La Polizia di Stato svolge quotidianamente con il proprio personale specializzato della Polizia Postale, un’attività di monitoraggio attiva degli spazi web, in particolare delle piattaforme social, finalizzata alla prevenzione e contrasto di condotte penalmente rilevanti.
“Truffa romantica”: ecco tutto quello che c’è da sapere
Tra i fenomeni/reati che vengono indagati dalla Specialità della Polizia di Stato, si annovera anche quello che va sotto il nome di “romance scam” o truffa romantica che ha visto nell’ultimo anno un incremento vertiginoso rispetto ai casi trattati nell’anno precedente. Si tratta di uno dei raggiri più dolorosi di cui si può cader vittima in quanto, colpendo la sfera dei sentimenti, ferisce il desiderio di felicità, lasciando l’amaro in bocca per essere stati manipolati nel peggiore dei modi, creando un danno psico-fisico oltre a quello economico. L’età delle vittime circuite dai falsi corteggiatori sui social si aggira intorno ai 50 anni e a rimanerne coinvolte spesso sono donne di estrazione sociale eterogenea.
La realtà dei casi rivela infatti che la maggioranza delle vittime non è più giovanissima e che, magari dopo una relazione sentimentale finita male e con figli che vivono autonomamente, si diventa facile preda chattando davanti al computer o su uno smartphone. Il sesso maschile, in generale, risulta meno colpito da tale tipologia di truffe, anche se ci sono dei casi in cui molti uomini italiani si sono lasciati “abbindolare” da malfattori che si fingevano donne, soprattutto straniere, mediante account social con fotografie e immagini provocanti, presentandosi come modelle e, non di rado, come ricche ereditiere. In generale i criminali contattano la vittima sui social, inviando una richiesta di amicizia ed utilizzando immagini di uomini molto avvenenti che si presentano spesso come imprenditori o militari in servizio in Paesi territori di guerra, o comunque con posizioni lavorative di alto livello, e che fanno credere alla vittima di essere single, vedovi o separati. Le foto risultano in realtà rubate dalla rete e i profili sono costruiti presentando situazioni verosimili; da qui iniziano i primi scambi di messaggi che si intensificano nel tempo arricchendosi di particolari sempre più intimi sulla propria vita.
Si comincia così a creare un legame con il truffatore, che si rivela entusiasmante per la vittima che ha la sensazione di essere tornata a vivere, immersa in una nuova e travolgente storia d’amore proiettata nel futuro. Dopo aver instaurato questo falso ma intenso rapporto di “amicizia” virtuale, i truffatori cominciano a chiedere denaro, accampando una serie di motivazioni fantasiose legate a gravi motivi di salute o alla voglia i acquistare i più svariati titoli di viaggio per raggiungere la vittima, incontrarla e, perché no, comprare una casa dove vivere insieme.
La donna, che ormai dipende emotivamente da quel legame e da quei messaggi, pensa che il suo interlocutore provi un sincero sentimento nei suoi confronti, che si trovi veramente in difficoltà, iniziando pertanto ad assecondare le richieste con l’invio di denaro. Si tratta di somme ingenti che, a seconda dei casi e della capacità economica della vittima, possono arrivare a raggiungere le centinaia di migliaia di euro. Nell’ultimo anno le somme sottratte ammontano a diversi milioni di euro. I malviventi effettuano un’attività di vera e propria social engineering finalizzata a studiare i comportamenti, le abitudini, nonché gli interessi che la vittima manifesta nel navigare in rete; analizzano inoltre i contenuti che questa condivide sui social, i commenti e i “like” che lascia sui post, instaurando un rapporto di confidenza e amicizia. Purtroppo le persone coinvolte spesso aspettano molto tempo prima di denunciare, perché devono ammettere prima con se stesse di essere state ingannate, ovvero che quello che pensavano fosse un vero interesse nei loro confronti era, in realtà, solo un mezzo per ottenere dei soldi. Il bisogno di credere di avere incontrato l’amore, di “sentirsi” speciali per qualcuno, si contrappone ancora per molto tempo alla presa di coscienza della nuova realtà. Un passaggio emotivo difficile per chiunque, che si aggiunge alla vergogna di dover poi confidare a qualcun altro, che può essere un amico o la Polizia, la propria situazione.
L’attività di contrasto, sebbene risulti essere a volte densa di ostacoli, ha portato negli ultimi tempi ad ottenere buoni risultati con la individuazione di diverse compagini criminali, spesso riconducibili ad organizzazioni straniere attive sul territorio nazionale. In ogni caso si sottolinea che, oltre alle forme previste dalle vigenti norme, tramite il sito www.commissariatodips.it gestito da personale della Polizia Postale, qualsiasi cittadino può inviare segnalazioni riguardanti quei fenomeni che possono essere ricondotti alle “truffe romantiche”, dando così modo alla Polizia di Stato di venire a conoscenza di situazioni emergenziali, al di là di quelle che scaturiscono dalle denunce presentate dai cittadini, vittime di reato. Sempre tramite il citato sito, la Polizia postale pubblica periodicamente “alert” su quei fenomeni di particolare pericolosità, fornendo all’utente utili consigli.
Suggerimenti:
- controllare su un comune motore di ricerca il nome e le immagini del profilo delle persone che ci richiedono questo tipo di attenzioni, verificando che non vi siano già segnalazioni da parte di altri utenti;
- diffidare di coloro che inviano messaggi utilizzando un italiano spesso sgrammaticato;
- non fidarsi di chi chiede denaro con insistenza;
- denunciare ciò che sta accadendo, astenendosi dal pagare qualsiasi somma di denaro.
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Alla luce di quanto sopra detto, Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti” invita a denunciare prontamente all’autorità giudiziaria, anche per tramite della Polizia Postale questi fatti criminosi, inoltre, di essere estremamente cauti con le persone che non si conoscono fisicamente chiedendo, eventualmente, un parere ad una persona di fiducia su quanto sta accadendo e ci vede coinvolti direttamente.
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