I militari delle Stazioni Carabinieri di San Giorgio a Liri (Fr), in queste ore, hanno deferito un 38enne del luogo, con precedenti di polizia per reati contro il patrimonio e la persona, per i reati di “lesioni, minaccia ed esplosioni pericolose”.
Spari contro i musicisti
L’uomo è fortemente indiziato di avere attinto con alcuni pallini esplosi da una carabina ad aria compressa di libera vendita due uomini, impegnati nella sera del 28 agosto in una esibizione canora in San Giorgio a Liri denominata “notti magiche”. Nello specifico, il disk jockey 27enne del luogo e il fonico 43enne di Cervaro, venivano attinti da alcuni piombini sparati dalla suddetta arma, che provocava alle vittime delle lesioni e delle contusioni.
A seguito dell’increscioso episodio, i militari della locale Stazione hanno avviato le indagini cercando di ricostruire quanto accaduto, partendo da un precedente episodio in cui l’indagato aveva minacciato di sparare all’organizzatore dell’evento, se non avesse abbassato il volume della musica nel corso della manifestazione. Da tale spunto i carabinieri hanno eseguito una perquisizione domiciliare presso l’abitazione del sospettato e, all’interno della stessa, hanno rinvenuto una carabina con relativo munizionamento, compatibili con quanto repertato a seguito dell’evento. L’abitazione dove vive l’uomo si trova in corrispondenza del luogo in cui si è verificato l’episodio ed è verosimile che i colpi siano stati agevolmente sparati dalla casa del sospettato.
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Le vittime, oltre allo spavento, hanno sporto denuncia a carico di ignoti per quanto accaduto e si sono poi recati presso l’ospedale di Cassino dove, a seguito dei previsti controlli, sono stati giudicati guaribili, rispettivamente, con giorni 7 e giorni 1 di cure s.c.
La carabina e i 234 piombini sono stati sottoposti a sequestro, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, per i successivi accertamenti.
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.