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Codici: chiediamo chiarezza al Comune di Colleferro sul ritorno a scuola degli studenti

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L’uscita dalla zona rossa è senz’altro una buona notizia, ma la confusione che arriva dalle ultime comunicazioni diramate tramite social dal Comune desta perplessità. Questo il giudizio dell’associazione Codici, che sta seguendo con preoccupazione la gestione dell’emergenza Covid19 a Colleferro.

Codici chiede maggior chiarezza sul ritorno a scuola dopo la zona rossa

“L’annuncio dell’uscita dalla zona rossa tra sabato 6 e domenica 7 marzo è senza dubbio una buona notizia – dichiara Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – perché questo significa che la situazione è migliorata. Al tempo stesso, però, ci sono alcune questioni che non ci convincono, come le ultime comunicazioni del Comune”.

Il riferimento è al post pubblicato ieri sulla pagina Facebook del Comune, in seguito alla riunione svoltasi la sera prima della Commissione Sanità. “Quello che contestiamo – afferma Marina Peretto, Responsabile di Codici Colleferro – è il passaggio sulla riapertura delle scuole. Si dice, in sostanza, che per gli studenti che non si sono sottoposti volontariamente al tampone è consigliabile la presentazione del certificato medico. L’intervento del Sindaco è confuso e ambiguo” – proseguono da Codici.

“Non si capisce se il certificato medico è obbligatorio, nel qual caso saremmo di fronte ad un provvedimento illegittimo perché deliberato ‘a posteriori’ rispetto alla decisione di far sottoporre, volontariamente e non obbligatoriamente, gli studenti alla procedura diagnostica del tampone. È ovvio che non si può dichiarare facoltativo un test e poi precludere l’accesso alle scuole in mancanza di esso. Imporre, d’altro canto, il tampone agli studenti per frequentare la scuola sarebbe in ogni caso un provvedimento quantomeno ‘azzardato’ dal punto di vista costituzionale.

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In un momento così delicato, oltre che drammatico, è necessario fornire informazioni chiare e precise. Non ci sembra che il Comune lo stia facendo, anzi le ultime uscite social stanno solo generando confusione tra la popolazione ed è l’ultima cosa di cui c’è bisogno” concludono dall’associazione.