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Sciopero lavoratori Amazon: il presidio a Colleferro e tutto quello che bisogna conoscere sulla situazione

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UIL Lazio in presidio al centro Amazon di Colleferro

“Oggi a Colleferro e in tutta Italia denunciamo una serie di ingiustizie che stanno subendo i 10mila lavoratori  in somministrazione per Amazon e i lavoratori fuori usciti che purtroppo hanno avuto contratti da un mese, da tre mesi e oggi si ritrovano a casa dopo essere stati formati, selezionati e aggiungerei illusi,  visto che, all’improvviso con un sms è stato comunicato loro di andare a casa senza alcun tipo di motivazione”.

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Con queste parole Lucia Grossi, segretaria generale di UIL Temp – categoria sindacale che che organizza e rappresenta i lavoratori che hanno contratti a breve termine, in somministrazione, a progetto e anche Partite Iva – ha iniziato il picchetto, nel rispetto delle normative anti-Covid – fuori i cancelli del centro Amazon di Colleferro. Un momento di protesta legato al grande sciopero che ha coinvolto tutta la filiera Amazon in Italia: da chi lavora nei magazzini fino a chi consegna gli ordini.  Per la prima volta al mondo, i lavoratori del colosso di Jeff Bezos hanno organizzato uno sciopero nazionale,  incrociando le braccia per chiedere dignità, diritti e garanzie occupazionali a una multinazionale che l’anno scorso ha fatturato circa 1 miliardo di euro. 

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A Colleferro la maggioranza dei lavoratori è in somministrazione

“Oggi siamo qui per chiedere dignità per tutti i lavoratori che compongono la filiera Amazon. Lavoratori che ogni giorno offrono servizi a tutta Italia. Amazon – continua la delegazione UIL Temp –  sta triplicando i profitti, questo dovrebbe significare triplicare il lavoro, investire sulle strutture ma anche sui lavoratori”. Lo sciopero di oggi, indetto da Cgil, Cisl e UIL, è sicuramente un evento storico, soprattutto perché coinvolge tutta la rete di distribuzione e ogni tipo di centro, da quelli più grandi chiamati Fulfillment Centers (FC02)fino ai più piccoli delivery station, stazioni di consegna. Quello di Colleferro è un grande centro di distribuzione, ed è contrassegnato come FC02, come recita il cartello che dà il benvenuto ai lavoratori, che nei centri vengono chiamati “amazonian”.

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Il centro distribuzione numero 1 è invece quello di Passo Corese, in provincia di Rieti, dove dal 2017 la freccia arancione di Amazon sovrasta una struttura di 65 mila metri quadri di superficie. E oggi sotto quel logo, tante lavoratrice e tanti lavoratori hanno partecipato al presidio, prendendo parte alle proteste e alle iniziative dei sindacati confederali. Secondo i dati delle Filt Cgil sarebbero circa il 75% i lavoratori che hanno preso parte allo sciopero e in alcuni siti, secondo i sindacati si è arrivati a un’adesione del 90 %. Numeri che secondo i manager di Amazon non rispecchiano la realtà. Il colosso di Seattle, infatti, ha dichiarato che in Italia il ” Il tasso adesione allo sciopero è stata inferiore al 10%”.

Masucci (Fit Cisl): I lavoratori non possono essere spremuti come limoni

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“Pochi anni fa, il piazzale antistante lo stabilimento Amazon di Passo Corese era inaccessibile al sindacato. Essere stati in presidio di fronte al sito con le nostre bandiere, nell’ambito dello sciopero nazionale, assume dunque oggi una valenza ‘storica’ . Per parte nostra, non ci fermeremo finché non sarà superato il mito della ‘falsa modernità’, secondo cui un algoritmo elaborato a Barcellona decide i ritmi di lavoro delle persone. ‘Innovazione’ non è semplice applicazione tecnologica, ma coniugazione di diritti e nuove frontiere del lavoro”. È quanto ha dichiarato il Segretario Generale della Fit-Cisl del Lazio, Marino Masucci, dal presidio di Passo Corese. “Dai ritmi di lavoro alla stabilizzazione dei precari, passando per la turnistica e per l’eccessivo carico dei driver, sono molte le tematiche su cui intavolare un dialogo con l’azienda. E’ necessario capire che l’intermediazione non è un concetto ‘vintage’, al contrario il vero potere è nell’unione. Nello stesso momento in cui nello stabilimento Amazon di Bessemer, negli Usa, si è iniziato a parlare dell’atteggiamento aziendale nei confronti delle parti sociali, il tribunale di Rieti si è espresso confermando la condotta antisindacale di Amazon a Passo Corese nel riconoscimento di una nostra Rsa. Lavoratore per lavoratore, stabilimento per stabilimento, va costruita una rete di solidarietà internazionale per costruire alternative all’attuale assenza di dialogo. I lavoratori non possono essere ‘spremuti come limoni’, senza che le loro istanze ed esigenze vengano ascoltate: non c’ è niente di moderno in tutto ciò”.

