Non dimenticherò mai il primo giorno ad Artena: quella salita ripidissima, il vento e quei vicoli così stretti. Anna ricorda il suo arrivo ad Artena: dieci anni fa, questa ragazza russa ha fatto conoscenza con i muli, con i sanpietrini e con quella ripida lingua d’asfalto che conduce al centro storico d’Artena. E’ arrivata in questo borgo dopo aver conosciuto un giovane artenese, Tonino. “Io e Tonino ci siamo conosciuti nel 2007 in Russia. Lui era lì per lavoro, abbiamo iniziato a frequentarci e alla fine ci siamo fidanzati. L’anno successivo sono venuta in Italia e ora vivo ad Artena con lui e i nostri due bambini, uno di otto e l’altro di tre anni e mezzo”.
Anna Borienko è siberiana, di Novosibirsk, la terza città più grande della Russia, dopo Mosca e Pietroburgo. Una città imponente, fatta di palazzoni sovietici, teatri, università e centri di ricerca scientifica. Uno spazio smisurato e convulso, in continua evoluzione, nel quale è possibile trovare fascino e contraddizioni.
Anna ha salutato una terra immensa, caratterizzata da una natura smisurata e da una Storia estrema che, più di una volta, ha sconvolto e trasformato la Russia. L’amore l’ha portata in Occidente, in Italia, ad Artena. I grandi stradoni di Novosibirsk hanno lasciato il passo a uno spazio più bonario, avvolto nella pietra e contenuto in vicoli, portici e piccole case. Da Piazza Lenin a Piazza della Vittoria, dalla “prospettiva rossa” a Via Maggiore, da una città di un milione e mezzo di abitanti a una che non arriva a ventimila.
“Quelle che oggi sono aspetti normali, dieci anni fa, per me, sono state delle novità. Ora ho fatto l’abitudine ad alcune cose italiane e mi risultano strane quelle russe. In generale, il cambiamento più grande è stato aver lasciato una grande città per una di provincia. Qui sicuramente c’è meno traffico, meno confusione ma anche meno servizi. E su al centro storico mancano negozi, un medico, una farmacia e tanti altri locali. A Novosibirsk lavoravo come ballerina e come insegnante di danza al teatro Globus.
In Russia c’è molta più attenzione e interesse per la cultura. L’arte, il teatro, la letteratura sono aspetti del tempo libero molto importanti per i russi. C’è molta attenzione anche per gli spazi comuni e pubblici, maggior cura per i giardini e soprattutto la manutenzione nelle scuole: difficilmente in Russia troverai cartelli sulle finestre con scritto “non aprire – vetro rotto”.
Spesso, chi si considera abitante autoctono, punta gli occhi su chi non si conosce perché è un corpo estraneo e dunque bisogna indagare, lo si scruta da testa a piedi, cercando di capire se ci sia anche la minima possibilità di risalire al suo albero genealogico. Quando questa possibilità cade, diventa uno sconosciuto, a volte indecifrabile, un forestiero. Ad Artena vengono appellati come forestieri un po’ tutti, occorre semplicemente essere di Roma, figuriamoci se si proviene da un altro paese. E’ proprio lo sguardo del cosiddetto forestiero che, invece, deve interessare perché offre un’inquadratura differente sul proprio paese. L’inquadratura di Anna su Artena riesce a prendere anche quello che, a volte, si da per scontato:
Ho avuto modo di notare che qui la gente è più gentile, intendo qui ad Artena e in Italia in genere. Se stai male, se cadi per strada, se ti è successo qualcosa, ti aiutano, chiedono di te. In Russia non è che non succede ma molti ti ignorano. Qui in Italia c’è un’assistenza maggiore a chi ha di meno, in Russia manca questo sostegno e il divario tra chi ha tanto e chi ha poco è molto più profondo. La bellezza di Artena mi ha stupita, il suo centro storico mi ha affascinato, ora è casa mia e mi domando: Perché è in queste condizioni? Perché mancano tante cose? Nonostante questo, è proprio la bellezza è che ti trattiene qui.