alla Polonia degli anni ’90 e alcune parole sono talvolta ripetute e poco inclini al pubblico italiano. I personaggi principali sono descritti in maniera più semplicistica rispetto a Game of Thrones, nonostante le sfumature morali delle scelte che li attendono al bivio.
Perché invece può essere definito l’erede de Il trono di spade? Presto detto: sangue, sesso, intrighi di potere a volontà. Nell’attesa che Amazon sforni la serie tv su Il signore degli anelli, gli orfani di mondi fantastici dal sapore medievale non potranno che trovare godimento nella saga che esce proprio oggi, 20 dicembre 2019, su Netflix.
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Differenze con i libri
La saga tratta dai libri di Andrzej Sapkowski rispecchia fedelmente i suoi libri. La prima stagione prende spunto dai due libri (per leggere la saga in ordine cronologico e conoscere da dove iniziare, clicca qui) iniziali, che in realtà sono una serie di racconti che introducono i personaggi principali – Il guardiano degli innocenti e La spada del destino.
Il male minore e Il confine del mondo sono i racconti principali del primo libro e avranno il compito di far conoscere al grande pubblico un po’ del mondo dello Strigo e del suo carattere. Le novelle sono state adattate per la prima stagione della serie tv, ma hanno subìto diversi cambiamenti nella sceneggiatura dalla showrunner Lauren Schmidt Hissrich. Questo per far sì che l’interesse di chi ha conosciuto la saga tramite i libri dello scrittore polacco resti comunque alta.
The Witcher, recensione serie tv Netflix (no spoiler)
Parliamo della serie. Come detto, The Witcher inizia prendendo spunto dalle principali novelle del primo libro e da personaggi introdotti dal secondo (di Ciri si parla a malapena ne Il guardiano degli innocenti). Introduce il personaggio di Geralt di Rivia (Henry Cavill) e di Yennefer di Vengerberg. Anche personaggi secondari, ma di ruolo primario nelle suddette novelle quali la regina Calanthe e Renfri. In queste storie capiremo subito che il mondo dello Strigo è fatto da esseri umani che somigliano a mostri e da questi ultimi che non sempre sono esseri cattivi. Il tutto nonostante Geralt sia proprio un cacciatore di mostri.
Tuttavia, non di ogni mostro: solo di quelli cattivi – e redditizi. Il budget stanziato per la prima stagione è sì elevato, ma meno rispetto ad altre serie tv. Probabile che questo sia fatto in virtù di una gestione oculata e di una presenza di effetti speciali (per fortuna l’uso della CGI non è così massiccio) che andrà via via presentandosi in maniera più pervasiva. Seppure non perfetta, l’uso della computer grafica passa comunque in secondo piano. Buono l’utilizzo anche più artigianale degli effetti speciali, che rendono comunque interessanti gli scontri con i mostri. A questo proposito, le coreografia sono ben realizzate a appaganti per lo spettatore. Diverse scene sono state infatti girate lasciando lo sfondo poco visibile e molte quelle girate negli interni, comunque ben ricostruiti. All’inizio in molti avesvano presente l’immagine del personaggio dei videogiochi e per questo la scelta sul protagonista, un muscoloso “Superman” Cavill, ha inizialmente fatto storcere il naso ai fan. Poca ironia nel primo episodio, ma l’ingresso di un comprimario rende più leggeri i successivi episodi. Inizio un po’ confusionario e qualche incertezza nei paesaggi in computer grafica e nei mostri rendono non proprio agevole l’impatto con la storia. Tuttavia, messe da parte queste piccole incertezze, la trama resta godibile e migliora pian piano.
Dobbiamo dire che l’interpretazione di Cavill non lascia spazio a dubbi e riesce perfettamente a calarsi nella parte, da fan qual è stato anch’esso della saga. La fotografia è adeguata alla trama delle avventure dello strigo e la prima stagione, seppur con qualche riserva, è comunque promossa a pieni voti e genera curiosità nel capire come proseguirà la storia e quanto prenderà spunto dai libri successivi. Degni di nota anche make-up e costumi. Qualche rimando è stato fatto anche ai videogiochi usciti nel corso degli anni e soprattutto al “recente” The Witcher 3: Wild Hunt, ma le storie lì narrate non saranno minimamente prese in considerazione. Infine, una curiosità: il medaglione della Scuola del lupo nel videogioco è composto dal viso frontale del Lupo, a bocca spalancata. Nella serie si è scelto di stilizzarlo in maniera meno aggressiva, ma altrettanto interessante. Ben eseguiti anche gli stili dei segni evocati da Geralt.
Insomma, cosa aspettarci dalla serie tv di The Witcher? Nella nostra recensione della nuova serie tv disponibile su Netflix a partire da oggi abbiamo potuto constatare come siano pienamente state rispettate le leggi morali interne alle opere di Sapkowski, ma anche degli sviluppatori di CD Project. Una serie ricca di colpi di scena e di personaggi intriganti e carismatici, sebbene descritti in maniera abbastanza pop e con sfumature non eccessivamente complesse. Particolarmente azzeccati i dialoghi. I libri e il videogioco danno una grande importanza alle interazioni, e anche nella serie tv abbiamo riscontrato come lo scambio di battute sia ben eseguito e ritmato.
Tirando le somme
Risulterà sicuramente interessante per i fan, ma anche per chi si affaccia per la prima volta al mondo fantasy di The Witcher. Siamo certi che il mondo dello strigo farà parlare di sé nel tempo. E chissà non sia da spunto per qualche adattamento italiano (il fumetto Dragonero della Sergio Bonelli Editore o i libri di Licia Troisi, tanto per dirne un paio) per un genere che sta pian piano trovando molto spazio?