Si chiama Lo chiamavano Jeeg Robot l’ultimo film con protagonista Claudio Santamaria. Finalmente, un film italiano che va controcorrente e lascia da parte le classiche tematiche a sfondo sentimentale tanto in voga. Un supereroe all’italiana, questa in estrema sintesi la definizione di un film ambientato nella periferia romana di Tor Bella Monaca.
Il 25 febbraio uscirà in tutte le sale italiane Lo chiamavano Jeeg Robot (112 minuti). Gabriele Mainetti porta sul grande schermo un film di fantascienza che ha già conquistato la critica.
La trama (no spoiler) – Enzo Ceccotti (Claudio Santamaria) risiede nella periferia romana di Tor Bella Monaca. Tira avanti grazie a piccoli furti. Durante uno di questi, fugge dalla polizia e si tuffa nel fiume Tevere di Roma. Qui finisce contaminato dal materiale di un barattolo di rifiuti radioattivi. Il giorno seguente si risveglia con una forza sovraumana. Inizialmente, proverà a sfruttare i suoi poteri per raccimolare denaro. Troverà la sua redenzione proteggendo la vicina di casa, figlia di un suo amico morto da poco. Per farlo, si metterà contro la malavita romana.
La genesi del supereroe ricalca i vecchi fumetti americani. A dargli quel tocco di originalità sono le atmosfere della periferia romana, la bravura degli interpreti e lo sfondo sociale su cui si muove il supereroe. Il nome del personaggio deriva dalla vicina di casa, appassionata della serie a cartoni degli anni ’70 creata da Go Nagai: Jeeg Robot.
Claudio Santamaria è ingrassato 20 kg per recitare al meglio il ruolo e la sua nemesi è interpretata da quel Luca Marinelli che ha esordito splendidamente nell’ultima pellicola di Claudio Caligari, Non essere cattivo. L’influenza delle pellicole americane si fa sentire – ed è un bene –, e si tratta di un esempio di come il cinema italiano possa produrre pellicole che vanno oltre la facile commedia romantica. Un plauso al coraggio dei produttori, ma anche a tutto il cast. Lo chiamavano Jeeg Robot si appresta a diventare un cult e forse il caso cinematografico del 2016.