I militari dei Comandi Provinciali della Guardia di Finanza e dell’Arma dei Carabinieri di Roma stanno eseguendo un decreto di sequestro di beni emesso dal locale Tribunale – Sezione Misure di Prevenzione, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia capitolina, avente ad oggetto quattro società di capitali, per un valore complessivo di circa 7,5 milioni di euro.
L’intervento si inquadra nella nota operazione “BABYLONIA”, le cui indagini, eseguite dal Reparto Operativo – Nucleo Investigativo Carabinieri di Roma ed affiancate da mirati accertamenti patrimoniali da parte della Guardia di Finanza, nei confronti di due sodalizi criminali con base a Roma e Monterotondo (RM), lo scorso mese di giugno 2017, avevano condotto all’esecuzione di 23 ordinanze di custodia cautelare, emesse dal GIP presso il Tribunale di Roma, su richiesta della locale D.D.A., nei confronti di altrettante persone, ritenute responsabili, a vario titolo, di appartenere a due distinte associazioni per delinquere
dedite all’estorsione, all’usura, al riciclaggio, al reimpiego di denaro e beni di provenienza illecita, al fraudolento trasferimento di beni e valori, con l’aggravante del cosiddetto metodo mafioso, al vertice delle quali vi erano gli arrestati VITAGLIANO Gaetano, SCANZANI Andrea e CELLAMARE Giuseppe (quest’ultimo defunto).
In quel contesto, oltre ai destinatari della misura cautelare, erano stati indagati a piede libero altri 26 soggetti, tra cui un notaio, tre commercialisti e alcuni infedeli dipendenti di banca. Inoltre, sussistendo una netta sproporzione tra i redditi dichiarati e le ricchezze accumulate dai capi dell’organizzazione, la Procura della Repubblica di Roma aveva richiesto ed ottenuto l’applicazione di una misura di prevenzione patrimoniale, a carico dei nominati VITAGLIANO, SCANZANI e CELLAMARE, riguardante beni per un valore di circa 280 milioni di Euro, tra cui 46 esercizi commerciali (bar, ristoranti, pizzerie e sale slot), 262 immobili, 222 rapporti finanziari/bancari, 32 auto/moto, 54 società e 24 quote societarie.
Oggetto di sequestro erano stati anche gli storici bar “Mizzica!” di via Catanzaro e Piazza Acilia, acquisiti dal gruppo VITAGLIANO, il locale della movida romana “Macao” di via del Gazometro e la nota catena di bar “Babylon Cafe”, dalla quale l’indagine ha preso il nome, oggi in amministrazione giudiziaria.
In tale contesto gli investigatori del GICO del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Roma e del Reparto Operativo – Nucleo Investigativo dei Carabinieri capitolino, sulla scorta di ulteriori elementi investigativi nel frattempo acquisiti, integrati da mirati
accertamenti economico–finanziari, rilevavano la riconducibilità ai proposti di altre 4 società di capitali: la CAFFE’ TIBURTINA S.r.l., la NETTUNENSE S.r.l. e la QUINDICI S.r.l.s., attive nel settore di “bar e altri esercizi simili senza cucina” e la BIOVALLEY S.r.l., esercente l’attività di “società di partecipazione (holding)”, quest’ultima intestataria di ben 13 unità immobiliari nella provincia di Como.
In particolare, emergeva che una serie di presunti “prestanome”, già individuati nella prima fase di indagine, in assenza di redditi lecitamente dichiarati (alcuni, peraltro, con la qualifica di meri dipendenti, assunti con contratti part-time ovvero già collegati ai proposti), avevano acquisito partecipazioni societarie – anche del valore di alcuni milioni di euro – e costituito bar e ristoranti.
Parallelamente, veniva accertato come la holding oggi sequestrata – apparentemente in assenza di adeguata copertura economica, considerati gli scarsi redditi dichiarati al Fisco – non solo acquisisse partecipazioni societarie, anche in questo caso di valore milionario, ma risultasse anche destinataria di anomali “finanziamenti soci” per circa 4,5 milioni di euro, ritenuti di origine ignota e verosimilmente illecita.
Le attività di sequestro sono in corso di esecuzione a Roma e provincia, a Terni, nonché nelle province di Como e L’Aquila.