Il settore della ristorazione in Italia è tra i più fiorenti e meno toccati dalla crisi economica che caratterizza il periodo. Del resto, la cultura del cibo è molto radicata nel nostro Paese ed è apprezzata in tutto il mondo.
E se in tanti decidono di lanciarsi in attività più tradizionali, quali ristoranti o pizzerie, c’è anche chi decide di aprire una rosticceria. In Italia questa potrebbe rivelarsi un’opportunità di business unica, considerando l’amore della popolazione per il cibo di qualità e per i piatti pronti.
Questo settore è in forte crescita, soprattutto nelle grandi città dove le persone cercano sempre più spesso soluzioni rapide e gustose per il pranzo o la cena. Le giornate frenetiche, il lavoro, gli impegni quotidiani portano sempre più italiani a ricercare piatti pronti.
Ciò ci dice che chi decide di intraprendere l’attività di rosticceria riesce a recuperare in tempi brevi l’investimento iniziale. Tuttavia, è fondamentale sapere come gestire accuratamente le finanze e supervisionare in dettaglio la fase di avvio.
Per farlo è necessario conoscere quelle che sono le pratiche burocratiche e tutti gli aspetti tecnici. Come punto di partenza segnaliamo una guida di Contributi PMI che spiega come aprire una rosticceria e quali sono i vari step da prendere in considerazione.
Avere le idee chiare sin dall’inizio aiuta, infatti, a essere più spediti in tutta la fase iniziale dell’attività. Questo significa, ad esempio, sapere quali autorizzazioni richiedere, quali sono i requisiti da rispettare e molto altro ancora.
La prima cosa da fare è stilare un business plan, così da definire la strategia di mercato, i costi di avviamento, le proiezioni finanziarie. Questo serve per capire la fattibilità del progetto e se si tratta di un’idea effettivamente redditizia.
Anche trovare la location perfetta è molto importante. Una rosticceria di successo dovrebbe nascere in una zona con alto flusso pedonale, preferibilmente vicino a uffici o scuole ma anche in zone molto frequentate.
Per aprire una rosticceria si necessita anche di una serie di licenze e permessi, come la SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività), da presentare al Comune in cui si apre l’attività, e l’autorizzazione ASL per la manipolazione degli alimenti.
Oltre alla parte pratica e burocratica, poi, sarà necessario anche pensare ad assumere personale qualificato per la preparazione dei piatti. Anche in questo caso il successo è sempre dettato dalla qualità del prodotto che si vende e ciò vale anche per i piatti pronti.