Cronaca

Frosinone, sequestro preventivo per oltre 7 milioni di euro nei confronti di un notaio

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I militari del Nucleo di Polizia Economico Finanziaria del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di
Frosinone, nell’ambito delle attività d’istituto finalizzate alla verifica del corretto assolvimento degli adempimenti previsti dalla disciplina antiriciclaggio da parte di un notaio, hanno provveduto a esaminare la documentazione relativa a un’ingente movimentazione di denaro su un conto corrente dedicato (L. 27 dicembre 2013, n. 147), intestato allo studio notarile.

L’intervento della Guardia di Finanza

Partendo dal versamento sul menzionato conto corrente della somma di € 15.000.000 da parte di un imprenditore, si è potuto ricostruire l’intera operazione. In particolare, è emerso che, a seguito dell’aggiudicazione di una gara d’appalto per la costruzione di un raccordo autostradale, l’amministratore delegato di una società di capitali aveva stipulato una polizza fideiussoria in favore della stazione appaltante.

Tale polizza ha presupposto il citato versamento, su un conto corrente intestato allo studio notarile oggetto di
indagini, della somma di € 15.000.000.

A seguito dell’accredito del ragguardevole importo, il notaio ha trasferito 7 milioni di euro sul proprio conto corrente personale, sottraendoli alla garanzia fideiussoria e, quindi, appropriandosene indebitamente.

Successivi approfondimenti hanno permesso di constatare che il notaio ha impiegato tali risorse, effettuando
investimenti finanziari che gli hanno fruttato la somma di ben € 185.901,49.

La Procura della Repubblica di Frosinone, accogliendo le ipotesi investigative evidenziate dai militari del locale
Nucleo di Polizia Economico Finanziaria, ha emesso il decreto di sequestro preventivo per complessivi € 7.185.901, eseguito dai militari operanti.

Per dovere di cronaca, e a tutela di eventuali indagati in caso di indagini, ci teniamo a ricordare che quanto detto non equivale a una condanna. Le prove si formano in Tribunale e l’ordinamento giudiziario italiano prevede comunque tre gradi di giudizio. Resta dunque valida la presunzione di non colpevolezza degli indiziati.

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