Attualità

Retuvasa: “Importante sentenza della Corte di Giustizia Europea sul caso Caffaro-SNIA-Sorin-LivaNova”

Condividi su Facebook Condividi su Whatsapp Condividi su Telegram Condividi su Twitter Condividi su Email Condividi su Linkedin
Comitato residenti Colleferro: "L'assalto del fotovoltaico: il caso della valle del Sacco"

Riceviamo e pubblichiamo il comunicato stampa di Retuvasa, garantendo il diritto di replica.

Il comunicato stampa

In un nostro articolo del 22 marzo 2022 abbiamo riportato l’aggiornamento sul processo di Milano relativo ai danni ambientali subiti dai siti Caffaro di Brescia, Torviscosa, Colleferro e riconducibili alla SNIA poi Sorin poi LivaNova PLC, quest’ultima multinazionale biomedica registrata in Inghilterra e Galles. (https://retuvasa.org/caffaro-snia-sorin-livanova-il-delitto-imperfetto/)

In seguito alla sentenza della Corte di Appello che condannava LivaNova PLC al risarcimento dei danni ambientali provocati dalla Caffaro, la società si era appellata alla Corte di Cassazione; quest’ultima a sua volta rimandava la decisione in via pregiudiziale alla Corte di Giustizia Europea.

Sono passati ulteriori due anni e con sentenza del 29 luglio del 2024 la Corte di Giustizia Europea mette parola fine alla diatriba, anche se manca ancora il passaggio della decisione finale della Corte di Cassazione che tecnicamente però dovrà recepire quanto stabilito.

La Corte Europea in 76 punti si esprime facendo riferimento alla complessità della giurisprudenza sulle scissioni di società e sull’iscrizione dei bilanci in passivo, oltre al recepimento della pregiudiziale invocata dai giudici italiani.

Il dato più importante è che conferma la condanna di LivaNova PLC a risarcire i territori e le comunità che hanno subito il danno ambientale per una somma complessiva di €453.587.327,48  per i tre siti di Brescia, Colleferro e Torviscosa, stabilito dai periti nominati dalla Corte di Appello italiana; nello specifico della Valle del Sacco sono confermati complessivi €86.448.327,16  di cui €22.059.598,34 per riparazione primaria strutture industriali; €52.574.138,69 per riparazione primaria Valle del Sacco; €10.612.285,71; €1.202.304.42 per capitale fruttifero per pompaggio Area chetoni (n.d.r. Colleferro).

La Sentenza della Corte (Grande Sezione) recita come segue:

“l’articolo 3, paragrafo 3, lettera b), della sesta direttiva 82/891/CEE del Consiglio, del 17 dicembre 1982, basata sull’articolo 54, paragrafo 3, lettera g), del Trattato [CEE] e relativa alle scissioni delle società per azioni, deve essere interpretato nel senso che la regola della responsabilità solidale delle società beneficiarie enunciata da tale disposizione si applica non soltanto agli elementi di natura determinata del patrimonio passivo non attribuiti in un progetto di scissione, ma anche a quelli di natura indeterminata, come i costi di bonifica e per danni ambientali che siano stati constatati, valutati o definiti dopo la scissione di cui trattasi, purché essi derivino da comportamenti della società scissa antecedenti all’operazione di scissione.”

Riteniamo che, per quanto riguarda la quota parte relativa alla riparazione primaria della Valle del Sacco, si debba effettuare il calcolo sulla detrazione delle “anticipazioni in danno” per le attività di bonifica effettuate negli anni, dovute alla mancata identificazione di colpevoli della contaminazione. Del calcolo se ne dovrà occupare l’attuale MASE che ci auspichiamo rendiconti alla popolazione della Valle del Sacco.

Questa sentenza, unica del genere, fa giurisprudenza e costituisce un precedente fondamentale valido per tutta Europa, riguarda tutte le società che si trovano in situazioni analoghe: essa riafferma il principio di “chi inquina paga”, anche quando la relazione è indiretta e deriva -seppure con più passaggi- dall’acquisizione di società che hanno dirette responsabilità del danno ambientale.

Per quanto è di interesse primario per il nostro territorio può essere occasione di rilancio delle azioni di bonifica nel SIN bacino del fiume Sacco con l’integrazione dei nuovi fondi, nell’articolazione prevista, con i fondi e gli interventi previsti dall’accordo di programma del marzo 2019. Un complesso di procedure per le quali è necessaria la massima trasparenza e tempestività. Queste possono essere garantite dalla completezza dell’informazione messa a disposizione delle amministrazioni e da momenti di confronto pubblico.


Foto di repertorio