Rischi riproduttivi elevati nei giovani nelle aree ad alto impatto ambientale: il caso della Valle del Sacco. Il comunicato stampa inviato dal Coordinamento Comitato NO biodigestori a Frosinone – Valle del Sacco; Comitato residenti Colleferro e Cittadini della valle del Sacco Sgurgola-Anagni.
Il comunicato stampa
Il 10 aprile 2024, alcuni membri del Comitato NO biodigestori a Frosinone – Valle del Sacco, hanno avuto il privilegio di partecipare ad un interessante congresso, atteso da tempo, dal titolo: “I dati di biomonitoraggio umano: quali rischi, quali rimedi”, articolato in due sessioni ed una tavola rotonda, organizzato dall’associazione AltrItalia Ambiente ed Ecofoodfertility, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
All’iniziativa hanno partecipato esponenti del mondo scientifico, studiosi di alto livello, universitari, ricercatori, medici, esperti, rappresentanti di soggetti pubblici, operatori sanitari, politici ed ambientalisti.
Nella sede istituzionale della Camera dei deputati, presso la Sala del Refettorio, i lavori sono stati aperti dai Presidenti, dottor Renato Narciso (AltrItalia) e dottor Luigi Montano (EcoFoodFertility), e dai saluti delle Autorità presenti.
Subito dopo sono stati illustrati i risultati degli studi effettuati in diverse aree d’Italia sullo stato di contaminazione ambientale e gli effetti sulla fertilità maschile, da parte della Rete del Progetto di Ricerca EcoFoodFertility, ideato e coordinato dal dottor Luigi Montano, UroAndrologo dell’ASL di Salerno, nonché Past President della Società Italiana della Riproduzione Umana (SIRU).
Lo studio sistematico di biomonitoraggio umano sulla qualità del seme di giovanissimi sani, selezionati in modo rigoroso (età 18-22 anni, non fumatori, non bevitori abituali, indici di massa corporea omogenei), in relazione alla presenza degli inquinanti ambientali ed i loro effetti in diverse aree italiane ad alto tasso di inquinamento (Terra dei Fuochi, Brescia, Valle del Sacco, Modena, Vicenza, Taranto), nei confronti di un’area a basso inquinamento come la Valle del Sele (Salerno), ha rilevato importanti rischi riproduttivi in circa il 45% dei casi con almeno un parametro alterato nello spermiogramma.
Ancora più preoccupanti appaiono le alterazioni biomolecolari (alterazioni dei sistemi antiossidanti, proteomici, epigenetici e genetici) a carico degli spermatozoi.
Per la prima volta viene definito, con più studi e più approcci molecolari in coorti di maschi sani residenti in aree ad alto tasso di inquinamento in relazione anche a diversi contaminanti ritrovati nel liquido seminale (metalli pesanti, policlorobifenili, PFAS, composti volatili organici), un rischio riproduttivo che rappresenterebbe una spia di danno ambientale ai sistemi biologici dell’intero organismo, considerando il sistema riproduttivo maschile, ed in particolare gli spermatozoi, come sentinelle della salute ambientale e generale.
In sostanza le disuguaglianze in termini di salute fra popolazioni residenti nei territori, anche all’interno della stessa regione, dovute a fattori di nocività ambientale sono state evidenziate dalle relazioni del dottor Montano e degli altri ricercatori della rete del Progetto intervenuti, come la prof.ssa Marina Piscopo, biologa molecolare dell’Università di Napoli Federico II, che ha evidenziato importanti alterazioni del rapporto protammine/istoni nei ragazzi della Terra dei Fuochi, Valle del Sacco e Vicenza rispetto ai ragazzi della Valle del Sele nel salernitano (zona a basso impatto ambientale). In particolare la qualità del seme nella valle del Sacco, per la morfologia e per le stesse alterazioni riscontrate nel rapporto protammine/istoni risultava la peggiore di quello dell’area della stessa Terra dei Fuochi.
In effetti, già in uno studio pubblicato nel 2021, primo autore il dottor Luigi Montano, fra i ragazzi di Brescia, Terra dei Fuochi e Valle del Sacco, questi ultimi presentavano una peggiore qualità del seme. Inoltre in altri studi sempre dello stesso gruppo venivano riscontrati livelli di Composti Volatili Organici nel seme più alti rispetto alla Terra dei Fuochi.
Il prof. Salvatore Micali dell’Università di Modena, invece, ha illustrato i dati dei ragazzi di Modena, evidenziando come le alterazioni spermatiche sfioravano il 45%, pur essendo perfettamente sani, oltre a verificare diverse patologie come per esempio il varicocele. Lo stesso Prof. Micali con la sua équipe ha anche effettuato biomonitoraggi importanti nell’area di Vicenza, in particolare sui PFAS con la guida del dottor Francesco Bertola, medico ISDE di Vicenza. In quest’area il campionamento sui Pfas ed anche su altri contaminanti su seme e sangue rappresenta in termini quantitativi il più vasto mai effettuato finora. I primi risultati saranno comunicati durante il IV° Incontro Nazionale della rete del Progetto EcoFoodFertility che si terrà a Vicenza il 25 maggio prossimo.
