Il 2 aprile scorso, al termine dell’incontro di Calcio Ceccano 1920 – Roccasecca TST, valevole per il Campionato Regionale di Promozione, girone E, alcuni tifosi, travisati da passamontagna e armati di bastoni e oggetti contundenti, nelle fasi di deflusso, si sono resi responsabili di condotte violente, rendendo la strada adiacente all’ingresso dello stadio teatro di accesi scontri durati circa 40 minuti.
Ceccano -Roccasecca, emessi 13 Daspo: i dettagli
Al termine della gara, infatti, un gruppo di ultras fabraterni si è portato a ridosso dell’area cuscinetto, che divideva il settore ospiti dalla tribuna, all’interno della quale si trovavano circa settanta tifosi Roccaseccani: dopo i primi reciproci scambi di insulti, entrambe le tifoserie hanno dato luogo ad un fitto e vicendevole lancio di oggetti contundenti che ha anche causato il ferimento di un tifoso locale, risultato estraneo alla contesa violenta.
Guadagnata l’uscita dall’impianto sportivo, gli scontri sono proseguiti all’esterno, sulla limitrofa strada pubblica.
Il personale delle Forze dell’Ordine, frapponendosi tra le due tifoserie, riusciva a scongiurare il contatto fisico tra i gruppi contrapposti. In tale circostanza rimanevano tuttavia contusi anche due polizotti della D.I.G.O.S e rimaneva danneggiata anche un’autovettura di servizio in uso ai Carabinieri di Ceccano.
I tempestivi accertamenti, operati congiuntamente da personale della D.I.G.O.S. e della Stazione Carabinieri di Ceccano, hanno portato all’individuazione di 13 soggetti (3 tifosi del Roccasecca e 10 del Ceccano), di età compresa tra i 21 e i 46 anni, responsabili delle condotte illecite. Nei loro confronti, al termine di un’accurata ed articolata istruttoria della Divisione Polizia Anticrimine della Questura di Frosinone, sono stati emessi 13 provvedimenti di divieto di accesso ai luoghi dove si svolgono manifestazioni sportive, per un totale di 42 anni. Alle persone colpite da Daspo sarà vietato l’accesso, su tutto il territorio nazionale, agli stadi di calcio e nelle aree antistanti o limitrofi allo stesso.
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.
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