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Regione Lazio, Filiera corta: approvata la legge a sostegno dei consumi dei prodotti

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Regione Lazio,dimissioni de Angelis, per l'opposizione "atto dovuto"

APPROVATA LEGGE A SOSTEGNO DEI CONSUMI DI PRODOTTI DA FILIERA CORTA
Stanziati 600 mila euro, più 150 mila per sostegno dei gruppi di acquisto solidale e popolare                                                                          

I prodotti agricoli, della silvicoltura, dell’acquacoltura, della pesca, agroalimentari e alimentari di qualità del Lazio provenienti da filiera corta hanno una legge che ne valorizzerà e sosterrà il consumo. Ad approvarla, oggi pomeriggio, con voto unanime, il Consiglio regionale del Lazio. La normativa è finanziata con uno stanziamento pari a 100 mila euro e 250 mila euro per ciascuna annualità 2017 e 2018, più gli eventuali fondi della programmazione comunitaria 2014-2020. Altri 50 mila per ciascuna annualità sono stati aggiunti a sostegno dei Gasp (Gruppi di acquisto solidale e popolare).

La proposta è nata da un’iniziativa di cui è prima firmataria la consigliera Cristiana Avenali ed è stata sottoscritta tanto da esponenti della maggioranza che delle opposizioni. Nel corso della seduta sono state introdotte, rispetto al testo licenziato dalla ottava commissione lo scorso 12 maggio, numerose modifiche, frutto di oltre 30 emendamenti presentati da esponenti di tutti gli schieramenti, oltre che dallo stesso assessore all’agricoltura Carlo Hausmann.

Trasparenza sui prezzi, tracciabilità, sostenibilità ed esclusione dei prodotti contenenti organismi geneticamente modificati sono princìpi chiave della normativa approvata oggi che si propone in modo esplicito la tutela della salute, del benessere dei cittadini e la sostenibilità ambientale delle produzioni. Numerose le novità: dalla promozione del pesce “a miglio zero” alla valorizzazione delle risorse genetiche locali di interesse agrario, dai “mercati dei contadini” agli spazi nei nuovi mercati comunali per la vendita diretta di prodotti a filiera corta (40 per cento dei posteggi).

Se da un lato si guarda ad accordi tra produttori e grande distribuzione, dall’altro viene sostenuta la costituzione di gruppi di acquisto solidale e popolare (grazie anche a un emendamento per iniziativa di Francesco Storace) o di acquisto collettivo delle produzioni a filiera corta e di gruppi di offerta per la vendita collettiva. Dettata la disciplina per la vendita diretta. L’inserimento di questo genere di prodotti in misura superiore al 50 per cento sarà poi titolo preferenziale negli appalti di servizi e forniture destinate alle strutture di ristorazione collettiva della Regione e degli enti dipendenti. Un logo e un circuito renderanno riconoscibili le aziende agricole, di ristorazione, trasformazione dei prodotti e vendita al pubblico.

In programma anche interventi per garantire nel paniere di filiera corta i prodotti per persone affette da intolleranze alimentari (emendamento proposto da Daniele Sabatini). La legge punta alla riduzione del ricorso agli agrofarmaci e al risparmio dell’acqua per l’irrigazione. Incentivato il ricorso a packaging riciclabile o compostabile, con un emendamento promosso da Silvana Denicolò e Silvia Blasi. Nascono infine i Centri di trasformazione di comunità (Ctc): associazioni temporanee di scopo che mettono a disposizione degli operatori del settore produttivo del territorio le strutture tecnologiche per le trasformazioni olivicoli, vitivinicoli, cerealicoli, zootecnici, lattiero caseari e ortofrutticoli. Nascono anche le giornate denominate “contadino per un giorno” nel corso delle quali i cittadini potranno partecipare ad alcune fasi della raccolta (da un emendamento di Giancarlo Righini in commissione).

La legge dà anche una definizione di cosa si deve intendere per prodotti “a filiera corta”. Saranno considerati tali quelli destinati all’alimentazione umana “per il cui trasporto dal luogo di produzione al luogo previsto per il consumo si producono meno di 25 chilogrammi di anidride carbonica equivalente per tonnellata”. Si dovrà però trattare di alcune specifiche categorie di prodotto: tradizionali (444 nel Lazio), stagionali, di comprovata sostenibilità ambientale, con una denominazione di qualità o indicazione di origine, specialità tradizionali garantite (Spt), prodotti biologici, con nome ed emblema di un’area naturale protetta, quelli ottenuti da risorse genetiche autoctone, quelli a marchio collettivo previsto dall’articolo 11 del Codice della proprietà industriale (d.lgs. 30/2005), i prodotti ittici a “miglio zero” e i prodotti ottenuti dalla lavorazione delle carni di selvatici catturati

Istituita presso l’assessorato all’Agricoltura della Regione la Commissione tecnico-scientifica “prodotti a filiera corta”, sulla quale l’opposizione ha sollevato diversi interrogativi. Dibattuta pure l’entità del finanziamento, ritenuta esigua, ma che – si è replicato dalla maggioranza – potrà avvalersi anche di risorse comunitarie. Alla Giunta sarà affidato il compito di redigere un regolamento di attuazione e integrazione, sentita la commissione Agricoltura del Consiglio regionale.