Continuano le proteste dei caschi bianchi romani, sul continuato impiego in servizi definiti “di facciata”, di piantonamento all’esterno dei campi nomadi. In una dura nota, del Coordinamento Romano, l’ UGL Polizia Locale, richiama dati allarmanti su quali siano le reali condizioni di vita, all’interno dei campi. “Nonostante le nostre ripetute proteste, continuiamo ad assistere al quotidiano impiego delle già esigue risorse del Corpo (5350 agenti su 8300 previsti), in inutili servizi di piantonamento nei campi nomadi romani”
Dichiara Marco Milani, Coordinatore Romano UGL PL. “Questi insediamenti, che vedono un’altissima percentuale di persone con precedenti penali al loro interno, possono essere anche per il futuro considerate, vere e proprie fabbriche di criminalità. Basti pensare che nel solo campo nomadi di Castel Romano, su circa 350 bambini tra I 6 ed I 16 anni presenti, a frequentare regolarmente la scuola dell’obbligo, sono soltanto in 8. Situazione che, oltre a rubare l’infanzia, le speranze d’integrazione e le aspettative di vita a bambini in condizione disagiata, prepara di fatto intere nuove generazioni a vivere di espedienti, trasformandosi in una vera e propria fabbrica di illegalità”. Dichiarazioni destinate a far discutere, sia in considerazione delle non dissimili statistiche degli altri campi, sia per la vacuità degli sforzi del Comune di Roma, che da oltre un decennio spende ogni anno 2.500.000 euro per il servizio degli scuolabus, destinati a viaggiare semivuoti.
Invece, nel campo nomadi di via Salone su 238 bambini, di età compresa tra i 6 e i 16 anni sono solo venti a frequentare regolarmente la scuola; a via Salviati su 115 bambini sono in 25, a Candone su 217 sono in 27.