Cronaca

Roma, Codacons: “In 5 anni 191 i pedoni investiti e uccisi nella Capitale”

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Roma. “In 5 anni 191 i pedoni investiti e uccisi nella Capitale”: la denuncia del Codacons.

Roma, Codacons: “In 5 anni 191 i pedoni investiti e uccisi nella Capitale”. La denuncia

I due incidenti mortali registrati ieri a Roma portano a 191 il bilancio dei pedoni investiti e uccisi nella capitale negli ultimi cinque anni. Il dato arriva dal Codacons, che ricorda come alle 33 vittime registrate nel 2023 si aggiungano i 44 pedoni uccisi nel 2022, i 32 del 2021, i 40 del 2020 e i 42 del 2019.

Un vero e proprio bollettino di guerra se si allarga lo sguardo agli altri incidenti: a metà ottobre erano 100 le vittime da collisione stradale registrate da inizio anno nella capitale, con circa 11.200 feriti causati da quasi 24mila sinistri totali sulle strade romane – aggiunge il Codacons – Numeri alimentati dall’eccesso di velocità che, secondo i dati Aci/Istat, si conferma la principale causa degli incidenti mortali a Roma, pari al 29,2%.

I dati dimostrano in modo inequivocabile come sul fronte della sicurezza stradale a Roma non sia stato fatto nulla, e anzi la situazione è evidentemente peggiorata con i numeri sugli incidenti in pericoloso aumento – denuncia il presidente Carlo Rienzi – Le strade della capitale sono sempre più un far west dove regna l’anarchia, anche a causa della totale mancanza di controlli da parte delle forze dell’ordine”.

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Per tali motivi, e dopo il caso dei due pedoni uccisi a Roma in meno di 24 ore, il Codacons ha deciso di presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Roma contro il sindaco Gualtieri, l’amministrazione capitolina e la Polizia Municipale, per possibile concorso in omicidio stradale in relazione alla mancata adozione di misure – dagli autovelox ai controlli dei vigili urbani – atte a garantire la sicurezza di cittadini e pedoni.


Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.

Foto di repertorio