Oggi si parla molto del ruolo sociale che il calcio ha nei confronti dei cittadini e dei territori a cui essi appartengono. Ribadito più volte anche in Parlamento, negli ultimi mesi, il ruolo sociale del calcio è affidato in prima persona agli uomini che il calcio lo fanno: gli imprenditori. Queste figure spesso invisibili, perché troppo in alto nella scala gerarchica della piramide sociale, possono giocarsi, con il pallone, una carta importante per avvicinarsi ai tifosi che, prima di ogni altra cosa, sono soprattutto cittadini, figli di una terra.
Il Frosinone di Maurizio Stirpe
Una “Questione meridionale”, un divario nord-sud, probabilmente esiste anche nel calcio italiano. Come si evince da diverse analisi legate ai palmarès dei club e alle relative partecipazioni alla massima serie del campionato italiano di calcio, le squadre meridionali e centro-meridionali italiane, in tutta la loro storia sportiva, hanno raggiunto molti meno traguardi rispetto alle compagini settentrionali. Ci si chiede quale sia il problema: cultura sportiva, cultura imprenditoriale? Una commistione di entrambe, probabilmente. Proprio per via di questa tendenza, ciò che spicca, e che ha affascinato tutta Italia in tempi recenti, è sicuramente la visione imprenditoriale di Maurizio Stirpe, imprenditore di lungimirante prospettiva, Presidente del Frosinone Calcio dal 2003.
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Parlando di sviluppo delle società calcistiche del sud e centro-sud Italia e mettendolo in correlazione diretta con i risultati sportivi raggiunti, il Frosinone ha fatto passi da gigante, raggiungendo in un batter d’occhio la Serie A, nel maggio 2015, per la prima volta nella sua storia: “Siamo partiti da zero ed oggi possiamo essere moderatamente soddisfatti per il percorso che è stato fatto. Un percorso durato quasi 20 anni”, ha raccontato Maurizio Stirpe in recenti dichiarazioni ai nostri microfoni.
Il Frosinone balza all’occhio sopratutto per il fatto che emerge da decenni di discreto anonimato, sia nel calcio che nella cultura di massa. In quanti rimembrano le tante perplessità che i ciociari hanno dovuto sorbire dal 2015 in poi a livello nazionale, nonostante il salto di qualità: “Frosinone chi?”, “Frosinone dov’è?”. Sicuramente l‘improvvisa ascesa ciociara ha spiazzato un po’ tutti, fanatici del calcio e non. E il far parlare di sé nell’era moderna e digitale, che sia nel bene o nel male, fa comunque pubblicità. Ma, evidentemente, chi si permette di parlarne con spirito, non vuole o non riesce a cogliere quanto di grande sia stato fatto a Frosinone, una città che vive eternamente all’ombra della Capitale d’Italia.
A proposito di come sia cominciato questo processo di sviluppo e ammodernamento della società Frosinone Calcio, il Presidente Maurizio Stirpe ha dichiarato a Casilina News: “La molla che ha fatto scattare tutto questo ragionamento è stata sempre e solo quella di provare a far parlare il nostro territorio in termini positivi. Lo sviluppo delle infrastrutture è l’altro aspetto centrale che abbiamo voluto stimolare ed attuare. Partito nel 2015, aveva proprio questo senso: creare qualcosa di stabile intorno al quale si potesse provare a sviluppare un movimento che avesse delle fondamenta solide“.
Quel che può essere definito il progetto “Frosinone”, per via della sua unicità tra le medio piccole società italiane (anche in un’ottica meridionale), non è culminato solo in uno stadio “gioiello”, posizionato senza cognizione di causa in un punto qualsiasi della città, anzi. Quello stadio ha allontanato il degrado dalle periferie, ha portato quasi obbligatoriamente al miglioramento delle infrastrutture circostanti, dei servizi di trasporto pubblico, alla creazione di un nuovo spazio sociale, anzi di due dal momento che il vecchio stadio “Matusa” è stato prima smantellato e poi riconvertito a parco e a nuova zona residenziale. Di conseguenza, tutto questo ha attivato un meccanismo di investimenti pubblici e privati che sono andati in favore di tutti i cittadini e che si è reso necessario, se non appunto obbligatorio, per non rendere il progetto ciociaro un deludente fuoco di paglia, una di quelle abitudinarie false illusioni che la Ciociaria, così come molte altre terre, è abituata a vivere.
