L’associazione “Medici per l’ambiente” di Frosinone ha inviato una lettera al Sindaco Ottaviani in merito alla moratoria per impianti a biomasse per la produzione di energia ed impianti di trattamento e smaltimento RSU nel Comune di Frosinone:
Ill.mo Sig. Sindaco,
in occasione del Convegno “Rischi per la salute nella Valle del Sacco”, che si svolse
ad Anagni il 18 Marzo 2017, Le indirizzammo una proposta d’intervento per
l’amministrazione comunale di Frosinone volta a costituire una moratoria sulla
collocazione di nuovi impianti di trattamento e smaltimento dei RSU nel suo
territorio, inclusi gli impianti per la produzione di energia da biomasse.
Proposta che oggi reiteriamo alla luce di nuovi insediamenti di impianti a biomasse
nel territorio del Comune di Frosinone.
Riteniamo, infatti, che gli impatti ambientali conseguenti all’esercizio di tale
tipologia di impianti industriali non siano sostenibili per le seguenti ragioni:
1 – Criticità delle matrici ambientali aria, acqua e suolo
La DGR 536/2016 che ha disposto la nuova classificazione dei comuni del Lazio per
il Piano di Risanamento della Qualità dell’Aria, ha confermato l’inserimento del
Comune di Frosinone nella Zona A, Classe 1, come conseguenza dei superamenti dei
livelli di inquinanti in atmosfera censiti dall’ARPA Lazio, in particolare PM10 e PM
2.5, ma anche NO2 e C6H6; ne consegue che ogni ulteriore attività industriale che
produca notevoli quantità di emissioni, come appunto gli impianti anzidetti, è
incompatibile con lo stato della matrice aria.
L’Associazione Medici di Famiglia di Frosinone, ha in più occasioni sottolineato e
dimostrato i gravissimi rischi ai quali è sottoposta la popolazione per le patologie
legate a questa tipologia d’inquinamento ambientale.
I danni già conclamati rischiano di essere irreversibili e di minare per un lunghissimo
tempo lo stato di salute dell’intera collettività frusinate.
Il nuovo Piano di Tutela delle Acque Regionali ed il Piano di Gestione delle Acque
dell’Autorità di Bacino Liri-Garigliano, e non ultime le recenti relazioni dell’ARPA
Lazio che hanno certificato il ripetersi del superamento dei livelli di
esaciclocloroesano, cianuro, arsenico, COD, metalli pesanti,altri pesticidi nel fiume
Sacco, hanno indicato come la qualità dell’intero bacino idrografico del Sacco è allo
stato di scarso o pessimo nella scala di qualità prevista dal TU Ambiente e dalla
Direttiva UE 2000/60, in particolare la situazione ambientale dei fiumi Sacco e Cosa
è gravemente compromessa.
Le relazioni allegate a detti Piani hanno altresì evidenziato come i problemi derivino
ancora dalla mancata o insufficiente depurazione in particolare dei reflui di origine
industriale, i quali si riversano nel fiume Sacco senza alcuna precauzione. La
presenza di ulteriori insediamenti industriali per il trattamento dei rifiuti che per le
loro caratteristiche e cicli produttivi utilizzano grandi quantità di risorse idriche e
producono reflui di notevole entità, non è più sostenibile in relazione allo stato delle
acque superficiali come innanzi rappresentato.
La recente nuova perimetrazione del SIN Sito Interesse Nazionale per la bonifica,
Bacino del fiume Sacco, ha definito l’esistenza di una diffusa e persistente
contaminazione dei suoli, bisognevole dell’intervento dello Stato per la bonifica ed il
risanamento.
Gravare i suoli con ulteriori ed invasivi interventi può compromettere il già lento e
faticoso iter delle bonifiche, rischiando di vanificarne gli esiti.
2 – Stato di salute della popolazione
Negli ultimi anni si sono moltiplicati i segnali e gli allarmi sui rischi riguardanti lo
stato di salute della popolazione residente nella Valle del Sacco.
Ora è una certezza, sancita da numerosissimi studi epidemiologici: la contaminazione
delle matrici ambientali ha avuto e sta avendo ricadute pesantissime sulla salute dei
cittadini.
L’aumento della patologie direttamente connesse all’inquinamento ambientale è
conclamato. I rischi per la salute dei residenti in aree limitrofe ad impianti di
trattamento e smaltimento di rifiuti, sono stati puntualmente indicati ed elencati dal
rapporto ERAS del Dip.Epidemiologico della Regione Lazio, che ha censito
l’aumento di malattie croniche o invalidanti.
Per il SIN Bacino del Fiume Sacco basta citare il rapporto SENTIERI dell’Istituto
Superiore di Sanità che ha accertato l’aumento di patologie e mortalità “per tutte le
cause” nella popolazione residente all’interno del perimetro dello stesso SIN.
