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Obbligo di ascoltare il battito del feto prima di abortire, la polemica sulla proposta del VI Municipio

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Obbligo di ascoltare il battito del feto, la proposta del Municipio VI

Continua la polemica sulla proposta di legge antiabortista avanzata dal Municipio VI di Roma lo scorso 13 ottobre relativa alla raccolta firme per l’iniziativa pro-vita “Un cuore che Batte”, che obbligherebbe una gestante a sentire il battito cardiaco del proprio feto prima di abortire.

La raccolta di firme, che è stata attivata anche in altri comuni italiani, sostiene una proposta di legge promossa dalle associazioni pro-vita a livello nazionale per modificare un comma della legge 194 che afferma: “Il medico che effettua la visita che precede l’interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso”.

La proposta di legge prevede inoltre che: “Poiché i medici non obiettori sono coloro che faranno la visita che precede l’aborto, sarà un obbligo che, se non ottemperato, li renderà responsabili nei termini previsti dalla legge sul mancato o incompleto consenso informato”.

Gli antiabortisti sostengono da tempo questa proposta. Il 16 maggio di quest’anno, l’iniziativa popolare “Un cuore che batte”, sostenuta da numerose associazioni pro-vita, ha già presentato la stessa proposta alla Corte di Cassazione. I promotori dell’iniziativa affermano che la sua implementazione influenzerebbe le convinzioni delle donne riguardo all’aborto.

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Una proposta da molti contestata, come si può leggere anche dai numerosi commenti apparsi sotto il post pubblico del Municipio VI di Roma.

Forme di dissenso arrivano anche da esponenti del Partito Democratico. In particolare, è stata la sezione del PD di Roma, per voce del suo presidente Enzo Foschi e della consigliera regionale e coordinatrice segreteria Pd Roma Emanuela Droghei.

In una nota, Emanuela Droghei, ha scritto: “È inaccettabile che un profilo istituzionale sponsorizzi una raccolta firme di iniziativa popolare e che lo faccia con tanto di locandina che rilancia la proposta. Ma d’altronde questa è la destra, da sempre contro le donne”.

A rispondere anche Enzo Foschi: “Mai avevamo assistito ad una vergogna simile da un profilo istituzionale”.

La preoccupazione di molti è quella che, se la legge dovesse passare, renderebbe i tempi disponibili per abortire legalmente ancora più ristretti e quindi si renderebbe più difficile per le donne che volessero, accedere al servizio. Questo andrebbe poi ad aggiungersi ai già numerosi ostacoli che spesso rendono l’aborto inaccessibile a chi vorrebbe ricorrervi.

Contattato da RomaToday, Nicola Franco ha accusato il Pd di non conoscere la democrazia. Franco sottolinea che l’avviso è stato pubblicato anche sul sito di Roma Capitale e che l’intenzione non è quella di fare propaganda. Franco, quindi, non vede il problema e afferma che coloro che non sono d’accordo con la proposta possono semplicemente non firmarla.


Foto di repertorio

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