Gli interventi congiunti della prof.ssa Oriana Motta dell’Università di Salerno, e della prof.ssa Margherita Ferrante dell’Università di Catania si sono concentrati sulle ultime scoperte della rete di Progetto in merito alle microplastiche nelle urine, sperma e in ultimo nei fluidi follicolari.
Sul quadro tracciato dai ricercatori del network EcoFoodFertility sullo stato di salute riproduttiva dei giovani italiani e sui crescenti ed indubbi peggioramenti delle matrici ambientali è poi intervenuto il prof. Marco Martuzzi, Direttore del Dipartimento Salute e Ambiente dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha ribadito la necessità di andare avanti nelle collaborazioni intersettoriali, così come il dottor Pasquale Gallo dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, rappresentando il modello Spes in Campania, ha indicato la stessa direzione in vista di biomonitoraggi nei Siti di Interesse Nazionali (SIN), dove di fatto anche le incidenze di malattie cronico-degenerative sono più alte per la presenza di attività inquinanti.
Infine nella tavola rotonda si sono alternati altri interventi autorevoli di ricercatori del network, come quello del prof. Alberto Mantovani, membro del Comitato di Sicurezza Nazionale sugli alimenti, ex dirigente dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha sottolineato il percorso One Health del Progetto EcoFoodFertility. Conosciamo il prof. Mantovani dal 2005 per il suo impegno durante l’emergenza del disastro ambientale della valle del Sacco ed è stato un piacere rivederlo.
La prof.ssa Maria Luisa Chiusano, dell’Università di Napoli Federico II, ha insistito sulla necessità dell’integrazione dei dati ambientali e sanitari.
I parlamentari presenti, come il senatore Manfredi Potenti ed i deputati Marco Furfaro, Andrea Quartini, Carmela Auriemma ed Emilio Borrelli, hanno sottolineato l’importanza dei risultati del Progetto e la disponibilità piena ad affrontare il tema della fertilità maschile, a molti ancora misconosciuto, alla luce della gravissima crisi demografica del nostro paese e alle proiezioni che vedono nei prossimi decenni addirittura un possibile collasso di tutto il sistema sociale.
Una recente ricerca di Lancet del 2020 indica un dimezzamento della popolazione nel mondo in particolare nei paesi occidentali e l’Italia potrebbe dimezzare l’attuale popolazione. Queste proiezioni demografiche – ha commentato il dottor Montano – potrebbero essere anche anticipate se continua a scendere ulteriormente la conta spermatica, citando anche l’ultima metanalisi pubblicata nel 2023 su Human Reproduction, che indica un calo globale del 62.3% della conta totale degli spermatozoi dal 1973 al 2018.
Peraltro la perdita di spermatozoo per anno, se dal 1972 al 2000 è stata di 1.16, dal 2000 al 2018 è arrivata a 2.64, quindi raddoppiata, senza considerare che negli ultimi tre decenni i Paesi che hanno subìto i più forti depauperamenti ambientali, vedi Cina, India, Centro Africa, alcune aree del Sud America, che oggi sono i più inquinati al mondo, stanno registrando cali notevoli della capacità riproduttiva in particolare maschile, ha concluso il dottor Montano.
Le proposte lanciate dalla rete del Progetto ai parlamentari presenti per attivare politiche più avanzate ed integrate di sorveglianza sanitaria, prevenzione e resilienza sono state declinate in 5 punti: 1. Visita “simil leva” andrologica a tutti i 18enni con il supporto dei Medici di Medicina Generale. 2. Spermiogramma gratuito a tutti i 18enni. 3. Registro nazionale sulla fertilità maschile 4. Abbassamento dell’età degli screening per malattie tumorali almeno nelle aree a più alta incidenza per patologie oncologiche. 5. Un grande patto fra Scuola e Sanità per educare alla salute ambientale e riproduttiva e per una vera cultura della prevenzione.
Quest’ultima, ha ribadito il dottor Montano, appare strutturale per poter radicare alla base la cultura della prevenzione nel nostro Paese, partendo dall’informazione nelle Scuole ai ragazzi per renderli consapevoli dei rischi ambientali ed indurli a stili di vita sani a tutela della salute riproduttiva, che si traduce in tutela della salute generale in fase adulta e a quella della progenie, considerando gli effetti transgenerazionali che hanno gli insulti chimici e fisici ed i cattivi stili di vita sui gameti.
Il lungo interessante pomeriggio, che è andato oltre l’orario programmato per la complessità dei temi, si è concluso con la performance poetico-artistica della dott.ssa Antonella Gargano.
Santina Camilli, per Coordinamento del:
Comitato NO biodigestori a Frosinone – Valle del Sacco
Comitato residenti Colleferro
Cittadini della valle del Sacco Sgurgola-Anagni
In evidenza il dr. Montano