Per un mero principio di precauzione e prevenzione, è del tutto sconsigliabile
apportare altri gravami e rischi alla salute della popolazione, che invece si
concretizzerebbero anche con l’esercizio di nuovi impianti a biomasse per la
produzione di energia e di impianti di trattamento dei rifiuti in un territirio proibitivo
come il nostro.
Nella scala degli interessi generali disegnata dalla Carta Costituzionale, quanto
contenuto nell’Art.41 costituisce una priorità ineludibile nel contesto ambientale della
Valle del Sacco.
3 – Economia circolare, riciclo dei rifiuti, produzione di energia
Riteniamo che l’amministrazione comunale debba dare un segno concreto che
indirizzi investimenti ed attività verso l’economia circolare ed il riciclo virtuoso dei
rifiuti differenziati.
La questione che ci preoccupa, infatti, riguarda la frazione dei RSU indifferenziati ed
in particolare il rischio che per sopperire al deficit impiantistico dell’area di Roma, il
territorio della Valle del Sacco sia ancora una volta bersaglio e soggetto passivo
dell’ignavia ed inattività di altri.
In questo senso, un chiaro ed inequivocabile segnale delle intenzioni
dell’amministrazione regionale è dato la proposta di modifica della Legge Regionale
n.27/98, recentemente presentata al Consiglio Regionale, e che prevede un ATO
Unico Regionale all’interno del quale i rifiuti indifferenziati potranno circolare
liberamente, in violazione dei principi nazionali e comunitari di autosufficienza e
prossimità.
Ancor più desta preoccupazione il proliferare indiscriminato di impianti a biomasse
per la produzione di energia. Impianti incentivati, ma altamente inquinanti per la
dismissione in atmosfera delle famigerate polveri sottili, prodotte dalla combustione
di biomasse, le più variegate, come non correttamente concesso dalla legge di
stabilità del 2015. Tutto reso ancora più grave dall’assenza di una normativa regionale
che non limita e non regola la possibilità di istituire tale impianti con effetti
devastanti sull’aria. In netta e plateale contraddizione, con quanto previsto rispetto i
focolai domestici, che trovano giusto divieto, causa la pessima qualità della nostra
aria, ma che di certo hanno un potere emissivo di polveri sottili di gran lunga
inferiore e non paragonabile alle ingenti quantità delle stesse emesse da un impianto
a biomasse.
*
Proposta e richiesta di moratoria sugli impianti a biomasse per la produzione di
energia e sugli impianti per il trattamento e smaltimento RSU indifferenziati
Nell’ambito dei procedimenti urbanistici l’amministrazione comunale deve indicare
le norme di gestione ed uso del territorio tenendo conto delle condizioni ambientali e
delle esigenze della popolazione, come previsto dalla normativa di settore.
Pertanto, è possibile predisporre una variante al vigente PRG del Comune di
Frosinone che contenga una serie di disposizioni per definire una moratoria ovvero
un divieto per la collocazione di nuovi impianti di trattamento e smaltimento dei
RSU, in particolare della frazione indifferenziata, nonché degli impianti industriali di
compostaggio per la produzione di energia, biogas o biometano, ed ancora impianti
per la produzione di energia da biomasse;
di seguito l’elenco sintetico delle tipologie suddette:
-impianti di smaltimento e discariche di RSU o altra tipologia di rifiuto conseguente
al trattamento dei rifiuti indifferenziati;
-impianti di trattamento delle frazioni di RSU indifferenziati, quali TMB, impianti
per la produzione di combustibile da rifiuti, impianti di termovalorizzazione ed
inceneritori per la produzione di energia;
-impianti di compostaggio industriali per la produzione di biogas, biometano o per la
produzione di energia;
-impianti per la produzione di energia da biomasse.
Da tali divieti vanno, ovviamente, esclusi gli impianti votati al recupero e riciclo delle
frazioni differenziate dei rifiuti, nonché tutti gli impianti a servizio del fabbisogno
della comunità, calcolato in base alla produzione annua di rifiuti nel Comune di
Frosinone ed all’entità delle frazioni degli stessi, con l’intento di indirizzare il
territorio verso l’autosufficienza nel trattamento e gestione dei RSU.
Confidiamo ed auspichiamo che Ella voglia raccogliere e fare propria la proposta di
moratoria come innanzi rappresentata, e proporre al Consiglio Comunale di
Frosinone l’approvazione di un ordine del giorno contenente l’indirizzo e l’impegno
per il Sindaco, la Giunta e gli Uffici Comunali a predisporre una variante al vigente
PRG contenente norme di salvaguardia ambientale ,che vietino la collocazione e
l’esercizio di nuovi impianti per la produzione di energia da biomasse e
trattamento dei rifiuti, ed invece favoriscano la realizzazione di attività votate alla
sostenibilità ambientale ed all’economia circolare.
Con Osservanza
Associazione Medici di Famiglia di Frosinone e Provincia
Il Presidente Il coordinatore
(dott.ssa Marzia Armida) (dott.Giovambattista Martino)