Il Comune di Anagni si sta attivando per presentare un ricorso al Tar avverso la determinazione del 27 luglio 2017 della Regione Lazio, n. G10636, avente all’oggetto il provvedimento di rinnovo dell’autorizzazione per l’impianto di termovalorizzazione e recupero energetico da pneumatici della società Marangoni Spa. Nella determina si legge che “si procederà a rilasciare il previsto provvedimento di riesame dell’A.I.A. (Autorizzazione Integrata Ambientale) a favore della Marangoni Spa”.
<Nel ricorso – spiega il sindaco Fausto Bassetta – contesteremo la determinazione del direttore generale della Regione Lazio che, a nostro parere, non ha tenuto in debito conto le osservazioni critiche del Comune e delle associazioni>.
Il sindaco Fausto Bassetta ha partecipato alla Conferenza dei Servizi tenuta nella sede della Regione Lazio esprimendo il parere negativo del Comune di Anagni al rinnovo dell’autorizzazione dell’impianto, depositando le motivazioni che attengono, soprattutto, alla compromessa situazione ambientale del territorio.
Nelle osservazioni presentate dal Comune di Anagni, infatti, con riferimento agli impatti negativi che l’impianto avrebbe sulla qualità dell’aria e sulla potenziale contaminazione dei suoli, è stato evidenziato che il sito Marangoni è ricompreso all’interno della perimetrazione del Sin (sito di interesse nazionale) “Bacino del Fiume Sacco” che è in attesa di bonifica. Inoltre, il Comune ha ricordato i dati preoccupanti forniti dall’indagine della Procura della Repubblica di Frosinone sulla qualità dell’aria che coinvolge in pieno il territorio anagnino.
In quell’occasione, il Comune di Anagni ha anche segnalato l’incidente avvenuto nel 2009 al termocombustore a seguito del quale è stato necessario emettere ordinanze relative a divieto di consumo e commercializzazione, nell’area limitrofa all’impianto, di prodotti alimentari come frutta, verdura, uova, pollame ecc.
Durante la Conferenza dei servizi, il sindaco Bassetta ha voluto rimarcare con forza anche un aspetto “morale” della vicenda, ricordando che la società ha chiuso lo stabilimento produttivo che occupava circa 500 addetti. <Non è accettabile – ha detto in quella sede – che ad Anagni la società toglie posti di lavoro, ma vuole lasciare un termocombustore>.