Rischia una condanna per diffamazione chi pubblica documenti che rivelano debiti, tanto più se accompagnati da commenti sprezzanti e che espongono al pubblico ludibrio. Lo ha sancito la Corte di Cassazione che, con la sentenza 47314-22 pubblicata il 14 dicembre 2022, ha respinto il ricorso di una donna che aveva pubblicato una lettera di messa in mora a lei indirizzata, accompagnata ad offese varie contro il mittente. La punibilità della donna è stata confermata e resa definitiva dagli Ermellini perché la signora ha esposto l’uomo al pubblico ludibrio.
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Per i giudici di legittimità, infatti, di cui ha scritto il sito Cassazione.net, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, il motivo è fondato e, al riguardo, hanno ricordato che “nei reati contro l’onore, ai fini dell’integrazione dell’esimente della provocazione, l’immediatezza della reazione deve essere intesa in senso relativo, avuto riguardo alla situazione concreta e alle stesse modalità di reazione, in modo da non esigere una contemporaneità tra azione e reazione che finirebbe per limitare la sfera di applicazione dell’esimente in questione e di frustarne la ratio, occorre comunque che tra l’insorgere della reazione e il fatto che l’ha determinata sussista una reale contiguità temporale, così da escludere che il fatto ingiusto altrui diventi pretesto di aggressione alla sfera morale dell’offeso, da consumare nei tempi e con le modalità ritenute più favorevoli.”
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