In data 19 settembre 2023, gli investigatori del Commissariato Distaccato di Tivoli, coordinati dal “Gruppo uno” della Procura tiburtina, hanno eseguito nei confronti del cittadino italiano di anni 36 la misura cautelare della custodia cautelare in carcere.
Il provvedimento, emesso dal GIP del Tribunale di Tivoli su richiesta di questa Procura della Repubblica, si è reso necessario poiché l’uomo è indagato per le gravi e reiterate violenze fisiche e psicologiche che, da anni, ha posto in essere nei confronti della compagna e convivente, una cittadina italiana di anni 33.
L’ordinanza del G.I.P.
Comportamenti che, come si legge nell’ordinanza emessa dal G.I.P., “… pur se realizzate in momenti successivi, sono collegate a un nesso di abitualità ed avvinte nel loro svolgimento da un’unica intenzione criminosa di ledere l’integrità psicologica e morale della persona offesa così rendendo del tutto impossibile la convivenza”.
L’indagato ha sottoposto la convivente a violenze fisiche, a continue sopraffazioni e minacce di morte, prevaricazioni che nel tempo hanno annichilito la volontà e distrutto l’autostima della donna; negli anni, inoltre, ha sottoposto la donna ad un costante controllo, monitorandone l’utilizzo del cellulare e dei social, impedendole di uscire con i suoi amici e di intrattenere rapporti con i suoi familiari, anch’essi vittime delle minacce e delle aggressioni perpetrate dall’uomo. Le indagini dunque hanno consentito di accertare il pesante clima di coercizione a cui la vittima era sottoposta da anni.
Leggi anche: Guidonia Montecelio, maltratta la moglie e viola il divieto di avvicinamento, arrestato
Precedenti
Diversi gli interventi espletati nel tempo presso l’abitazione della coppia dalle pattuglie delle FFPP, tuttavia in quelle occasioni la vittima, dopo aver chiesto soccorso, ha minimizzato le violenze subite, arrivando a negare di essere vittima di maltrattamenti per paura di ulteriori ritorsioni e proprio perché assoggettata al compagno che non ha mai denunciato.
L’inverno scorso, grazie alla querela depositata dai genitori che avevano soccorso la figlia in una località balneare perché vittima dell’ennesime brutali violenze, la donna, per un breve periodo, è stata collocata in una struttura protetta effettuando degli incontri presso un centro antiviolenza della Capitale ma poi, come nelle più tipiche dinamiche riscontrate nelle “relazioni tossiche”, è tornata a convivere con l’uomo.
Nell’agosto scorso, nell’ultimo, ennesimo intervento effettuato dalle pattuglie della Polizia di Stato presso l’abitazione della coppia a seguito di una violenta aggressione subita dalla vittima, la donna ha finalmente presentato denuncia nei confronti del compagno ed è stata collocata in una struttura protetta, apparentemente determinata nell’interrompere definitivamente la relazione.
Dopo qualche settimana, la donna è nuovamente tornata a vivere con l’uomo per l’assenza di un contesto ambientale favorevole. Le indagini e gli elementi di prova raccolti durante l’attività di polizia giudiziaria hanno fatto emergere un quadro indiziario a carico dell’indagato chiaro e preciso. L’accertato pericolo di recidiva delle condotte criminose e il concreto rischio per l’incolumità della vittima, che si è dimostrata assolutamente priva di autonomia decisionale e incapace di sottrarsi dal compagno nonostante le indicibili violenze subite, hanno determinato le esigenze cautelari nei suoi confronti compendiate nella misura cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Tivoli.
Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.
Foto di repertorio