Nel mese di febbraio, si stima che l’indice nazionale dei prezzi al consumo per l’intera collettività (NIC), al lordo dei tabacchi, registri una diminuzione dello 0,1% su base mensile e un aumento dello 0,3% su base annua (da +0,5% di gennaio); la stima preliminare era +0,4%.
I dati ISTAT
La decelerazione dell’inflazione è imputabile prevalentemente alla dinamica dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (la cui crescita passa da +3,2% a +1,2%), dei servizi relativi ai trasporti (da +2,6% a +1,5%) e, in misura minore, dei Tabacchi (da +2,9% a +1,5%) e dei beni alimentari non lavorati (da +0,8% a +0,1%); tali andamenti sono stati solo in minima parte compensati dal ridursi dell’ampiezza della flessione dei prezzi dei servizi relativi alle comunicazioni (da -5,2% a -2,8%).
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L’“inflazione di fondo”, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, e quella al netto dei soli beni energetici rallentano entrambe di un decimo di punto (da +0,8% del mese precedente a +0,7%). Il calo congiunturale dell’indice generale è dovuto principalmente dalla diminuzione dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (-1,4%) e dei Servizi relativi ai trasporti (-0,8%), solo in parte bilanciata dall’aumento dei prezzi dei Beni alimentari non lavorati (+0,6%).
L’inflazione rallenta per i beni (da +0,1% di gennaio a -0,3%), mentre è stabile per i servizi (+1,0%); il differenziale inflazionistico, pertanto, rimane positivo e si amplia (+1,3 punti percentuali da +0,9 a gennaio).
I prezzi dei beni alimentari, per la cura della casa e della persona aumentano dello 0,3% su base annua e quelli dei prodotti ad alta frequenza d’acquisto dello 0,8% (entrambi in netto rallentamento rispettivamente da +0,6% e da +1,3% del mese precedente).
L’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) diminuisce dello 0,5% su base mensile, a causa principalmente delle ulteriori riduzioni di prezzo registrate per i saldi invernali di abbigliamento e calzature, di cui l’indice NIC non tiene conto. L’IPCA aumenta dello 0,2% su base annua, da +0,4% del mese precedente. La stima preliminare era +0,3%.
L’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati (FOI), al netto dei tabacchi, registra una diminuzione dello 0,2% su base mensile e un aumento dello 0,2% rispetto a febbraio 2019.
Sono le componenti più volatili (beni energetici non regolamentati e beni alimentari non lavorati cui si aggiungono i servizi relativi ai trasporti) a spiegare la decelerazione registrata a febbraio dall’inflazione, che quindi si conferma debole. La crescita dei prezzi della componente di fondo è infatti più che doppia di quella riferita all’intero paniere, mentre i Beni energetici regolamentati, che registrano per l’ottavo mese consecutivo una flessione tendenziale ampia, si confermano come la componente merceologica che contribuisce di più a frenare l’inflazione nel nostro paese.
Insomma, i dati di febbraio ci lasciano ben sperare. Sarà lo stesso per marzo 2020, dopo l’onda di contagio del Covid-19? L’economia italiana riuscirà a parare i colpi della crisi da Coronavirus? Attendiamo i dati ISTAT del prossimo mese. Vedremo.