Quotidianamente le cronache portano alla ribalta la tragicità di episodi delittuosi che riguardano donne uccise perlopiù da partner di relazioni che, per diversi motivi, diventano sempre più l’esatto contrario a quello che ognuno di noi considera “Amore”: pensiamo per esempio al caso di Ilaria Sula, a Roma.
Violenza di genere e giovanissimi, una vera e propria emergenza da analizzare: le cause. Cosa possiamo fare per i nostri ragazzi?
Ciò che risalta immediatamente, e sta diventando occasione di grande riflessione sociale, è l’abbassamento progressivo dell’età dei protagonisti di queste tragedie.
Il femminicidio tra gli adolescenti e i giovani deve ricevere un’attenzione immediata e particolare da parte di ogni ente deputato all’educazione ed alla formazione dei ragazzi.
Le cause del femminicidio tra gli adolescenti e i giovani sono molteplici e complesse. Tra le principali motivazioni si possono considerare:
- La gelosia e il controllo: gli aggressori spesso cercano di controllare la vita delle loro vittime, limitandone la libertà e le scelte.
- La cultura del possesso: la convinzione che la donna sia un “oggetto” di proprietà dell’uomo, piuttosto che un essere umano con diritti e libertà.
- La mancanza di educazione e sensibilizzazione: la scarsa conoscenza e comprensione dei diritti delle donne e delle conseguenze della violenza di genere.
Femminicidi e cultura del possesso tra i giovanissimi: il caso Netflix di Adolescence
L’importanza del tema ha suscitato l’interesse di un grande network di produzione di contenuti, che ha messo in onda da poco una miniserie che colpisce per come racconta proprio di un omicidio commesso su una ragazzina da parte di un suo coetaneo e compagno di scuola: parliamo della tanto discussa Adolescence.
Nei 4 episodi che compongono la serie, girati tutti in piano sequenza per dare allo spettatore la possibilità di “provare a scavare” nella profondità delle emozioni e nei vissuto di ogni singolo ruolo rappresentato con grande bravura da parte degli attori, e la sensazione di pesantezza del dramma che ognuno dovessi vive in maniera diversa.
Oltre al fatto in sé, drammatici per definizione, del togliere la vita a una ragazza con un atto violento da parte di un suo coetaneo, emerge in maniera definitiva la fragilità di un sistema che si regge su un sottilissimo filo che da un momento all’altro può spezzarsi provocando un tale evento: la polizia che arresta un minorenne cercandi di trovare un motivo valido a quanti accaduto; la famiglia incredula per le accuse rivolte al figlio; la scuola e i compagni che danno un quadro d’insieme all’assurdità di quello che può essere un movente; la psicologa che segue il minore in carcere e che durante i colloqui tenta di capire ma è inerme davanti alle reazioni del ragazzino; la frustrazione e la disperazione del padre che cerca di farsi forza insieme alla famiglia inconsapevole su qualcosa che lui invece ha sempre saputo dal primo giorno ma che ha sempre voluto considerare come “irreale”.
Tutto questo con il messaggio, in sottotesto, cantato da uno straziante coro scolastico sulle note del capolavoro di Sting, Fragile: “…ancora e ancora la pioggia cadrà come lacrime dalle stelle..ancora e ancora la pioggia ci dirà quanto siamo fragili“.
Cosa si può fare?
In tutta questa complessità si intuisce quanto sia importante che la società in ogni sua colonna portante, si impegni a contrastare il femminicidio tra gli adolescenti, e in generale tra i giovanissimi, promuovendo una cultura di rispetto e di educazione alle relazioni con parità e non violenza.
Nella pratica clinica mi confronto sempre più spesso con questo tipo di problematiche sia nei ragazzi che con i genitori, entrambi ma in maniera diversa con l’espressione di un disagio dovuto alla difficoltà che si prova nel fronteggiare situazioni complesse.
Il modo più auspicabile è quello di rivolgersi ad un professionista quando si percepisce che c’è qualcosa che non va prestando molta attenzione ad ogni minimo segnale recepito come “particolare” o “diverso” nel comportamento e negli atteggiamenti mostrati dai ragazzi. Solo mostrando una maggiore attenzione verso di loro possiamo riuscire a dar loro una mano.
Articolo a cura dello psicologo Daniele Capuano
Se sei vittima di violenza domestica e/o di genere, contatta le Forze dell’Ordine o il 1522
Foto di repertorio