Quando si svegliava in mezzo ai boschi nel buio e nel freddo della notte allungava la mano per toccare il bambino che gli dormiva accanto. Notti più buie del buio e giorni uno più grigio di quello appena passato. Come l’inizio di un freddo glaucoma che offusca il mondo.
La strada – Cormac McCarthy
La citazione riportata all’inizio di questo articolo è tratta dall’incipit de La strada (qui nella traduzione di Martina Testa per l’edizione curata da Einaudi, 2007), uno dei romanzi più noti di Cormac McCarthy.
Il celebre autore statunitense è venuto a mancare proprio ieri, 13 giugno 2023: la notizia è stata diffusa proprio dal suo editore. Lo ricordiamo con una recensione proprio de La strada, romanzo vincitore anche del prestigioso Premio Pulitzer nel 2007.
Lutto nel mondo della letteratura: morto lo scrittore statunitense McCarthy
Grave lutto per la letteratura mondiale: è venuto a mancare lo scrittore statunitense Cormac McCarthy. Aveva 89 anni.
Nato nel 1933 a Providence, nel Rhode Island, McCarthy ha scritto libri dalla fama mondiale. Tra i suoi più famosi vanno citati sicuramente Suttree (edizione americana, 1979), la Trilogia della Frontiera (Cavalli Selvaggi, Oltre il confine e Città della pianura), Non è un paese per vecchi (2005) e La strada (2006). Il passeggero è stato stampato in Italia proprio nel 2023; a settembre dovrebbe essere pubblicato anche Stella Maris, l’ultima sua fatica letteraria.
Da numerosi suoi scritti sono tratti anche film di successo, come il premio Oscar Non è un paese per vecchi, la cui direzione è stata curata dai fratelli Coen e The Road (ispirato proprio a La Strada), di John Hillcoat con, tra gli altri, Charlize Theron.
La strada, recensione di uno dei libri più noti di McCarthy
Vincitore del Premio Pulitzer nel 2007, La strada è uno dei libri più celebri di McCarthy. Protagonisti sono un uomo e un bambino, padre e figlio, che viaggiano attraverso un mondo ormai distrutto e freddo, alla ricerca di tepore in direzione dell’oceano.
Non hanno nulla, se non un carrello con pochi viveri, un telo di plastica e una pistola con cui difendersi dai predoni. In un mondo tetro e post-apocalittico, padre e figlio si mettono in viaggio, nella speranza di ritrovare tracce, seppur minime, di un passato florido e luminoso. Il mondo, il nostro mondo, vive nei ricordi del padre, che racconta al figlio una realtà che non ha mai conosciuto: i ricordi del bambino sono popolati solo da macerie monocromatiche e fatiscenti, da esseri umani sbiaditi, un lontano retaggio di quella che una volta era l’umanità. Eppure, loro sono in viaggio e continuano a sognare il caldo e il tepore del sole che ormai non brilla più.
La strada è un libro distopico, spietato, crudo e destabilizzante, con una prosa essenziale e diretta. Malattia, fame, disperazione: McCarthy narra la sofferenza di un’umanità ormai brutalizzata che, però, non smette di sperare e di vagare alla ricerca di una nuova vita. In un libro dove sembra esistere solo la linea temporale del presente, si può intravedere la speranza, per quanto flebile, di un futuro possibile.
I protagonisti rimangono nel corso della narrazione dei personaggi anonimi: ma la loro identità non è importante. Sono tutti noi e nessuno di noi. Sono l’eco di un’umanità che per quanto violentata, cerca ancora di sopravvivere. McCarthy riesce a descrivere, nella crudezza di un mondo perduto, un’immagine di amore incondizionato che non può non far sperare nel futuro: un padre e di un figlio che, spingendo un carrello mano nella mano, continuano a camminare, anche se sarebbe più facile fermarsi per sempre.
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