Cronaca

Blitz antidroga a Cassino: due arresti

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Nella mattinata di ieri, gli operatori della Polizia di Stato del Commissariato di Cassino, con la preziosa collaborazione del Reparto Cinofili di Nettuno e del Reparto Prevenzione Crimine Lazio, nel corso di straordinari servizi di controllo del territorio disposti dal Questore Morelli, in due distinte operazioni, traevano in arresto due giovani per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

Blitz antidroga a Cassino: due arresti. I dettagli sulle indagini della Polizia di Stato

In particolare nella prima operazione gli agenti si recavano in una palazzina popolare ATER sita nel quartiere San Bartolomeo, zona ad alta densità criminale. Nella circostanza, durante una perquisizione in un appartamento, il cane antidroga Odina, consentiva il rinvenimento ed il successivo sequestro di ben 60 grammi di cocaina ed un bilancino di precisione, abilmente occultati.

Anche la successiva perquisizione presso l’abitazione di un altro uomo, grazie alle ripetute segnalazioni del cane antidroga, veniva rinvenuta una modica quantità di marijuana ed hashish e ben 16 grammi di sostanza granulare ambrata risultata positiva ai reagenti delle sostanze stupefacenti del tipo Anfetamina, Metanfetamina e MDMA, nonché un bilancino di precisione, strumento notoriamente usato per la confezione di dosi di droga ed una cospicua somma di denaro ritenuta provento dello spaccio.

Dopo le formalità di rito, il primo veniva tradotto presso la Casa Circondariale di Cassino, mentre per il secondo veniva sottoposto agli arresti domiciliari.

Inoltre, nel corso dell’attività sono stati effettuati 3 posti di controllo che hanno permesso di verificare la regolarità di 48 veicoli e di identificare 87 persone, di cui una segnalata alla locale Prefettura, in quanto trovata in possesso di sostanza stupefacente per uso personale.

Foto di repertorio

Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.