Mentre sui cancelli e sul piazzale di Passo Corese sventolavano le bandiere delle diverse sigle sindacali che hanno indetto lo sciopero, a Colleferro l’unica rappresentanza visibile è stata quella della UIL Temp e UIL Trasporti. “Qui a Colleferro la maggioranza dei lavoratori è composta da lavoratori somministrati, parliamo di quasi 600 lavoratori interinali, mandati via con un messaggio, senza alcun tipo di spiegazione. Anche a Colleferro chiediamo continuità occupazionale, diritti e occupazione per chi lavora in Amazon”, raccontano i sindacalisti UIL fuori i cancelli di un centro logistico aperto pochi mesi fa, dove attualmente sono pochi i lavoratori iscritti a una sigla sindacale. Due mesi di contratto, una chiamata per due settimane, un’estensione di qualche giorno per coprire i “picchi”, ossia le giornate in cui ci sono più ordine, e poi, dopo qualche ora dalla fine di una giornata di lavoro arriva un sms: “la tua missione in Amazon finisce qui”. Un destino comune per molti lavoratori del sito di Colleferro; una situazione che non incoraggia a manifestare e a saltare turni di lavoro, ma che indirizza per lo più ad accettare le richieste di estensione della giornata lavorativa, soprattutto in occasione di uno sciopero generale.

Marta Bonafoni: “Solidarietà ai lavoratori e alle lavoratrici, ora battersi per lavoro sostenibile”

Alla giornata di protesta hanno partecipato anche politici locali e regionali. Diversi i comunicati e le azioni in solidarietà dei lavoratori della logistica tra cui troviamo le parole della consigliera regionale Marta Bonafoni. “Voglio esprimere solidarietà alle lavoratrici e ai lavoratori di Amazon che per la prima volta in Italia hanno indetto un coraggioso sciopero. Non facile in contesti di estrema precarietà e ricattabilità. Ma il sostegno – riporta la nota della consigliera –  non basta perché è uno sciopero che ci interroga tutti sulle nuove condizioni di lavoro, in cui gli algoritmi decidono della vita degli addetti, in cui ogni diritto è andato sgretolandosi anche per colpa delle nostre nuove modalità di consumo. Dai magazzini di Amazon in queste ore sentiamo tante voci di donne e uomini che ci parlano della loro moderna catena di montaggio che sono i nostri hobby e interrogano le istituzioni sulle loro responsabilità. E’ vero che stiamo vivendo, tra digitalizzazione e necessità indotte dalla pandemia, un tempo nuovo ma che sia allora l’occasione per ragionare anche su un “lavoro buono” che rispetti i diritti di tutti e tutte. Alle multinazionali che fanno enormi profitti, spesso pagando pochissime tasse, diciamo che non è più sufficiente offrire occasioni di lavoro: bisogna offrire lavoro sostenibile”.

Di Berardino a Passo Corese: Come Regione scriveremo all’azienda per avviare un confronto istituzionale

“Questa mattina mi sono recato a Passo Corese in occasione dello sciopero indetto dalle organizzazioni sindacali per difendere i diritti dei lavoratori della filiera Amazon” fa sapere in una nota l’assessore regionale al Lavoro Claudio Di Berardino, in visita al centro della frazione di Fara in Sabina. “Come Regione Lazio – continua la nota –  auspichiamo che azienda e sindacati possano dare avvio a corrette relazioni industriali anche per ridefinire insieme una organizzazione del lavoro capace di assicurare da una parte innovazione, efficienza e produttività e dall’altra possa assicurare diritti e turni di lavoro idonei per tutto il personale. Crediamo che, anche in questo ambito, i due aspetti siano conciliabili e che anzi, la contrattazione collettiva possa arricchire condizioni di lavoro e processo produttivo.

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Sulla base di questo, oggi stesso scriveremo all’azienda per avviare un confronto istituzionale volto anche a favorire la ripresa di corrette relazioni tra le parti”.