Cronaca

Peculato, falsità ideologica e altri reati: operazione della Guardia di Finanza anche a Roma

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i Finanzieri del Comando Provinciale della Capitale hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo finalizzato alla confisca, anche “per equivalente”, di beni per un valore superiore a 20 milioni di euro

Dalle prime ore della mattinata odierna, militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Bari
stanno eseguendo – nelle provincie di Bari e Roma – un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei
confronti di 3 persone (1 agli arresti domiciliari e 2 destinatarie della sospensione dall’esercizio dei pubblici
uffici di commissario liquidatore e curatore fallimentare per la durata di un anno), emessa dal Giudice per le
Indagini Preliminari del Tribunale barese, su richiesta della locale Procura della Repubblica.
Con tale provvedimento sono stati riconosciuti gravi indizi di colpevolezza (accertamento compiuto nella fase
delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa) a
carico dei predetti soggetti indagati, a vario titolo e in concorso tra loro, per le ipotesi delittuose di peculato,
falsità ideologica nonché materiale commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e falsa attestazione o
dichiarazione a un pubblico ufficiale sull’identità e su qualità personali proprie o di altri in relazione alla gestione
di cooperative in liquidazione coatta amministrativa con sedi a Padova, Roma, Savona, Taranto e Torino. È,
altresì, in corso il sequestro dei beni nella loro disponibilità per un valore di circa 1 milione di euro, pari
all’ammontare complessivo del profitto dei reati, allo stato, acclarati.
L’esecuzione dell’ordinanza costituisce l’epilogo di una complessa attività investigativa, coordinata dalla
Procura della Repubblica barese, delegata al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari. In particolare, le indagini traggono origine da accertamenti antiriciclaggio avviati nei confronti di un
professionista barese, all’epoca dei fatti, commissario liquidatore – nominato dal Ministero dello Sviluppo
Economico (di seguito Mi.S.E.) – di molteplici cooperative sottoposte alla procedura di Liquidazione Coatta
Amministrativa. I preliminari approfondimenti eseguiti dalle Fiamme Gialle avrebbero consentito di rilevare
anomale movimentazioni bancarie disposte dal commissario liquidatore, consistite nell’emissione di diversi
assegni circolari – intestati a “me medesimo” – in favore di due cooperative dal medesimo gestite. Tali titoli
sarebbero stati, quindi, posti all’incasso dallo stesso con contestuali prelevamenti in contanti al fine di
appropriarsi di denaro – nella sua disponibilità per ragioni d’ufficio – costituente patrimonio delle predette
cooperative.
Le successive attività di polizia giudiziaria – svolte, su delega della Procura della Repubblica di Bari, mediante
l’esecuzione di intercettazioni telefoniche, ambientali audio/video e telematiche, indagini finanziarie,
acquisizioni documentali presso gli Enti pubblici coinvolti e perquisizioni presso gli uffici e le abitazioni degli indagati, assunzione di informazioni dalle persone informate sui fatti, analisi forense dei dati digitali estrapolati

dagli apparecchi informatici sottoposti a sequestro – avrebbero corroborato l’originaria ipotesi di peculato, che
sarebbe per di più stata reiterata anche in relazione ad altre tre cooperative, e fornito rilevanti riscontri
sull’attualità della condotta fraudolenta posta in essere dal commissario liquidatore nonché sul coinvolgimento di
ulteriori soggetti.
Nel dettaglio, è stato ricostruito, salvo le ulteriori verifiche con il confronto della difesa, che dai conti correnti
bancari di cinque delle cooperative gestite dal commissario liquidatore barese – quelle che, di fatto, erano
capienti – quest’ultimo avrebbe: richiesto l’emissione di numerosi assegni circolari a beneficio delle medesime
società, per poi porli personalmente all’incasso e convertirli in denaro contante, nonché effettuato prelevamenti
per fini personali; disposto bonifici e/o emesso assegni bancari in favore di sé stesso o delle cooperative. In tal
modo lo stesso professionista si sarebbe arbitrariamente impossessato di oltre 380.000 sottraendoli
indebitamente alle casse societarie.
Le indagini avrebbero, tuttavia, permesso di disvelare che il reale dominus della gestione delle cooperative
sarebbe stato un commercialista di origine calabrese, condannato in via definitiva, nel 2014, per corruzione per
un atto contrario ai doveri d’ufficio nell’ambito di altra vicenda processuale. Le investigazioni avrebbero, infatti,
evidenziato come il più volte citato commissario liquidatore barese non avesse mai svolto alcuna mansione, né
fornito alcun contributo direttivo in relazione agli incarichi affidatigli dal Mi.S.E.; nel contempo, le stesse
avrebbero, viceversa, palesato il ruolo di protagonista del commercialista calabrese, che avrebbe assunto e
consolidato nel tempo l’incarico di commissario liquidatore “di fatto” delle suddette cooperative. Quale
contropartita per l’attività gestionale prestata, il menzionato commercialista avrebbe percepito somme di danaro
giustificate da incarichi professionali per un ammontare complessivo pari a oltre € 270.000.
Tra le condotte distrattive che sarebbero state attuate dal commissario liquidatore barese, pari a oltre € 651.000,
oltre a quelle appena descritte a beneficio del commercialista calabrese, rileverebbero anche i bonifici disposti
nei confronti di altri professionisti, senza che tali incarichi fossero mai stati autorizzati dal Mi.S.E. e per i quali,
eventualmente, il relativo compenso avrebbe dovuto essere decurtato da quello del commissario liquidatore.
Dalle attività investigative sarebbe, altresì, emerso che il sopra descritto modus operandi sarebbe stato replicato, con le medesime modalità, dal commercialista calabrese con un’altra cooperativa di Padova, per la quale era
stato nominato commissario liquidatore un avvocato barese. Anche in questo caso il suddetto commercialista calabrese si sarebbe rivelato il reale dominus della gestione della cooperativa, beneficiando di pagamenti per circa € 120.000. Peraltro, l’avvocato barese – in qualità di commissario liquidatore – avrebbe disposto bonifici a beneficio di ulteriori professionisti (pure in questo caso) senza che tali incarichi fossero stati autorizzati dal
Mi.S.E., ponendo in essere condotte distrattive a danno della cooperativa amministrata per un ammontare
complessivo pari a circa € 150.000.
Le condotte sopra delineate dei due commissari liquidatori sarebbero state rese possibili dalla omessa
rendicontazione periodica ovvero da relazioni ideologicamente false corredate di atti artefatti inviati all’Autorità di Vigilanza. Pertanto, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal G.I.P. (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa), le indagini avrebbero disvelato un collaudato e consolidato sistema illecito finalizzato al sostanziale depauperamento delle casse delle cooperative in Liquidazione Coatta Amministrativa e al conseguente indebito arricchimento da parte di soggetti che avrebbero dovuto, invero, amministrare le medesime cooperative quali commissari liquidatori nell’interesse dei creditori.

La presente attività costituisce un’ulteriore, significativa testimonianza del costante impegno profuso dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari – in stretta sinergia con la locale Procura della Repubblica – nel contrasto ai reati commessi dai pubblici ufficiali, a tutela della legalità e del buon andamento della Pubblica Amministrazione.