Oggi, avere una società come il Frosinone vuol dire contribuire, anche se in minima parte, allo sviluppo non solo del calcio e dell’economia locale, ma del calcio e dell’economia nazionale. Voglio entrare nel merito della questione, con un ragionamento specifico e dettagliato. Il tifoso del Frosinone che si vede sbalzato per la prima volta in Serie A, non perderà occasione per seguire la sua squadra in trasferta a Torino, Milano, Napoli, Bologna e Firenze: occasione non solo per seguire il calcio e la squadra, ma per visitare un luogo diverso, assaggiare piatti tipici, fare acquisti e qualsivoglia attività che metta in circolo del capitale (umano e monetario); così come il tifoso di Juventus, Inter, Milan, Bologna e Fiorentina, tanto per citarne alcune. Ma questi tifosi delle “big” italiane, che ormai hanno fatto della Serie A la loro casa, per la storia e tradizione che rappresentano, potrebbero anche non mostrarsi interessati nel venire a Frosinone. Se non che, il Frosinone attualmente offre uno stadio all’avanguardia, di fama nazionale ed internazionale, elogiato anche dalla classe politica, oltre che dalle istituzioni calcistiche. Ed è qui che il tifoso delle grandi squadre italiane di calcio, potrebbe miracolosamente cambiare idea e dire “Sai che c’è, io Frosinone non l’ho mai vista. Poi pare abbia anche un bellissimo stadio, nuovo. Chissà come è la Ciociaria, si dice si mangi anche molto bene”. Ed ecco che il cerchio è chiuso. Si attiva un meccanismo di portata nazionale che apporta benefici a tutti i cittadini, dal settore turistico, a quello delle infrastrutture, dei servizi di trasporto e delle attività commerciali. Niente di più semplice.
L’unico impedimento possono essere le autolimitazioni che si pongono alla propria visione imprenditoriale e territoriale. La rottura del paradigma “calcio = interesse personale” vede oggi il suo esempio più preponderante nella lungimiranza che ha caratterizzato l’operato di Maurizio Stirpe e che, per tali motivazioni, può essere elevato come uno dei migliori Presidenti del calcio italiano. Il segreto, che poi segreto non è, è molto semplice: “Mettere l’interesse del Frosinone Calcio al di sopra degli interessi individuali di tutte le sue componenti: azionisti, tifosi e di chi poteva avere anche delle condizioni di conflitto d’interesse. Noi abbiamo sempre provato a privilegiare quello che era l’interesse allo sviluppo della società di calcio. Sono stati fatti tanti sacrifici, sono state investite risorse importanti. Tante volte, malgrado i sacrifici non si riesce a raggiungere i risultati sperati, qui invece i risultati ci sono stati. – Continua poi il Presidente Stirpe – C’è un problema di risorse decisamente rilevante, un problema di infrastrutture importanti, sempre problemi di progetti che guardano troppo al breve periodo e poco al medio-lungo periodo. Secondo me, per avviare progetti con basi solide, bisogna partire dai settori giovanili e anzi, ancor prima, dall’organizzazione della società, dalle infrastrutture. Importante è avere anche la costanza e la pazienza che arrivino dei risultati“, ha dichiarato il Presidente Stirpe a Casilina News.
Per quanto concerne gli aspetti prettamente sportivi, leggi qui l’intervista con le dichiarazioni del Presidente del Frosinone Calcio, Maurizio Stirpe.
FOTO DI REPERTORIO