Guarire dal tumore alla prostata è possibile: una notizia senza dubbio positiva, soprattutto se si tiene conto del fatto che stiamo parlando della più diffusa forma tumorale tra gli uomini. Anche per questo motivo, è molto importante prestare la massima attenzione alla prevenzione, già a partire dai 40 anni di età: per esempio rivolgendosi a uno specialista come il Dr Cocci. Solo nel nostro Paese ogni anno sono circa 44mila i casi di tumore alla prostata. Dopo i 40 anni, infatti, 1 uomo su 15 ha a che fare con questa forma tumorale. La diagnosi precoce resta comunque indispensabile.
L’adenocarcinoma prostatico
L’adenocarcinoma prostatico rappresenta la più frequente tipologia di tumore alla prostata. Esso si manifesta in corrispondenza della zona periferica della ghiandola prostatica, ed è quasi del tutto asintomatico nella sua fase iniziale. Insomma, nel momento in cui i primi sintomi si manifestano il tumore si trova già in una fase avanzata. In molti casi la diagnosi deriva da programmi di screening, oppure in occasione di una visita da parte di un paziente, in genere anziano, che soffre di ipertrofia prostatica. Deve essere comunque chiaro che non esiste alcuna correlazione tra il tumore e un aumento delle dimensioni della prostata. Visto che il tumore nelle sue fasi iniziali è del tutto asintomatico, occorre procedere a uno screening che garantisca una diagnosi il più possibile precoce.
Misurare il PSA
Per lungo tempo la diagnosi del tumore alla prostata ha previsto la misurazione del PSA, o antigene prostatico specifico: si tratta di un enzima generato dalla prostata che può essere rilevato tramite un esame del sangue. Qualora nel sangue si riscontri la presenza in quantità significative di tale enzima, è concreto il sospetto di un tumore prostatico. Va comunque detto che non c’è un valore soglia ben preciso, per esempio come avviene nel caso dei soggetti diabetici perla glicemia.
Il super PSA
Fino a pochi anni fa la biopsia era l’esame raccomandato. Al giorno d’oggi, invece, si adottano tecniche all’avanguardia che permettono di capire se ci sono rischi tali da rendere inevitabile il ricorso alla biopsia. È il caso del super PSA: si tratta di un esame del sangue che non si limita a misurare il PSA, ma analizza anche i sottotipi di PSA, i quali forniscono il cosiddetto PHI, che corrisponde all’indice di salute prostatico. Qualora il super PSA lasci ipotizzare valori sospetti, viene eseguita una risonanza magnetica.
Che cos’è la tecnica fusion
La tecnica fusion permette di mettere in evidenza punti sospetti della ghiandola prostatica, in modo che si possano effettuare delle biopsie mirate. Questa tecnica offre la possibilità di sovrapporre l’immagine ecografica che di solito viene utilizzata per le biopsie prostatiche con le immagini che derivano dalla risonanza. Così è possibile identificare le zone sospette dal punto di vista oncologico, limitando il ricorso a biopsie non strettamente necessarie; per di più, il numero di falsi negativi a cui si va incontro è decisamente inferiore rispetto a quello che deriva dalle tecniche di biopsia classiche.
Tumore alla prostata: la prevenzione
Lo stile di vita è fondamentale per la prevenzione del tumore alla prostata. A cominciare dal cibo, con la dieta mediterranea che offre un supporto prezioso, grazie al suo contenuto di licopene, sostanza che si trova nei pomodori e in altri vegetali e che ha proprietà antiossidanti. È auspicabile, poi, eseguire tutti i giorni una moderata attività fisica e avere una frequente attività sessuale. I tassi di guarigione sono migliori grazie alla diagnosi precoce.
Le terapie
La chirurgia mininvasiva, insieme con la prostatectomia radicale robotica, è la principale terapia utilizzata per il tumore alla prostata. Con la chirurgia mininvasiva, l’occhio del chirurgo è l’endoscopio, che trasmette le immagini a un monitor. Questa tecnica deriva dalla laparoscopia diagnostica, grazie a cui la cavità addominale può essere esaminata con un endoscopio effettuando una incisione di un centimetro. La prostatectomia radicale robotica, invece, prevede di eliminare per via robotica la prostata. Gli strumenti miniaturizzati favoriscono la dissezione dei tessuti con la massima precisione: ecco, quindi, che la prostata può essere asportata senza che i tessuti circostanti vengano danneggiati. Il robot favorisce una visione del campo operatorio 3D, mentre gli strumenti hanno una mobilità equiparabile a quella di una mano.