Si è svolta dopo 250 anni la messa di San Michele a Nemi. Un momento storico per questo territorio. Molti hanno partecipato con gioia all’evento.
Lo Speco di San Michele torna ad essere un luogo di culto
Ai piedi della rupe lavica su cui sorge Nemi, c’è lo Speco di San Michele, una grotta naturale formatasi migliaia di anni fa e circondata da una fitta vegetazione. Nel IX-X secolo D.C. era diventato luogo di culto; ne fa testimonianza un altare con una lastra di granito verde sorretta da 4 colonne con capitelli romani alte un metro. Probabilmente era abitato da monaci basiliani. Nel XII secolo subentrarono i monaci cistercensi e costruirono sopra l’altare un artistico baldacchino con colonne di due metri. Per la loro residenza edificarono anche un eremo, oggi non più esistente.
Verso la metà del XVII secolo i monaci lasciarono il luogo e degli eremiti ne diventarono custodi e vi rimasero per circa un secolo. In un documento del 1770 si dice che lo Speco era ormai abbandonato. In esso ci sono interessanti affreschi risalenti alla fine del XV secolo; sotto uno di questi è chiaramente leggibile l’anno MCCCCLXXX.
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Nei primi mesi di questo anno c’è stato il recupero dello Speco grazie ad un percorso con staccionata realizzato dall’Amministrazione Comunale, che parte dal sentiero delle Mole. Un nuovo percorso che scende dai giardini pubblici è attualmente in cantiere. Grazie all’opera di alcuni volontari lo Speco è stato completamente ripulito e chiuso dal cancello esistente per preservarlo da atti vandalici e da animali. Il piazzale antistante è stato trasformato in giardino, dove campeggia una croce alta 2,80 metri.
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